I suoi modi erano melliflui, insinuanti, formalmente educati ma provocanti, di una salace indecenza
ritratto di Ewers di Martha Dodd, da Richard Mills, "Cavern of the Soul", in Nyctalops 10, così come riportato da Pietro Guarriello, in Hanns Heinz Ewers. Il mago del terrore, Hypnos anno III vol 5
Tralasciamo
per questo sabato la black list della scrittura per dedicarci a un
autentico black
writer; un
autore che, se non fosse stato per certe sue discutibili scelte
politiche, oggi troneggerebbe senza problemi nell'empireo dei mostri
sacri del fantastico, assieme a Poe, Lovecraft, C.A.S. e Co.
O forse
no.
Perché
ciò che è certo è che Hanns
Heinz Ewers
non fu mai un uomo facile: un sorriso sardonico perennemente stampato
in faccia, edonista, curioso osservatore della realtà e incessante
sperimentatore di quanto la vita aveva da offrirgli, che fossero
droghe o rituali voodoo, Ewers fu un autore degli eccessi, di opere di una sensualità straripante e maligna, velenosa come una droga.
Ma
ecco che vi vedo, con la classica espressione da Don Abbondio, a
fissare nel vuoto domandandovi: «H.H.Ewers!
Chi era costui?»
Vediamo
allora di colmare la lacuna.
Figlio
dello spirito della sua epoca,
Heinz Ewers
nasce a Düsseldorf
il 3 novembre 1871. Se il padre, Henry, pittore di corte e scultore
gli trasmette di certo il gusto per una certa estetica, è alla
madre, Maria, scrittrice e traduttrice, appassionata delle leggende e
del folklore teutonici, che Ewers deve molto, sia per quanto riguarda
la formazione della sua vena fantastica che per quanto concerne la
fascinazione che da sempre eserciteranno su di lui materie quali
occultismo ed esoterismo.
Ragazzo
precoce, animato da una febbrile fame di vita, l'influenza e forse il
tentativo di primeggiare con Heine, poeta nativo della sua stessa
città, lo porta ben presto a ricercare nella composizione poetica
una prima forma d'espressione. Le sue poesie adolescenziali hanno
come tema la mitologia, gli eroi del passato e l'amore.
Quest'ultimo, declinato via via nelle sue forme più mature della
sensualità, della passione e dell'erotismo, sarà una costante della
sua intera attività letteraria che, spesso, esplorerà
l'indissolubile e dissoluto connubio di Amore e Morte, con la
creazione di personaggi femminili altamente seducenti quanto letali.
Un certo
culto nazionalista, oltre al desiderio costante di non negarsi alcuna
esperienza, lo spingerà a tentare la carriera militare. E così a
venti anni, subito dopo il diploma, si arruola. Ma la sua vita
nell'esercito durerà appena quarantaquattro giorni, finché non
verrà riformato per miopia.
Tornato
a casa, su consiglio della madre e probabilmente spinto da una certa
suggestione emulativa, si iscrive a giurisprudenza.
A causa della
condotta licenziosa e dell'insofferenza nei confronti di un sistema
di regole eccessivamente rigido, Ewers viene espulso dall'università
di Berlino ed è costretto a trasferirsi a Bonn. Qui, nonostante
l'irrequietezza, riesce finalmente a laurearsi nel 1894. Ewers
sfrutterà poi l'esperienza universitaria di Bonn come fondale del
suo più famoso lavoro quando, nel 1911, comporrà e darà alle
stampe la sua scandalosa e disturbante Alraune
(Madragola)

Da sempre
appassionato di occultismo e spiritismo, ma non tanto da trascurare
un certo scetticismo di fondo, nel 1895 Ewers partecipa a una seduta
spiritica che fa saltare, innervosito dagli evidenti trucchetti del
presunto spiritista che sfida a duello. Ne segue una contesa legale
che si risolverà solo nel 1897, con la condanna di Ewers alla
reclusione di quattro settimane nella fortezza di Ehrenbreitstein. La
condanna, e la conseguente estromissione dal servizio civile,
comprometteranno duramente la sua carriera nell'avvocatura ma non gli
impediranno di conseguire il dottorato nel 1898, a Lipsia.
Con
il dottorato in tasca, Ewers si trasferisce a Berlino, dove lavora per
un certo periodo di tempo, dedicandosi alla difesa di omosessuali,
anarchici e libertini. Ma la condanna di Wilde per omosessualità lo
disgusterà a tal punto da spingerlo ad abbandonare del tutto la
giustizia, per dedicarsi interamente alla scrittura.
