Ice Age is coming - PELLEGRINI DEL SOLE di Jenni FAGAN

“ora è il turno della Terra. Ne ha avuto abbastanza di tutte le nostre cazzate [...] Se le ossa umane fossero un biscotto della fortuna, sai che cosa ci sarebbe scritto nel biglietto che c'è dentro? 'Siamo marci fino al midollo, stupidi coglioni buoni solo per essere sterminati, sì, solo per essere sterminati” [Jenni Fagan, Pellegrini del sole, trad. di O. Ellero, Carbonio Editore, 2017]

Le rare volte in cui mi viene proposto un libro da recensire mi sento assalire dallo scrupolo.
La domanda che mi faccio sempre, prima di accettare, è: e se poi non dovesse piacermi?

Ora, diciamo subito che a me Jenni Fagan piace, sebbene la nostra sia una conoscenza piuttosto superficiale. Ma se vi dico che Panopticon, il suo romanzo di esordio, è una bomba voi dovreste darmi retta, perché si tratta davvero un romanzo che sa ciò che vuole e lo dice senza giri di parole. È un'altalena emotiva che oscilla tra Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino e Trainspotting. E se non ne ho parlato sul blog è solo perché non rientra tra i generi d'elezione di Letture. 
Il che, me ne rendo conto, è un po' un limite. 
Ma - che volete farci? - io senza limiti finisco per strabordare. Come adesso.



Così, quando l'ufficio stampa della Carbonio mi ha contattata chiedendomi se volessi leggere e recensire una delle loro uscite, la mia scelta è caduta proprio sulla Fagan e sui suoi Pellegrini del sole [tit. or. The Sunlight Pilgrims]. Un po' per dribblare gli scrupoli di cui sopra, un po' perché il blog ci va a nozze con un romanzo che parla di fine del mondo.

Una fine del mondo in chiave ecologista, da #fridayforfuture, che pesca a piene mani dalle inquietudini contemporanee e dalle previsioni tutt'altro che rosee per il nostro prossimo futuro.

In Pellegrini del sole la Fagan ci mette davanti al fatto compiuto, mentre l'umanità intera si trova alle prese con una nuova, incombente era glaciale
Tra inquinamento progressivo, sfruttamento esagerato delle risorse e orsi polari pelle e ossa che si trascinano su un pack sempre più sottile, la Terra ha deciso di prendersi la sua rivincita. Che l'umanità si fotta. Chi sopravviverà (si accettano scommesse su una nuova specie di scarafaggi mutanti), sarà il nuovo re indiscusso del creato.
Nel frattempo, beccatevi la più lunga, intensa, incredibile ondata di freddo dai tempi dell'uomo di Similaun.

Ad affrontare l'inizio dell'inevitabile fine troviamo tre personaggi principali
  • Dylan, enorme e barbuto ex proprietario di un cinema d'essai di Londra, che scopre di aver ricevuto in eredità da sua madre un camper scassato in un camping nella ridente Scozia; 
  • Constance, esperta survivalista che dà un paio di piste a Bear Grylls mentre si prepara all'apocalisse imminente;
  • Stella, figlia di Constance, ragazzina con un pesante problema di bullismo alle spalle e che la gente del posto – di quel camping nella ridente Scozia in cui anche loro hanno piantato le tende – disprezza in silenzio un po' per la storia che si porta dietro, un po' per via della madre.
Va a finire che Dylan, arrivato al camping per riscattare la sua nuova casa su ruote, si innamori di Constance e decida di restare. Anche perché muoversi è diventato impossibile, e l'unica cosa sensata da fare sembrerebbe abbattere tutti gli alberi nel raggio di chilometri, accumulando legna per quello che, molto probabilmente, sarà l'ultimo inverno della specie umana.

A questo, che è un po' il cuore della storia, si aggiunge il contorno offerto da relazioni parentali sgangherate, divinità azteche e apparizioni fantasmagoriche. E cotte adolescenziali. E triangoli amorosi. E gin distillato in cantina. E vitelli macellati sotto lo sguardo attento nonché disgustato di un dodicenne.

E i famigerati pellegrini del sole.



Ora, per quanto riguarda questi ultimi va chiarito che, sebbene appaiano nel titolo, non sono davvero niente più che un elemento di contorno. I pellegrini del sole sono in parte leggenda e in parte speranza e, come tali, restano sospesi in un vortice di incertezza e inconsistenza. 
La loro esistenza non è determinante né centrale al romanzo, che prosegue per percorsi propri, ramificandosi in una serie di sottotrame che si dipanano in rigagnoli lungo la storia dei tre protagonisti.

