BAMBINI, RAGNI E ALTRI PREDATORI di Eraldo BALDINI

Io non ci vivrei mai quaggiù, pensò Paolo. Si affoga nel silenzio di spazi aperti e vuoti, e gli occhi non incontrano niente che non sia il profilo di una casa lontana, di una quercia solitaria e perduta. [La solitudine di Medusa, in Bambini, ragni e altri predatori, Eraldo Baldini, Einaudi, 2017, p. 48]

Quando ho cominciato a scrivere queste poche righe di critica-da-blog su Bambini, ragni e altri predatori di Eraldo Baldini (Einaudi) mi sono fermata a chiedermi se davvero servissero recensioni come queste. Per opere come queste.
Opere che sono state ingerite, metabolizzate e risputate così tante volte che basta sentirsi fortunato su Google per poterne leggere, e decidere se valga la pena o meno trascorrerci del tempo insieme.

E se alla fine la risposta è stata affermativa – altrimenti oggi non vi ritrovereste a leggere questo post – non posso dire di aver risolto davvero il problema.

Chissà perché, poi, quando in Italia si avverte l'odore di un autore-bravo-che-scrive-horror la critica tiri fuori dal cilindro dei paragoni il sempre vispo Stephen King. Non solo prolifico autore di romanzi, ma anche tra i più citati su bandelle e fascette di mezzo mondo.

Capisco che il paragone faccia bene al marketing. Che il lettore medio passerà davanti all'autore italiano di genere turandosi il naso, se non debitamente spronato o allettato con una carota di un certo peso. 
Ma, dal mio punto di vista, si tratta di un'associazione che finisce per sminuire le peculiarità di entrambi gli scrittori.

Prendiamo Eraldo Baldini, che il nome di King se lo ritrova nella quarta di copertina di Bambini, ragni e altri predatori.
Che cosa è a legare i due autori se non la capacità di raccontare una storia (in questo caso, storie di genere horror e noir)?

Eraldo Baldini nasce inizialmente come antropologo e saggista.
Un background, questo, che si percepisce chiaro e forte in Bambini, ragni e altri predatori. Lì dove King è prettamente uno scrittore che si è fatto le ossa nel pulp, qui abbiamo uno scrittore che racconta la sua terra. Le sue idiosincrasie. Le atmosfere, il territorio e la gente.

Che sia Pianura Padana o costa romagnola, sfogliando le pagine di Bambini, ragni e altri predatori si sente l'aria dell'Adriatico e quella opprimente delle campagne bordate dalla nebbia. Dove basta mettere un piede in fallo per ritrovarsi ad annaspare tra la fanghiglia che ti trascina sempre più giù. Finché alto e basso si confondono. E non c'è più un fondo da toccare.

Se proprio dobbiamo trovare un alter ego di Baldini, allora citiamo Arthur Machen. Nelle storie che entrambi raccontano, è la natura la protagonista
Una natura che plasma chi le sta intorno e da questi viene plasmata a sua volta, in un'alternanza senza soluzione di continuità.

È anche una scrittura estremamente divertita perché, nonostante si tratti di racconti che lasciano nel lettore un generale senso di desolazione opprimente, Baldini a scrivere si diverte. Lo fa con la consapevolezza di chi è stato ad ascoltare più volte i racconti dei vecchi contadini e ne ha assimilato il linguaggio, il modo di narrare.

Leggere le storie contenute in Bambini, ragni e altri predatori è come stare seduto nel cucinotto della nonna, davanti al braciere, con lei che sferruzza e ti racconta di quella volta che scomparvero tre bambini dal paese, vicino alla casa dell'ex podestà fucilato dai partigiani, o della croce smangiata dal tempo che si vede nei giorni di sole e che nessuno deve toccare, pena una tremenda rovina per l'intero paese. Di quel tipo di città che diede fuoco alla casa per qualche ragnetto, o di quando la Gestapo arrivò come la peste a straziare chi già era straziato.

Non è solo l'ambientazione a rendere questa raccolta gotico rurale; non lo sono solo le leggende che si mescolano alla quotidianità. È tutto l'insieme che fa di Bambini, ragni e altri predatori l'antologia perfetta per chi vuole approcciarsi a questo genere di letteratura.

Se ora mi mettessi a parlare dei singoli racconti dovrei scorporare questa recensione in quattro post. Quello che posso dire, come sempre accade nelle raccolte, è che ci sono racconti che mi hanno convinta di più, altri meno.

Che generalmente ho apprezzato meglio le storie brevi, nelle quali Baldini riesce a rendere il paesaggio con decisione, perché il paesaggio è il padrone indiscusso delle storie raccolte e senza di esso queste funzionerebbero a metà.

Che "Il ragno", "Pesca Grossa" e "Nebbia grigia, Galline nere" sono forse i racconti più deliziosamente grotteschi che mi sia capitato di leggere negli ultimi tempi, mentre "La solitudine di Medusa" mi ha colpita per il modo in cui l'autore riesce a inserire con naturalezza il mito all'interno di una cornice dolorosa come quella della guerra, vista attraverso gli occhi di una bambina che sconta la duplice colpa di essere nata quando tutti muoiono e di essere figlia di un fascista.

Che Baldini sa raccontare il mare, ne riconosce gli odori e le sfumature.

Che se proprio dobbiamo trovargli un difetto, è l'intrusione all'interno del contesto di un racconto che, pur molto bello, crea come una specie di singhiozzo nella continuità della raccolta.

Ma si tratta di impressioni, personalismi. Che ad andare troppo a fondo sfocerebbero nello spoiler senza speranza.
E allora l'unica cosa che posso suggerirvi di fare, se siete arrivati a leggere fino a qui, è di recuperare questa antologia e leggerla senza cercare paragoni con.
Comunque vada, ve lo assicuro, sarà una bella scoperta.

Il fiume era comunque uno dei nostri luoghi preferiti, era il nostro regno segreto e in parte sconosciuto. Perché ci andavamo sì spessissimo, ma sempre con l'impressione di addentrarci in un territorio non familiare, in cui tutto era possibile.
[E poi c'era l'Uomo occhi marci, in op. cit. , p. 142]

1 commento

  1. Anni fa ho interistato il buon Eraldo Baldini che si è dimostrato molto gentile ed appassionato del suo lavoro. Il genere da lui creato viene definito "Gotico Rurale" e sfrutta il folklore regionalistico italiano,dopo di lui sono arrivati altri autori come Danilo Arona che, in maniera indipendente, hanno sviluppato questa tendenza.

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