Nel
1901 pubblica la sua prima vera opera adulta: Ein
Fabelbuch (Racconto
di fiabe), opera satirica in versi scritta a quattro mani con Theodor
Etzel che contribuirà ad attirare l'attenzione sul giovane autore.
Nello stesso periodo comincia il sodalizio con Ernst von Wolzogen,
con il quale fonderà un teatro di vaudeville, occupandosi dei testi
degli spettacoli salvo poi sciogliersi dalla società per creare una
propria compagnia.
Al
vaudeville si sovrappongono le sceneggiature teatrali, e l'esperienza
gli tornerà utile quando gli verrà chiesto di adattare per il
cinema, che in quegli anni cominciava a distendere timidamente le
radici, le sue opere più famose.
Di fatto,
Hanns Heinz Ewers può essere considerato tra i padri del
cinema espressionista tedesco; il suo Der Student von Prag
(Lo studente di Praga), considerato il primo film horror della
storia, viene infatti proiettato per la prima volta nel 1913,
anticipando di ben sette anni il più noto Il Gabinetto del dottor
Caligari.
Sempre
nel 1901 si sposa con l'illustratrice Ilna Wunderwald e insieme
viaggiano moltissimo. Il matrimonio entrerà in crisi già nel 1904 e
nel 1912 i due divorzieranno. Al matrimonio con Ilna seguiranno altri
legami, sempre intrattenuti sul filo della non esclusività del
rapporto coniugale.
Dopo il
matrimonio, Ewers e Ilna si trasferiscono a Capri per un anno, dove
vivranno in assoluta libertà, dedicandosi a scrittura e nudismo. A
Capri verranno ambientati alcuni dei suoi racconti fantastici più
noti, tra il quali il bellissimo C.3.3. (Il Ghigno) con
protagonista un disfatto Oscar Wilde.
Il
viaggio come esperienza e atto di libertà sarà al centro di una
intensa attività di reporter; i suoi resoconti lo porteranno a
collaborare per diversi giornali tedeschi, cosa che gli garantirà la
possibilità di muoversi senza dover intaccare le proprie finanze.
È tra
questo periodo e gli anni Trenta che si concentra e condensa l'opera
letteraria di Ewers.
Scrive
numerosi racconti, che spaziano dal fantastico all'orrorifico;
resoconti delle esperienze vissute riguardanti viaggi, droghe
e occultismo; volumi di poesie; opere teatrali; traduce
gli scritti di Villers de l'Isle-Adam e di altri importanti autori;
si dedica a un interessante saggio su Edgar Allan Poe, alla
biografia di Cagliostro e Michelangelo, e a testi di carattere
naturalistico, senza dimenticare le fiabe per bambini.
Assieme
a Ilne e, a seguito del divorzio, da solo, Ewers
viaggia dalla Spagna al Sud America, dalle Indie agli USA.
Qui è costretto a restare a causa del blocco navale mentre la guerra
infuria in Europa ed entra in contatto con Aleister
Crowley
con il quale collaborerà per alcuni articoli.
Negli
USA Ewers si dedica anche alla stesura di articoli di propaganda
tedesca finché, nel 1915, viene accusato di spionaggio e di traffico
di documenti falsi e internato in un campo di prigionia in Georgia,
dal quale ne uscirà solo nel 1920, ormai malato di tubercolosi
Durante
l'internamento scrive Vampir,
ultimo romanzo avente per protagonista Frank
Braun,
suo alter ego che spesso di Ewers ricalca esperienze e vissuto, dando
vita a una strana, affascinante e disturbante commistione fra autore
e personaggio.
Braun
vede la luce nel 1910, con il romanzo Der
Zauberlehrling (L'apprendista
stregone), nel quale si trova, suo malgrado, come artefice di una
religione parossistica e degradante. Nel 1911 è sempre lui a dare
vita ad Alraune
(Madragola), creatura artificiale e perversa, dissoluto essere
androgino dotato di inquietanti poteri psichici, che gode del dolore
e delle sofferenze inflitte agli altri. In Vampir,
infine, Braun, che si trova in America per fare propaganda del
proprio paese proprio come il suo autore, si trasforma in vampiro
inconsapevole, arrivando a consumare lentamente, in una sorta di
climax sessuale, la donna che accetta di offrirsi liberamente a lui.
