Voi forse vi credete dei cacciatori di mostri. Ebbene, sapete qual è la novità? Non lo siete. Non lo siete perché credete che la cosa sia nobile e interessante. Niente di più sbagliato. Cacciare i mostri non porta alla gloria. Nel novantanove per cento dei casi porta a guardare i fiori dalla parte delle radici. [Claudio Vergnani, Lovecraft's Innsmouth, Dunwich edizioni]
LOVECRAFT'S INNSMOUTH | |
Claudio Vergnani | |
Dunwich edizioni, 462 pg, 2015 | |
2,99€ (ebook) | |
Ebook disponibile | |
Leggere Vergnani è un po' come leggere Joe Lansdale e Claudio e Vergy, i protagonisti di Lovecraft's Innsmouth (e di altri romanzi, che presto leggerò), un po' ricalcano, per tipologia e carattere, gli Hap & Leonard lansdaliani con le dovute differenze che rendono le due coppie simili sì, ma anche molto diverse.
I personaggi di Vergnani, Claudio e Vergy, sono due derelitti che vivono in una catapecchia cadente, ereditata da Vergy, hanno alle spalle un passato nemmeno troppo remoto di vita militare e davanti un futuro incerto, fatto di lavori che sono oltre la precarietà, sottoposti a titolari squallidi e sempre rigorosamente in nero, nell'Italia melmosa del presente.
I due sono stati anche, per un certo periodo, dei cacciatori di mostri, attività per il momento in stand-by.
Quando il professor Brandellini li ingaggia come "guardie del corpo" perché lo accompagnino in America, nel parco di divertimenti e dell'orrore di Lovecraft's Innsmouth, non ci mettono molto ad accettare un'offerta che, più che un lavoro, sembra una vacanza stipendiata.
Mai, come un questo caso, le apparenze inganno.
Oh, be', la gente è abbastanza stanca del bello. Ora il brutto attira molto. [Claudio Vergnani, Lovecraft's Innsmouth, Dunwich edizioni, p. 262]La menzogna è il filo conduttore del romanzo che è un gigantesco gioco del "vero non vero"; un romanzo a strati, in cui ogni strato nasconde una verità che, a sua volta, ne nasconde un'altra e così via, fino a una conclusione che è un punto fermo sulla massima: "A tutti piace la verità, purché non dia fastidio".
Come scrisse Poe (e mi domando quale epiteto userebbe per lui il buon vecchio Vergy) tutti viviamo in "un sogno dentro un sogno", solo che nel caso di Lovecraft's Innsmouth il sogno è un incubo, e l'incubo è solo un modo per nascondere il fatto che la realtà non è niente di più di una squallida commedia, con pessimi attori, una scenografia rubata a una scuola elementare e un impresario che ha deciso di dar fuoco al teatro durante l'ultima esibizione per frodare l'assicurazione e scappare con la cassa.
La frode e l'avidità vanno a braccetto in Lovecraft's Innsmouth, su più livelli, da più parti: tutti mentono, tutti vogliono qualcosa, da Brandellini a Mariko a chi ha messo in piedi e gestisce il baraccone del parco di divertimenti ispirato al racconto di Lovecraft.
Anche quando ti si para davanti nella forma e nell'aspetto di un uomo che assomiglia a un merluzzo del banco frigo, la verità viene derisa, presa a calci e confinata nel recinto dello "scherzo ben giocato".
E i mostri? E Dagon? E i Grandi Antichi?
Ci sono, certo. Sono modellini come Nessie, animatroni, cristi avvolti nella gommapiuma...
I Grandi Antichi sono morti, giacciono sui fondali abissali come patetiche carogne dimenticate. "Passi una vita a diventare dio e poi muori" direbbe Chuck Palahniuk. I mostri, i mutanti, sono goffi e deprimenti avanzi di un passato curioso, da studiare o da prendere a calci. Sono freak, fenomeni da baraccone, curiosità da postare su Facebook.
Non mi importava chi fossero, poveracci trasformati incolpevolmente o eredi abbandonati di un dio che non si ricordava più di loro, che non sapeva che farsene dei suoi adepti, che si era messo a letto e aveva puntato la sveglia molto tardi. [Claudio Vergnani, Lovecraft's Innsmouth, Dunwich edizioni, p. 292]
Lovecraft's Innsmouth è un page turner, uno di quei romanzi che leggi a oltranza, e questo è merito sia di una trama ben pensata e incastrata che non perde mai il ritmo e ti trascina per le varie vicende come un marlin agganciato all'amo di un motoscafo, che di una scrittura fluida e precisa, che alterna momenti di spassosa comicità a punti in cui la tensione si impenna e ti coinvolge fino ad arrivare all'orrore vero e proprio che in Lovecraft's Innsmouth c'è e non se ne sta neppure così nascosto.
Vergy è un virtuosista dell'insulto, i battibecchi tra lui e Claudio aprono sipari comici che non rompono mai la coerenza della storia, anzi; il modo in cui Vergy demolisce l'opera del "segaiol... ehm solitario di Providence" non nasconde la stima e il rispetto che Vergnani nutre per Lovecraft e rientra, potremmo dire, nella categoria dell'insulto affettuoso.
Un ulteriore punto a favore riguarda le scene di azione pura, quelle delle incursioni notturne e dei combattimenti che in Lovecraft's Innsmouth abbondano. Sono state la parte del romanzo che ho preferito, oltre alla scena finale con Lorna (e mica vorrete uno spoiler, no?), perché leggendole senti che sono state scritte da qualcuno che sa di cosa parla: il camminare nel bosco di notte, l'assenza di visibilità, la difficoltà nell'uso dei visori notturni... sono piccoli dettagli, quasi infinitesimali, che danno però un contributo enorme alla tenuta di un romanzo che vi invito senza riserve a leggere.*
Ci pensai e ripensai, e alla fine l'unico senso che riuscii a trovare fu che nella finzione dei romanzi tutti volevano sapere, a qualunque costo. Nella realtà, al contrario, tutti ficcavano la testa nella sabbia. [Claudio Vergnani, Lovecraft's Innsmouth, Dunwich edizioni, p. 313]*e se proprio il formato digitale non vi aggrada, sappiate che da questa settimana è disponibile la sua versione cartacea, con tanto di bonus track ;)
Sono curiosa di leggere i vostri commenti! E, come sempre, Buone letture ♥
Restiamo in contatto? Instagram ♥ Twitter ♥ Goodreads ♥ Facebook ♥
Sembra davvero interessante! :)
RispondiEliminaEro indeciso se leggerlo o meno...a questo punto non ho più dubbi! Recensione molto interessante :)
RispondiElimina