SCRIVERE È UN MESTIERE PERICOLOSO. PRIMA PARTE: SCRITTORI CHE SCOMPAIONO

Museo di Ferrante Imperato

A me i gabinetti delle curiosità (le graziose wunderkammer stipate di strane bestie sotto alcool) piacciono. E piacciono un bel po'.
Ora, pensavo, perché non tentare di allestire qui, sul blog, una wunderkammer letteraria?

Benvenuti, dunque, a questo piccolo serraglio di curiosità e al primo di cinque appuntamenti sulla pericolosità del mestiere di scrittore. Che magari state valutando se intraprendere o meno il viaggio nel disturbante mondo dell'editoria, e una guida potrebbe esservi utile.
Guida che, comunque, non sarò io a fornirvi.
Ché in giro, diciamolo, già si trovano begli articoli su cosa devono o non devono fare gli aspiranti scrittori: strumenti di scrittura, consigli, vademecum... Ma io, che da quel lato non sono davvero in grado di consigliarvi nulla (tranne, forse, di leggere On Writing di King), ho deciso di parlarvi di altro e, nello specifico, di quanto faccia male essere uno scrittore. Caso mai ci ripensaste.

In questo primo padiglione, o tendone che dir si voglia, parleremo dunque degli scrittori che, ad un certo punto della loro esistenza, svaniscono nel nulla.
Lasciandosi dietro nient'altro che una traccia di inchiostro su carta.



SOLOMON NORTHRUP (1807 - 1857?)
A voler fare gli Hitchcock della situazione, il titolo giusto per la storia Solomon Northup sarebbe “L'uomo che scomparve due volte”.
La prima sparizione, quella che gli darà il materiale per la sua unica opera rientrante nel filone della letteratura della schiavitù, avviene nel 1841. Northup ha trentatré anni, una famiglia, la passione per il violino e il desiderio di ottenere dalla vita qualcosa di più che una fattoria e un campo da coltivare. Figlio di una donna libera e di uno schiavo liberato, Solomon è anche uno dei primi afro-americani nati liberi in America.
Nell'aprile del 1841 Northup si trova a Saratoga Springs dove incontra due uomini, Merrill e Russell, che come il Gatto e la Volpe di collodiana memoria lo allettano con la promessa di un ingaggio come musicista in un circo a New York. Solomon accetta e, confidando che si tratti di un viaggio breve, non avvisa la moglie. Dopo la prima tappa a New York, a dire il vero abbastanza deludente, i due lo convincono a seguirli a Washington e lì lo drogarono, lo bastonano e lo vendono per seicentocinquanta dollari a H. Birch, mercante di schiavi, spacciandolo per uno schiavo fuggiasco della Georgia.
Da questo momento in poi Solomon vivrà in catene per ben dodici anni. Tornerà libero solo grazie all'aiuto di un carpentiere, al quale racconta la sua storia, e all'intervento del figlio del vecchio padrone di suo padre.
Da quell'esperienza nascerà Twelve Years a Slave (Dodici anni schiavo), autobiografia che divenne un bestseller nel nordest e che avvicinò Northup alla causa abolizionista.
Dopo la pubblicazione delle sue memorie Solomon cominciò a girare gli Stati del nord, tenendo conferenze sulla schiavitù, finché nel 1857 scompare ancora, di nuovo inghiottito dalla vasta, abissale America.
C'è chi ha, negli anni, avanzato l'ipotesi che Northup sia stato rapito e ucciso proprio per il suo impegno nella causa abolizionista e per quell'unico, coraggioso e impudente libro.


AMBROSE BIERCE (1842 – 1914?)
Non venne mai più trovata nessuna traccia di lui.” [A. Bierce, Una gara interrotta in Tutti i racconti, traduzione di Sara Brambilla, Fanucci, p. 204, 2013]
Singolare storia quella di Ambrose Bierce, autore i cui racconti, spesso, parlano di uomini che svaniscono nel nulla mentre attraversano un campo coltivato, o di intere famiglie che scompaiono l'istante dopo aver varcato la soglia di casa.
Soprannominato bitter per il suo sarcasmo pungente, Bierce è stato uno tra i maggiori e migliori scrittori di fantastico americano, precursore del genere grottesco.
Black humor e satira si infiltrano nei suoi racconti, animati da una tetraggine vittoriana, riuscendo a suscitare anche nei lettori più scafati un brivido per le conclusioni del tutto imprevedibili e sconvolgenti delle sue storie. Tra le sue opere più note, va sicuramente ricordato il Dizionario del Diavolo, vero e proprio compendio cinico della società statunitense del periodo.
Non solo scrittore ma anche giornalista dalla penna affilata, tanto da essere costretto ad andare in giro armato, è proprio in veste di giornalista che, nel 1913, Bierce si reca in Messico per documentare la guerra civile allora in corso tra Emiliano Zapata e Pancho Villa. Di lui si perdono le tracce l'11 gennaio del 1914, subito dopo la battaglia di Ojinaga.
Sulla sua morte circolano tre versioni. La prima lo vuole fucilato, dopo un diverbio, dagli uomini di Villa che lo ritenevano una spia. La seconda, vittima delle ferite riportate in battaglia. La terza, ancora, parla di un uomo ormai vecchio e infastidito dalla vita al punto da decidere di suicidarsi.
E tuttavia, per quanto la prima ipotesi sia solleticante, considerato il carattere affatto accomodante di Bierce, il mistero che ne circonda la morte è la chiusa migliore per la sua storia di autore e personaggio.




ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY (1900 – 1944)
Scrittore che ha raggiunto una fama mondiale grazie a Il piccolo principe, racconto per ragazzi e opera più tradotta al mondo, Antoine de Saint-Exupéry era sia scrittore che aviatore. E di aviazione scrisse a più riprese nei suoi racconti.
Durante la Seconda Guerra mondiale de Saint-Exupéry si arruola prima nell'ALA (Armée de l'air) e, in seguito all'armistizio, nelle FAFL (Forces aériennes françaises libres).
Il 31 luglio 1944, durante un volo di ricognizione al largo delle Île de Riou, Saint-Exupéry scompare. Di lui non si sa più nulla fino al 2004, quando vengono rinvenuti i resti del suo P-38, e tuttavia il ritrovamento non dissolve i dubbi sulla sua morte tanto che anche per lo scrittore francese, come per Bierce, si continua a parlare di suicidio.
Ogni ipotesi suicidiaria viene però fugata quattro anni più tardi, nel marzo 2008, quando un ex pilota della Luftwaffe, Horst Rippert, confessa finalmente di essere stato lui ad abbattere, nella notte del 31 luglio, l'aereo del francese.
Del quale era, tra l'altro, un fervido ammiratore.



BARBARA NEWHALL FOLLETT (1914 – 1939?)
Barbara Newhall Follett scrive il suo primo romanzo, The House Without Windows, a soli dodici anni. Bambina prodigio, due anni più tardi dà alle stampe The Voyage of the Norman D, romanzo che suscita il plauso della critica e che sembra schiudere, davanti alla giovanissima scrittrice, un futuro più che roseo.
Le cose, però, vanno diversamente e, in seguito all'aggravarsi della crisi economica, la Follett lascia la letteratura per lavorare come segretaria finché, a venti anni, sposa Nickerson Rogers trasferendosi con lui a Brookline, nel Massachussetts.
La coppia, in apparenza felice, comincia a vacillare già durante i primi anni. La Follett sospetta il marito di infedeltà e l'infelicità coniugale la fa scivolare lentamente nella depressione.
L'ultimo a vederla è proprio suo marito. È il 7 dicembre 1939. A detta di Rogers, a seguito di un litigio riguardante le sue presunte infedeltà Barbara avrebbe lasciato la sua abitazione con nient'altro che 30 dollari in borsa. Tuttavia passano due settimane prima che si decida a denunciarne la scomparsa, e altri quattro mesi prima che ne faccia pubblicare l'avviso sui quotidiani locali. 
E poiché nella denuncia Barbara era stata registrata con il cognome da coniugata, della sua sparizione i media nazionali ne seppero solo nel 1966.
Nonostante i sospetti della madre di Barbara sul genero, Rogers non venne mai indagato.
Da scrittrice prodigio a nome in uno schedario della polizia.
Ad oggi la sorte della Follett rimane un mistero.



AGATHA CHRISTIE (1890 - 1976)
Chissà che già non lo sappiate, ma anche la regina del giallo fu, per quasi due settimane, protagonista di un giallo (che, a voler far paragoni azzardati, ricorderebbe a tratti Gone girl).
Siamo nel 1926. Se alla Christie le cose vanno bene dal punto di vista professionale, non altrettanto si può dire per la sua vita privata: prima le muore la madre, alla quale era legatissima e, poco dopo, scopre che suo marito, Archibald, la tradisce con una donna incontrata giocando a golf.
Amareggiata, la Christie scompare la notte del 3 dicembre.

c to mentalfloss

La sua auto, o quel che ne resta, viene ritrovata in fondo a un dirupo il giorno dopo, ma di lei ancora nessuna traccia. Archibald comincia a sudare freddo perché la scomparsa della moglie, autrice già abbastanza nota in patria, lo mette in una condizione sgradevole, potenzialmente esplosiva se dovesse saltare fuori la sua relazione extraconiugale.
Ma proprio mentre qualcuno già comincia a scavare nel privato di Archibald, il giallo si conclude con un lieto fine: la Christie viene ritrovata in un albergo di Harrogate dove si è registrata con il nome di Teresa Neele. Né albergo né pseudonimo sono casuali: il primo è il luogo che Archie aveva scelto per passare con la sua amante un weekend; il secondo è proprio il cognome della donna.
Il ritorno a casa non è però dei migliori, e mentre i coniugi portano avanti le pratiche del divorzio, ai giornalisti viene rifilata la storia di un'amnesia: la Christie sarebbe uscita di casa senza sapere chi fosse e, pur leggendo gli articoli che parlavano della sua scomparsa, non si sarebbe riconosciuta nelle foto pubblicate. Una versione p l a u s i b i l i s s i m a
Certo.

[se volete saperne di più, vi consiglio Agatha Christie e il mistero della sua scomparsa di Jared Cade, Giulio Perrone editore]

Spero l'articolo vi sia piaciuto.
Il box commenti aspetta le vostre impressioni.

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3 commenti

  1. Davvero molto interessante: è il genere di storie misteriose che mi piace leggere. Tra l'altro mi è venuta voglia di leggere alcuni dei romanzi (come quelli della Follett) che non conoscevo...

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  2. Ciao Fede, davvero molto interessante questo post! Non sapevo di queste sparizioni, soprattutto quella della Christie, perciò sarò felice di leggere anche le prossime puntate! ^_^

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  3. Non sapevo di Agatha Christie, e pensavo che Solomon Northup fosse morto pacificamente di vecchiaia nel suo letto (ho creduto al film, povera illusa!).
    Sapevo invece di Antoine de Saint-Exupéry, la notizia infatti è di qualche anno fa e ricordo di averla sentita proprio un giorno in cui andai in libreria e vidi una bellissima edizione del Piccolo principe.
    Bel post, aspetto il seguito :)

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