Sebbene non vi siano prove a riguardo, è abbastanza verosimile che
Vampir sia stato d'ispirazione a Romero per il suo disturbante
Wampyr (Martin).
Tra i tre
il meno riuscito della trilogia, Vampir segna anche il declino
dell'estro artistico di Ewers.
Nel
1922 la pubblicazione di Der
Geisterseher,
tentativo di completare l'omonima novella di Schiller, gli attirerà
addosso le critiche degli ambienti letterari.
Da
quel momento in poi Ewers si dedicherà a saggi e conferenze
(sull'India, sulla Chiesa di Satana), e si
avvicinerà gradualmente al NSDAP, associandovisi apertamente nel
1931
come simpatizzante degli ideali nazionalistici.
Hitler,
lettore entusiasta delle opere di Ewers, gli commissionerà allora la
biografia di Horst Wessel e l'adattamento cinematografico del
romanzo, ma entrambe le opere si dimostrano lontane dalle aspettative
agiografiche del leader nazista,
tanto che il film verrà proiettato con un titolo diverso e
sottoposto a una pesante censura.
Ewers
viene ritenuto persona non gradita; subisce la confisca dei beni e le
sue opere, messe all'indice, verranno pubblicamente bruciate in
piazza.
Perché
questo brusco cambio di rotta? Sebbene fosse entrato a far parte
dell'NSDAP perché affascinato dagli ideali di potenza e
nazionalismo, oltre che, probabilmente, dagli aspetti esoterici che
si concentravano in un tentativo di dar vita a una nuova religione
germanica che fosse fondata sullo spirito di comunione tra gli
appartenenti a una discendenza mitica, convogliando questo spirito
nella figura del leader, Ewers fu sempre contrario sia
all'antisemitismo che alla critica feroce e severa dell'omosessualità
maschile.
Hanns
Heinz Ewers
si distaccò così quasi subito dal nazismo e, negli ultimi anni di
vita, è certo che si adoperò per difendere e per aiutare a lasciare
il paese molti dei suoi conoscenti ebrei.
Nel
1943 pubblica il suo ultimo lavoro: Die
schönsten
Hände
der Welt (Le
mani più belle del mondo), e muore di tubercolosi lo stesso anno.
Il
coinvolgimento con Crowley prima e con il nazismo poi condannerà
severamente Ewers, una damnatio memoriae che porterà alla
quasi totale scomparsa del suo nome dagli annuari del fantastico.
Basta
scorrere il Vegetti,
per rendersi conto di quanto povera sia la bibliografia dell'autore
tradotta da noi. Fino al 2005, anno in cui l'editore La Conchiglia
pubblica I
cuori dei re e altri racconti,
non abbiamo che una manciata di racconti.
Di Mandragola,
l'unica traduzione risale al 1930. Poi, il nulla*.
Una
voragine, questa, che sembra finalmente sul punto di colmarsi.
Il
primo tentativo di riconoscere a Ewers il giusto merito lo fa
MeridianoZero,
che quest'anno ha pubblicato Il
ragno e altri brividi,
un'antologia che racchiude alcuni tra i suoi racconti più
significativi. Si tratta di racconti perturbanti, dove il reale
collide con elementi magici, forme arcane e misteriose, elementi del
sogno della creatura ghignante che è il creatore delle nostre vite,
storie e accidenti
Il
tema ricorrente nelle opere di Ewers, dicevamo, è una
sensualità languida, che miscela sadismo e masochismo e che vede al
centro della sua ragnatela di sottili perversioni la figura seduttiva
e mortale della femme fatale. Così
in Il
ragno,
che apre la raccolta.
Questo,
tra i lavori più noti di Ewers, e tra i più tradotti, racconta la
storia di una misteriosa camera d'albergo dove, ogni venerdì, i suoi
occupanti maschi si suicidano impiccandosi con il cordone della tenda
alla finestra. Uno studente di medicina si offrirà volontario per
scoprire il mistero, godendo di vitto e alloggio gratis, e finirà
per innamorarsi perdutamente della sua dirimpettaia, intrattenendo
con lei un gioco infantile fatto di riflessi e gesti corrisposti,
finché...