E questo è, dal mio punto di vista, il difetto principale di Pellegrini del sole. 
La Fagan apre tante porte (il bullismo di ragazzi e adulti rapportato alla realtà transgender, l'incesto, la stregoneria, il diavolo, la fine del mondo, i miti antichi, i rapporti familiari, la morte) ma poi dimentica di chiuderne almeno un paio che, signora mia, in questo romanzo, con tutti questi spifferi, si gela.
Le sottotrame si accatastano l'una sull'altra, come fiocchi di neve durante una nevicata colossale, togliendo forza alla trama centrale. In alcuni casi sembrano nulla più di meri elementi decorativi, pupazzi di neve disseminati su un giardino. Uno è grazioso. Due originali. Tre possono avere un loro perché. Ma bisogna anche sapere dove fermarsi. 

L'idea di ambientare la storia di una piccola famiglia disfunzionale nel mezzo di una terribile glaciazione poteva rendere molto, così come la relazione tra Dylan e Stella e quella tra Stella e il suo mondo che va cristallizzandosi, se solo la Fagan avesse scelto di focalizzarsi su questi aspetti, sviluppandoli, eviscerandoli invece di lasciarli in sospeso, come esili puntali di ghiaccio sui rami di un pino.

A un certo punto, in effetti, non sapevo più dove l'autrice mi stesse portando, e alla fine l'impressione che ne ho ricavata è che, in realtà, non volesse portarmi da nessuna parte. Che la storia si fosse  semplicemente congelata sotto i miei occhi, senza che me ne accorgessi.

Forse, penso, era uno degli obiettivi dell'autrice. Questa progressiva morte della narrazione che procede di pari passo con la morte della specie umana.

E inevitabilmente mi ritrovo a fare paragoni con un altro romanzo che parla di estinzioni umane. Anche in L'ultima spiaggia di Nevil Shute il destino dei  - pochi - superstiti è segnato. Ma se la loro è una rassegnazione rabbiosa, piena di pathos e dolore qui, al contrario, c'è quasi un'accettazione passiva dell'ineluttabilità del fato, tanto che persino una donna proattiva come Constance, alla fine, ne risulta annichilita. E il finale, per quanto perfetto nella sua sinteticità, non ha saputo del tutto liberarmi da un senso di insoddisfazione al termine della lettura.

Lettura che, d'altro canto, si è dimostrata non priva di elementi di interesse.

Tra i punti di forza del romanzo, infatti, vanno segnalati lo stile e la capacità dell'autrice di entrare in empatia con i suoi personaggi adolescenti.

Lo stile, come già in Panopticon, è trascinante e vivo, a tratti caotico; è una narrazione vorticosa che cattura il lettore e lo assorbe, merito anche di una traduzione che si adegua al registro dell'autrice e al suo stile, impedendo al lettore di incappare in quei fastidiosi dossi che fanno sobbalzare la macchina della lettura e ti costringono a una sosta d'emergenza che spezza il racconto.

Inoltre la Fagan si riconferma in possesso dell'indubbio dono di raccontare l'adolescenza con una lucidità che manca in altri autori. Stella è un personaggio complesso e "rotondo", forse meno incisivo di Anais (la protagonista del suo romanzo di esordio) ma abbastanza consistente da meritare il ruolo di principale interprete di questa apocalisse post-moderna. E, del resto, è principalmente attraverso i suoi occhi di ragazzina alle prese con le rogne della pubertà (nel suo caso una pubertà piuttosto complicata), che assistiamo allo stravolgimento della Terra. Il loro è un doppio cambiamento, una metamorfosi che risulta per entrambe sconvolgente, terrificante.
Un mutamento che segna una fine e che racchiude in sé il bocciolo di un nuovo inizio.
Sebbene congelato sotto strati di neve.

"Sai come mi sento, mamma? Come se la neve stesse per ricoprire il mondo intero, perfino le piramidi, perfino le spiagge e gli aeroporti deserti e i grandi scheletri delle montagne russe in quei parchi di divertimento vuoti dove nessuno va più da secoli." [op. cit.]

Si ringrazia la Carbonio editore per la copia offerta.

Nessun commento

I commenti sono ciò di cui un blog si ciba.

Perché il tuo commento sia pubblicato ricorda di mantenere un tono civile e di rimanere in topic rispetto all'argomento del post, e mi raccomando: non inserire dati sensibili come email o altro.

Prima di essere pubblicati tutti i commenti sono sottoposti a moderazione.

Grazie