MATA HARI: il ritratto della spia

Mata Hari biografia


In questo che sarà un post spezzato, prima della chiusura ferragostana del blog, continuiamo a parlare di Mata Hari dopo la recensione fatta alla sua biografia scritta da Sam Waagenaar [recensione che potete leggere QUI]

Chi era Mata Hari? E perché finì legata a quel palo, nel poligono di Vicennes, il 15 ottobre 1917?

Si è scritto molto su di lei. Spesso si sono date per vere autentiche menzogne. Lei stessa, come dimostrano le interviste rilasciate ai quotidiani di mezza Europa, si divertiva a mescolare la realtà con la finzione. Atteggiamento che può aver contribuito, in parte, ad alimentarne la leggenda.

Fu un agente segreto al soldo dei tedeschi o, come emerse dal processo, la vittima di una serie di fraintendimenti?

Per la scrittura di questo articolo ho scelto di basarmi sull'opera di Waagenaar, che ritengo ben documentata, e che ha un punto di vista ben marcato nel dichiarare l'assoluta innocenza dell'artista.

Forse non sapremo mai quale fu la vera storia di Mata Hari.
Per quanto mi riguarda, quella che segue ne è una buona approssimazione. 

Mata Hari biografia

L'infanzia

Donna dal fascino leggendario, Mata Hari nasce a Leeuwarden, una piccola città della Frisia, il 7 agosto 1876 in una famiglia della medio borghesia. Dopo alcuni investimenti fortunati il padre, che possiede un negozio di cappelli molto rinomato, si ritrova a essere uno tra gli uomini più ricchi della città.
Sin da piccola Margaretha Geertruida Zelle – il suo vero nome – dimostra una fervida immaginazione. Le piace stupire le compagne di gioco con abiti insoliti ed eccentrici, e racconta spesso storie fantastiche sui suoi genitori, spacciati per baroni.

Nel 1889 arriva il tracollo finanziario per la famiglia Zelle. Due anni dopo la bancarotta paterna, la madre di Margaretha muore. Mentre suo padre e due dei suoi tre fratelli si trasferiscono ad Amsterdam lei, rimasta sola, viene accolta nella casa del suo padrino a Leida. Per un po' Margaretha frequenta una scuola per maestre d'asilo, ma uno scandalo con il preside dell'istituto la costringe ad abbandonare gli studi e a lasciare Leida per l'Aia. Dove sviluppa – dice Waagenaar – l'amore per le divise.

Mata Hari biografia

Un matrimonio infelice

Perdutamente romantica, Margaretha conosce il suo futuro marito grazie a un annuncio pubblicato per gioco su un giornale. È il 1895, lei non ha ancora compiuto venti anni. Il suo spasimante, Rudolph MacLeod, è un ufficiale in licenza di trentotto anni, buona parte dei quali vissuti nelle Indie orientali olandesi.

Dopo una fitta corrispondenza, i due si incontrano per la prima volta al Rijksmuseum di Amsterdam. Tre mesi e mezzo dopo quell'incontro si sposano, ma il matrimonio non è dei più felici. Abituato all'aspra vita militare, Rudolph è l'opposto di Margaretha: tanto lei è espansiva e gioviale, quanto lui è chiuso e legnoso.

Il 30 gennaio 1897 nasce il primo figlio della coppia, Norman John. Il maggio successivo, scaduta la licenza di Rudolph, la famiglia parte per le Indie orientali a bordo della Princess Amalia. I MacLeod abitano all'inizio a Ambarawa, nel cuore di Giava, per poi trasferirsi a Toempoeng, sulla costa, dove è presente una ricca comunità olandese. Qui, il 2 maggio 1898, nasce la figlia di Mata Hari, Jeanne Louise, che i genitori chiameranno per tutta la vita Non, abbreviazione della parola malese nonah, bambina.

Gli screzi e le differenze di carattere nella coppia si fanno sempre più evidenti. Rudolph, promosso comandante della guarnigione, viene trasferito a Medan, Margaretha lo segue pochi mesi dopo con i bambini. E lì, il 27 giugno 1899, il figlio di appena due anni e mezzo muore avvelenato. Non, avvelenata anch'essa, si salva per miracolo [la figlia di Mata Hari, che non ebbe mai rapporti con la madre anche grazie all'ostracismo del padre, morirà nel sonno per un'emorragia cerebrale a soli 21 anni nel 1919].

La morte del bambino, al quale entrambi i genitori erano molto legati, getta una pietra tombale sul matrimonio. Seguono altri trasferimenti finché, il 2 ottobre 1900, Rudolph rassegna le dimissioni. La coppia va a vivere in un villaggio di montagna, ma Margaretha si dimostra insofferente verso una vita che sembra non volerle dare più nulla e preme sul marito perché tornino in patria. È il 1902 quando i MacLeod finalmente tornano in Olanda. Ad agosto si separano. Non va a vivere con il padre, che rifiuta di versare gli alimenti a sua moglie.

