Vittoriana. DONNE GUERRIERE. LE AMAZZONI DEL DAHOMEY

Amazzone statua
Amazzone ferita - Musei capitolini


La mitologia assegna alle Amazzoni il ruolo di spietate donne guerriere; creature che usavano senza timore arco e frecce e si lanciavano in battaglia pronte a colpire la Morte stessa, se necessario.

Non c'è da stupirsi, del resto, della connotazione fortemente negativa che gli storici greci attribuivano alle Amazzoni. In una società rigidamente maschile, dove la donna era relegata a ruoli marginali e incentrati sulla cura della casa e della prole  - peraltro subordinando le azioni alle decisioni del capo famiglia - l'idea che, al di là dei confini, esistesse una comunità retta esclusivamente da donne doveva apparire come il massimo della barbarie.

Eppure, il fascino suscitato dalla loro leggenda ha superato i secoli tanto che, in tempi recenti, Amazzoni sono state chiamate chiamate le donne dell'esercito più eccentrico della storia: le Mino del Dahomey.


Amazzoni del Dahomey
Mino del Dahomey - fonte wikisource

A differenza delle mitiche donne guerriere le Mino [“nostre madri”, nella lingua ufficiale del regno, il Fon], non rappresentavano un aggregato spontaneo di individui bensì una realtà nata sotto la spinta di esigenze istituzionali.

Costituitesi all'inizio come corpo di guardia personale del re del Dahomey (attuale Benin), le Mino andarono ben presto a formare un autentico esercito regolare che, nel momento di massimo potere del regno, giunse a contare 6.000 unità tra guerriere armate di machete, fucili e cannoni.

Mino Benin

Come si arrivò, agli inizi del 1800, alla formazione di un esercito prettamente femminile è ancora argomento di dibattito.

Per alcuni giocò un ruolo importante la tratta degli schiavi, che portò il regno del Dahomey a un'esuberanza di donne, con il loro conseguente impiego nei ranghi militari.
Secondo altri, invece, il nucleo originario delle Mino è rappresentato dalle gbeto, cacciatrici di elefanti che, per il loro coraggio, vengono reputate dal re Houegbadja adatte al ruolo di guardia del corpo.

Ma sarà solo con il re Gezo, quasi due secoli più tardi, che le gbeto passeranno da guardia personale del re a corpo militare, incaricato degli assalti promossi contro i regni vicini per l'acquisizione di schiavi, il cui commercio costituiva la principale fonte di ricchezza del Dahomey.

Le regole di ingaggio delle Mino erano molto varie.


Spesso si entrava a far parte del corpo di guardia per scelta, per quella che era vista come la via più breve per ottenere un nuovo status, nel quale si era riconosciute pari se non superiori agli uomini. Assimilabile ai dignitari di corte, le Mino erano sovente ammesse al consiglio del regno e interpellate per questioni di politica estera.

Ma è innegabile che, per quante donne scegliessero la dura vita militare, fatta di prove al limite della sopravvivenza che segnavano indelebilmente la psiche, ce ne erano altrettante che venivano destinate a quella vita da altri. Non era raro che nei ranghi si trovassero le mogli del re ritenute inadatte a condividerne il letto – spesso perché sterili -  o le donne considerate ingestibili dai rispettivi padri e mariti, che finivano per liberarsene cedendole all'esercito. Né mancavano le prigioniere di guerra, il più delle volte ragazzine di otto, dieci anni, che si trovavano davanti due sole alternative: la milizia o la morte

Amazzoni del Dahomey
una Nyekplohento, tra le più temute nel corpo a corpo


L'addestramento delle Mino, che tanto impressionò gli esploratori e i missionari occidentali, era crudele e intenso, volto a rendere le future donne guerriero insensibili al dolore e alla fatica, assolutamente prive di empatia e sensibilità.
Un vero e proprio noviziato spartano, che si chiudeva con una settimana da passare nella savana, munite solo di un machete e di una manciata di viveri.

L'adattabilità, lo spirito di sopravvivenza, la resistenza erano le doti più importanti per una Mino, il cui coraggio in battaglia stupirà e terrorizzerà i soldati francesi durante le due guerre Franco – Dahomey del 1890.


Le Mino erano considerate a tutti gli effetti spose del re e, per questo motivo, tenute a rispettare rigidamente il nubilato. Vergini guerriere finché non esaurivano il compito che era stato loro affidato, dispensavano la morte non soltanto in battaglia o durante le esecuzioni pubbliche, ma anche attraverso il semplice contatto fisico o visivo.

Uno dei pochi nomi rimasto nella storia di questo corpo armato al femminile è quello di Seh-Dong-Hong-Beh. 
Di lei si sa poco, ma quel poco è sufficiente a capire quanto le Mino incutessero terrore nei loro oppositori.
Nel 1851 Seh-Dong-Hong-Beh guidò l'assalto alla fortezza di Abeokuta, con lo scopo di ottenere nuovi schiavi da destinare alla tratta con i paesi occidentali.

Seh-Dong-Hong-Beh

 
Quel singolo assalto la rende leggendaria. Il modo in cui viene rappresentata nelle litografie dell'epoca sembra rispondere a molte domande: lo sguardo fermo, la mascella contratta. Il moschetto imbracciato con la destra e tra le dita della sinistra la testa mozzata di un nemico sconfitto. 
Seh-Dong-Hong-Beh ha il portamento di un generale in battaglia, impassibile alle sorti di chi prova a resisterle.

Eppure, nonostante l'indubbio coraggio e la forza, le Mino non furono in grado di proteggere il regno quando, sul finire dell'800, le due guerre con i francesi decretarono la caduta del Dahomey che divenne protettorato francese.
L'esercito, che all'epoca contava sei reggimenti suddivisi tra gbeto, fucilieri (gulohento), arcieri (gohento), assaltatori (Nyekplohento), e cannonieri (Agbarya), venne smantellato e le Mino costrette a tornare a un ruolo che, per le più, rappresentò la perdita di identità. 



Non più Amazzoni indomabili ma donne comuni, impiegate nei compiti quotidiani di cura familiare. Non più vergini intoccabili ma subordinate alla comunità e al volere dei propri familiari. 

Come i reduci delle successive guerre mondiali, a seguito dello smantellamento del proprio corpo armato e per gli effetti dell'addestramento subito, molte delle Mino congedate soffrirono di disturbi da stress post traumatico. Altre mantennero fieramente il proprio status, rifiutando il matrimonio e vivendo da sole per il resto della vita.

L'ultima Amazzone del Dahomey, Nawi, è morta nel 1979. Aveva 100 anni.

1 commento

  1. Immaggino la paura dei soldati francesi durante la guerra, per loro doveva essere qualcosa di doppiamente terrorizzante.

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