In Il
ragno ritroviamo un distillato delle tematiche di Ewers: il mix
letale di amore e morte, la seduzione che sembra non poter
prescindere dal suo lato più crudele e sadico. Una lenta
tortura, nella quale il predatore si trasforma in inconsapevole
preda, accettando volontariamente, con l'orrore di chi riconosce di
non potersi liberare senza sofferenza dal suo carnefice, di
sottomettersi alle sue richieste, per quanto orribili esse possano
essere.
Un tema
che ritroviamo in Il cuore trafitto, dove il protagonista si
trova a profanare una tomba, provocandosi dolorosissime ferite che lo
lasceranno deturpato a vita, solo per soddisfare la richiesta di una
donna che desidera ma che non può avere, per non averla come hanno
già fatto in tanti.
La
donna, come centro immobile di un universo sensuale capace di
provocare la morte o la follia dell'uomo che si avventura alla sua
esplorazione, la si ritrova in La fine di John Hamilton
Llewellyn. Qui la figura femminile è una creatura già morta,
una bella addormentata sigillata in un blocco di ghiaccio della quale
si innamora perdutamente il John della storia, il quale, per
soddisfare un desiderio da necrofilo, si ritroverà mutilato nel
corpo e nello spirito, mentre la splendida donna svanirà in un
ributtante coagulo di carne decomposta e purulenta.
Altra
bella addormentata è la donna di La mummia, racconto che, tra
i tanti, mostra anche la verve sottilmente umoristica e sarcastica di
Ewers. La creatura di questo racconto è una fanciulla frivola e
graziosa, di una bellezza fragile quanto la sua salute, che diverrà,
suo malgrado, oggetto di una truffa dai tratti tanto misteriosi
quanto orrendi.
Una
truffa riproposta, in maniera diversa, in L'ambra al Tribunale
Criminale. Qui per una volta non ci sono donne ma uno strano e
singolare personaggio il cui divertimento consiste nell'inglobare in
perfetti blocchi d'ambra le creature che gli capitano a tiro.
In Due
donne per un uomo, Ewers ferma il punto su quanto l'uomo sia
dipendente dalla donna, una donna che si pone come curatrice e
salvatrice, e di quanto questo spesso non porti alla donna
nient'altro che dolore, indicibili sofferenze e morte.
Donna
materna e mostruosa, fragile e ammaliante insieme è la fanciulla di
Mamaloi, racconto voodoo nel quale Ewers sembra attingere
dalle sue dirette esperienze come viaggiatore e spettatore dei riti
caraibici. Mamaloi è anche, tra i racconti presenti
nell'antologia, il più disturbante sotto diversi aspetti, a
cominciare dall'amoralità del protagonista per arrivare alla
descrizione dettagliata, allucinante e sanguinaria del rituale della
setta voodoo alla quale il protagonista si associa.
Il
ghigno,
affascinante racconto weird che sembra riprendere A
Dream within a Dream di
Poe, chiude idealmente il cerchio sull'immaginario fantastico di
Ewers. Qui, sull'isola di Capri, l'autore immagina di incontrare
Oscar Wilde. Lo scrittore inglese è disfatto dalla lunga, umiliante
prigionia, e racconta a Ewers di come, proprio in prigione, non abbia
finalmente compreso la vera natura dell'uomo: elemento di un sogno;
creatura sognata di un Essere ripugnante e osceno, privo di forma che
non sia un mostruoso ghigno che ne taglia parte a parte la testa.
“Mi
creda: non c'è dubbio possibile. Rinunci una volta per tutte alle
sue magniloquenti concezioni dell'umanità. La vita umana e tutta la
storia del Mondo non sono altro che il sogno che un Essere beffardo
fa a nostre spese.” [da Il ghigno, in Il ragno e altri brividi,
Hanns Heinz Ewers, trad. Marie Odazio, MeridianoZero, 2017, p. 156]
Per
chi volesse approfondire la figura di Hanns
Heinz Ewers, consiglio
il saggio di
Pietro
Guarriello Hanns Heinz Ewers. Il mago del terrore (Hypnos rivista, anno 3 n. 5, 2009). Altri articoli in italiano
sono apparsi su versacrum.com e rocaille.it
Tali
fonti sono state preziose per la redazione del presente articolo.
*L'editore Hypnos ha annunciato questo lunedì la prossima pubblicazione di Alraune nella collana Mirabilia. Tenetevi pronti ;)
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Da cacciatrice di libri a cacciatrice di libri, grazie per tutte le "prede" e, per favore, riprendi a postare!
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