Senza denaro e senza più famiglia, Margaretha non riesce a trovare lavoro. Ha l'impressione che l'Olanda la respinga mentre la voce ammaliante di Parigi sembra chiamarla con tutte le sue forze. Decide di partire alla volta della Francia.

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L'occhio del giorno sorge su Parigi


Dopo una prima, deludente esperienza parigina passata a posare come modella, Margaretha torna in Francia una seconda volta. È il 1904 e Mata Hari sta per sorgere dalle ceneri di Lady MacLeod.

“avevo mezzo franco in tasca e sono andata dritta al Grand Hotel”

Per qualche tempo lavora presso la scuola di equitazione di Monsieur Moliere, ed è proprio quest'ultimo a suggerirle di provare con la danza. È qui che entrano in gioco gli anni passati nelle Indie orientali olandesi.

Mata Hari, che per il momento è ancora solo Lady MacLeod, debutta nel salotto di Madame Kiréevsky come danzatrice orientale durante una serata di beneficenza. Qui incontra Monsieur Guimet. Guimet, che aveva fatto costruire un museo (il Museo dell'Arte Orientale in Place d'Iena) per ospitare la sua collezione privata, le propone di danzare per i suoi amici in una delle sale del museo. Ma per rendere più esotica l'esperienza, Lady MacLeod deve orientalizzarsi del tutto, anche nel nome. Che viene mutato in Mata Hari, “occhio del giorno” in lingua malese.

È il 13 marzo 1905. Una parte del museo è stata sistemata per l'occasione, trasformata in un tempio indiano con tanto di candele e uno Shiva Nataraja a quattro braccia posto al centro del palco. Mata Hari fa il suo lento ingresso sulla scena. Non è sola. L'accompagnano quattro ragazze vestite in castissime toghe nere. E nel contrasto con queste ultime, l'abbigliamento della star della serata la fa spiccare come Venere all'imbrunire.

Lo spettacolo è un successo. I giornali traboccano di lodi per la danzatrice venuta dall'oriente che balla senza veli; i migliori salotti di Parigi – tra i quali quello del barone Henri de Rothschild – e i teatri se la contendono. Uomini e donne della buona società dell'epoca le mandano biglietti. Persino Puccini le scrive con ammirazione. I giornali fanno a gara per intervistarla. E nelle interviste Mata Hari ritrova il piacere di un tempo, quello per l'invenzione.

Mata Hari biografia

Le molte vite di Mata Hari


Mata Hari reinventa più volte il suo passato nelle interviste concesse ai quotidiani di mezza Europa. Di volta in volta cambia qualche dettaglio sulle sue origini in una confusione che, invece di creare scandalo, ne amplifica la leggenda e l'esotismo.

Si dichiara nata a Giava, vissuta per anni in un mondo completamente diverso da quello occidentale così vanesio e superficiale. Un mondo fatto di piccoli piaceri, dove la danza ha un ruolo sacro che gli europei possono a stento intuire. Ad altri rivela di essere inglese, e di essere penetrata con il rischio della vita nei templi indù per carpire i segreti delle danze bramine. Ad altri ancora assicura di essere indiana, perché lo era sua nonna.

Mescolando fatti veri ad autentiche fantasie, Mata Hari racconta, inventa e si ricrea giorno dopo giorno, come se le domande che le vengono poste fossero concime per la sua fervida immaginazione.

Nel frattempo, sente di poter avere qualcosa di più. Grazie a quello che sarà il suo avvocato durante il processo per spionaggio, Mata Hari incontra Gabriel Astruc che diventa suo manager e le trova le prime, importanti scritture. Dopo aver danzato nel teatro Olympia, Mata Hari parte alla volta della Spagna e in breve l'Europa si trasforma nel suo palcoscenico.

Mata Hari biografia

Una “donna internazionale”


Dopo le danze audaci è arrivato il momento dei teatri “seri”. Mata Hari balla una prima volta all'Opera di Montecarlo nel 1906 in Le Roi de Lahore di Massenet e il suo modo di danzare affascina e convince anche senza l'effetto shock dello spogliarello finale. Vi tornerà una seconda volta nel 1910 per interpretare Cleopatra nell'Antar di Chekri-Ganem, uno scrittore franco-algerino.

È poi la volta della Scala di Milano, dove Mata Hari danza due volte, nello spettacolo d'apertura della stagione e il 4 gennaio 1912, dove interpreta Venere per il balletto Bacco e Gambrinus musicato da Marenco. È poi il turno di Roma, dove si trasforma nella Salomé di Wilde per uno spettacolo privato offerto dal principe di San Faustino a palazzo Barberini. Secondo gli appunti di Waagenaar (contestati da Sciascia) danza anche al Trianon di Palermo per due settimane, fino al 15 settembre 1913.

Mata Hari viaggia molto e si circonda di molti amanti; dopo i successi nel Principato e a Vienna ballare non è più una necessità per sbarcare il lunario, ma uno stile di vita e un modo per tenere in vita il suo personaggio.

[continua]

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