Una generosa calvizie, baffi curati, occhiali che nascondono uno sguardo sfuggente.
Dennis Rader ha l'aria dimessa di un uomo come tanti, un cittadino che fa il suo dovere. Padre affettuoso, marito partecipe. I suoi vicini non hanno nulla di cui lamentarsi. Certo, magari prende il suo lavoro di tutore del decoro urbano un po' troppo seriamente. Certo, qualcuno ha l'impressione che si diverta ad abbattere cani e gatti randagi, o a misurare con il metro l'altezza dell'erba del prato, mentre il padrone di casa se ne sta lì impalato e non sa dove mettere le mani, e aspetta, aspetta, aspetta che il verdetto sul suo giardino venga pronunciato.
 |
Dennis Rader - BTK |
Dennis Rader, classe 1945. Un uomo comune. Una linea piatta su un monitor. Sessant'anni vissuti nel più completo anonimato. Trenta dei quali passati in una tranquilla cittadina del Kansas. Proprio quel Kansas. Lo stato dei girasoli, dei cicloni alla mago di Oz.
E di BTK, lo strangolatore di Wichita.
Uno dei serial killer più elusivi del XX secolo.
Bind, Torture and Kill. Lega, tortura, ammazza. È un acronimo quasi adolescenziale quello che Rader sceglie per il suo alter ego omicida. Il bondage è il suo fetish. Spesso si fotografa in pose che ricalcano copertine pulp mentre indossa grottesche maschere da donna. Di tanto in tanto cattura qualche animale. E immagina. La sua fantasia è un festino di nodi e garrote, di corde e manette.
Commette il suo primo delitto a ventinove anni.
Dennis è stato appena licenziato e ha un sacco di tempo libero. Troppo tempo libero.
Un giorno, mentre accompagna sua moglie al lavoro, si imbatte in una scena familiare: una madre che rientra a casa con i figli. Qualcosa, nella figura di Julie Otero lo affascina. Ancora di più è la bambina, Josephine, undici anni appena, ad aizzare le sue chimere di dominio e sottomissione.
Quel primo incontro, assolutamente casuale, segna la condanna della famiglia Otero. Da quel momento, Dennis sa che è solo questione di tempo. Le sue fantasie stanno per diventare qualcosa di più concreto che semplici masturbazioni mentali.
Si apposta, studia la casa. Si organizza.
Alla fine, decide di entrare in azione.
È il 15 gennaio 1974. Gli Otero stanno facendo colazione. I tre figli più grandi sono già usciti. Il più piccolo della famiglia, Joseph Jr., nove anni, viene mandato fuori per buttare la spazzatura. Quando rientra non è solo: un uomo lo tiene sotto il tiro di una pistola.
“Sono un ricercato. Sono evaso. Ho bisogno di soldi. Non vi farò del male”, è la scusa che Rader imbastisce mentre penetra in casa. Tiene sotto scacco gli adulti puntando la pistola in faccia ai bambini. Si dimostra collaborativo e ragionevole, perfino premuroso quando si tratta di legarli. Non vuole ucciderli, ripete, ma solo prendere l'occorrente per la fuga. Ordina all'uomo di stendersi. Lo immobilizza.
Neutralizzato il capo famiglia, tocca a tutti gli altri.
I corpi verranno ritrovati dai tre figli, di ritorno da scuola.
L'omicidio multiplo degli Otero segna l'ingresso di BTK negli annali dei profiler criminali. BTK è un chiacchierone, alla Jack lo Squartatore: ama sentirsi al centro dell'attenzione. Rader è come un uovo in un paniere, BTK no. Lascia tracce scritte dei suoi crimini. Quando i detective imboccano una falsa pista, concentrandosi su alcuni mitomani, scrive alla tv locale rivendicando con puntiglio l'omicidio Otero in ogni minimo dettaglio.
 |
Le vittime |
In un arco di tempo che va dal 1974 al 1991, Rader ucciderà un totale di dieci persone, tutte donne fatta eccezione per Joseph Otero e suo figlio, con lunghi lassi di quiescenza da un minimo di tre a un massimo di cinque anni tra un delitto e l'altro.
Kathryn Bright, Shirley Vian, Nancy Fox, Marine Hedge, Vicky Wegerle, Dolores Davis. Tutte strangolate eccetto la Bright, pugnalata a morte.
In nessuno dei casi, pur essendo molto forte la componente sessuale degli omicidi, si ravvisano segni di stupro sulle vittime.
In due occasioni, le vittime collaterali riescono a sfuggirgli: il fratello della Bright, pur ferito al volto da alcuni colpi di pistola, e i tre figli della Vian, rinchiusi in bagno, salvati dal suono assillante del telefono.
Rader è un serial killer organizzato ma non troppo meticoloso. Nei suoi piani criminali c'è sempre qualcosa che sfugge e più volte le vittime designate si salvano per puro caso.
Di tutti i delitti, commessi o soltanto progettati, Rader stila un accurato reportage in un diario che, anni dopo, sarà d'aiuto a investigatori, accusanti e profiler per tracciare la personalità di quest'uomo dall'aspetto modesto, senza qualità apparenti se non quelle che ci si aspetterebbe da un buon padre di famiglia. Un vicino perfetto dalla personalità omicida che verrà finalmente intercettato e consegnato alla giustizia solo nel 2005. Quattordici anni dopo il suo ultimo delitto.
Incastrato da un floppy disk.
Nella mente del serial killer - recensione
Alla lunga caccia a BTK è dedicato Nella mente del serial killer, true crime scritto da John Douglas e pubblicato in Italia per Edizioni Clandestine.
Strutturato in tre parti: la caccia a BTK, il suo arresto e un'intervista esclusiva, l'opera è una indagine speleologica nella mente di un criminale seriale.
Ciò che caratterizza BTK, rispetto ad altri serial killer, è indubbiamente la sua capacità di entrare in stasi, come una sorta di IT del Kansas. Rader è stato in grado di frenare le sue pulsioni omicide anche per periodi di tempo molto lunghi, ricorrendo a palliativi come il self-bondage e la scrittura ossessiva dei suoi crimini.
Se la prima parte del libro è una sorta di versione ridotta di Mindhunter, con numerosi stralci della vita personale di Douglas e dei momenti in cui questa si è venuta a incrociare con BTK, sono gli altri due blocchi dell'opera a rappresentare un elemento di interesse per chiunque si interessi di psicologia criminale.
Attraverso l'esame approfondito dei diari di Rader e l'intervista a quest'ultimo, al lettore viene concesso un punto di osservazione privilegiato nella mente di un criminale seriale. Al tempo stesso, l'opera offre spunti interessanti per quanto riguarda la vittimologia e lo studio delle relazioni che si vengono a creare tra vittima e aggressore.
Dal taglio spiccatamente giornalistico, sebbene abbia trovato alcuni passaggi forse un po' troppo autocelebrativi, quella di Douglas è un'opera che permette di entrare in quel labirinto di sangue che è la mente di un serial killer.
Qui la replica dello scrittore
L'unica cosa più patetica di un serial killer, è un serial killer che invecchia, pensai. [Nella mente del serial killer, John Douglas, Johnny Dodd, trad. di M. Draghi, Edizioni Clandestine, 2008, p. 182]
Ciao! Sono appena tornato a bloggare ed avevo nostalgia dei vecchi contatti
RispondiEliminaCiao Nick! Settembre è il mese ideale per riprendere a bloggare :)
Elimina