Recensioni in breve. IL GRANDE RITRATTO di Dino BUZZATI

“Senti?”, domandò Ermanno Ismani.
“Sì, sì, mi pareva.”
Di là del bianco muro, infatti, ad ascoltare attentamente, veniva una specie di brusio, vasto e profondo eppure appena percettibile, simile all'impalpabile rumore che fanno le formiche quando si rompe la cupola della loro casa e glli insetti sgorgano dalle crepe a centinaia correndo sulle macerie come pazzi. […] Una specie di vita ferveva dunque nel chiuso della segreta rocca, apparentemente addormentata. [Il grande ritratto, Dino Buzzati, Mondadori, p. 80]

Chissà se Buzzati ha mai sognato che un giorno sarebbe stato annoverato tra i primi scrittori di fantascienza italiana.
Di certo c'è che buona parte della critica, una volta scoperta l'identità che si celava dietro Il grande ritratto (scritto sotto pseudonimo per partecipare a un concorso letterario indetto da “Oggi”), non ha sofferto molto nel classificare il romanzo come uno dei peggiori dello scrittore milanese anche per la sua relazione con la fantascienza, all'epoca considerata un filone poverello della letteratura.

Ora, c'è da dire che, personalmente, ho sempre preferito il Buzzati dei racconti a quello dei romanzi. Trovo che sia uno di quegli autori che rendeva il meglio di sé proprio nella forma breve, dove le inquietudini, le ansie, le infinite attese assumono una forza che nei romanzi sono costrette a diluirsi, a sgocciolare tra le pagine.

Non è esente da questo “vizio di forma” anche Il grande ritratto, suo ultimo romanzo, che ha come protagonista un misterioso cervello elettronico dalle dimensioni di una piccola cittadella. Attorno a questa macchina che assume ben presto le caratteristiche di una creatura vivente vera e propria, vengono radunati illustri scienziati e le rispettive consorti, senza che venga loro rivelato il significato di un apparato tanto gigantesco quanto segreto.
Sul gruppo di civili chiamati a rapportarsi alla macchina grava la presenza di un'amica comune: Laura.
Laura è morta da tempo, eppure la sua presenza è intensa, quasi palpabile. Il suo spirito sembra viaggiare tra le onde radio emanate dalle antenne sensibilissime della macchina mastodontica. E si tratta di uno spirito inquieto, intrappolato e progressivamente furioso, potenzialmente letale.

Quello che Buzzati porta in scena con Il grande ritratto è uno dei primi romanzi sulle IA, allora ai loro primitivi esordi.

Una IA, la sua, non del tutto meccanica, non del tutto umana e che si ritrova incatenata al suolo, viva e morta, sottoposta a continui stimoli e desiderosa di un corpo che non possiede, che non ha mai posseduto.


Nel momento in cui al lettore viene palesata la reale identità del cervello elettronico viene contemporaneamente a mostrarsi l'orrore che comporta la sua vita-non-vita. Quello de Il grande ritratto è un cervello trappola, dal quale non è possibile sfuggire e nel quale i sentimenti, le emozioni, le passioni risultano centuplicati in una impossibile tensione all'azione. In un desiderio irrealizzabile di corporeità.

Un orrore, questo, che ritroveremo anni più tardi in Non ho bocca e devo urlare, riconosciuto capolavoro di Harlan Ellison, dove una macchina super pensante finisce per impazzire e sviluppare la follia di un dio imprigionato, condannando l'umanità intera a orrori indicibili che solo in parte compenseranno l'orrore della propria condizione.

Dimenticato in fretta rispetto a opere più compiute, certo più note, Il grande ritratto racchiude in sé molti dei temi tipicamente buzzatiani e lo fa mescolando la fisica alla metafisica, anticipando molte delle Intelligenze artificiali che seguiranno, in letteratura come nel cinema, e nelle quali la dicotomia tra natura e artificialità, tra esistenza meccanica e pura vita condurrà verso soluzioni diverse ma sempre pregne di un dilemma etico di fondo di difficile soluzione.

Non un capolavoro, magari, ma una storia che vale la pena leggere.

7 commenti

  1. Per ora ho un'abissale ignoranza su Buzzati - ho letto solo Il Deserto dei Tartari e il Poema a Fumetti - ma questo tuo articolo mi ha interessato moltissimo. Apprezzo la fantascienza, anche se non ne sono un così gran lettore, e ho apprezzato molto ciò che ho letto di Buzzati, così ho preso l'e-book proprio ora, terminato di leggere il tuo articolo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guarda, la sua è una fantascienza molto tesa alla controparte metafisica, che è un po' il motivo ricorrente di Buzzati. Spero che il romanzo ti piaccia, anche se, come detto, è un'opera che soffre molto nella prima parte e sarebbe stata perfetta come racconto. Se posso consigliarti, è proprio nei racconti che Buzzati dava il meglio di sé. Paura alla Scala è un ottimo titolo da mettere in wishlist.

      Elimina
  2. Grazie della segnalazione.
    Di Buzzati sto recuperando e leggendo tutti i racconti, non conoscevo questo romanzo di SF che cercherò di recuperare quanto prima!
    C.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Prego. Come dicevo non è la sua opera migliore (sebbene io l'abbia apprezzata molto), ma sicuramente ha i suoi punti di interesse. Io poi Buzzati lo adoro come scrittore di racconti. Ti consiglio anche Poema a Fumetti, se non l'hai già letto :)

      Elimina
  3. Ciao ma questo spazio virtuale è fantastico complimenti :-) sono diventata una tua follower e da oggi inizierò a seguirti anche io, se ti va di conoscermi io sono Il salotto del gatto libraio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Sonia, grazie! Io ti seguo già da un bel po', anche se non mi paleso mai <3

      Elimina
  4. Comprato per caso in una piccola libreria, l'ho trovato straordinario! Ora mi leggo l'altro romanzo che citi della AI che impazzisce, grazie del consiglio :)

    RispondiElimina

I commenti sono ciò di cui un blog si ciba.

Perché il tuo commento sia pubblicato ricorda di mantenere un tono civile e di rimanere in topic rispetto all'argomento del post, e mi raccomando: non inserire dati sensibili come email o altro.

Prima di essere pubblicati tutti i commenti sono sottoposti a moderazione.

Grazie