MINE-HAHA - Frank Wedekind

In breve: frammenti di una vita confusa con il sogno

Titolo: Mine-Haha ovvero Dell'educazione fisica delle fanciulle
Titolo or. Mine-Haha oder Uber di koerperliche Erziehung der junge Maedchen
Autore: Frank Wedekind
Traduttore: Vittoria Rovelli Ruberl
Editore: Adelphi
Edizione: 2005 (I ed. 1975)
Tipo: romanzo
Genere: formazione/fantastico
pagine: 124
Prezzo: 8,00€
ISBN:9788845920400
ebook: no
voto: 

Sinossi. In un grande parco, disseminato di case basse coperte di rampicanti, centinaia di fanciulle vengono educate a sentire il proprio corpo, a farne uno strumento di assoluta, armoniosa eccellenza. Il mondo esterno non ha alcun contatto diretto con questo parco, ma lo finanzia, in attesa di accogliere le fanciulle che vi sono ospitate. Perché?
Misterioso e trasparente come il suo titolo – un nome indiano di ragazza, che significa «acqua ridente» –, Mine-Haha è il racconto più perfetto di Wedekind e insieme l’unica opera dove tutti i suoi fantasmi convulsi e invadenti sembrano essersi congiunti e trasformati in un cristallo dalla luce pacata e uniforme.

Recensione


Quello di Wedekind fa parte dei romanzi finiti nelle mia libreria a causa di un film. Un film visto tardi, per caso e tanti anni fa. 
Un film dal titolo misterioso, affascinante e, per qualche oscuro aspetto, inquietante: L'educazione fisica delle fanciulle di John Irvin
A distanza di tempo, leggendo il romanzo, mi sono resa conto delle inevitabili discrepanze tra questa opera e la sua trasposizione cinematografica. Differenze, che, per alcuni aspetti, mi hanno permesso di capire meglio cosa stavo leggendo.

Cosa è Mine-Haha?
Come il titolo che sta impresso sulla copertina, il romanzo di Frank Wedekind è un piccolo mistero. Potete immaginarlo come l'alta (eppure quasi invisibile) recinzione che percorre tutto il gigantesco parco in cui circa duecentodieci fanciulle vengono educate nel corso di sette anni. 
Educazione, qui, che non ha nulla a che vedere con una preparazione scolastica.
Le ragazze, infatti, vengono preparate "fisicamente", cioè addestrate nella danza e nella musica e la loro vita si svolge come una lenta e ordinata staffetta, per cui le più grandi si occupano delle più piccole che, a loro volta, una volta cresciute, si occuperanno delle nuove arrivate.

Qual è lo scopo di questa educazione?
Wedekind non lo dice, non del tutto, almeno. 
Sappiamo solo che le ragazze più grandi, una volta diventate responsabili di una casa, ogni sera si recano al Teatro, una struttura circolare il cui accesso avviene mediante un treno sotterraneo. E nel teatro avvengono rappresentazioni che hanno una leggera sfumatura erotica, fatta di abiti semitrasparenti e di esercizi ginnici.

Oltre alle ragazze che restano nel parco sette anni, ci sono "le prescelte". Di loro sappiamo solo come avviene la selezione, e le vediamo scomparire misteriosamente dal racconto e dalla memoria delle altre ragazze, appena questa avviene.
Mentre quelle che rimangono, una volta raggiunta la pubertà (anche qui, Wedekind non parla mai esplicitamente, ma attraverso le sensazioni della protagonista, voce narrante del breve romanzo), vengono fatte uscire dal parco (di cui abbiamo solo una sommaria descrizione) e condotte, tra due ali di folla festante, nel Campidoglio. Per quale motivo? Non lo sappiamo, perché arrivati a questo punto, il romanzo si interrompe.

Mine-Haha è un romanzo onirico e con caratteristiche proprie di una distopia. Il grande parco recintato, da cui è severamente vietato tentare di evadere, pena la reclusione a vita (come avviene alle sfortunate e orribile serve della casa in cui si trova Hidalla, la voce narrante) rappresenta, infatti, tutto il mondo conosciuto dalle ragazze che vi sono rinchiuse. 
Arrivate nel parco da piccolissime (probabilmente depositate già in fasce), arrivate ad una certa età vengono separate dai compagni maschi, con cui hanno condiviso una parte dell'infanzia in una casa che è, a tutti gli effetti, un orfanotrofio. 
La cerimonia di passaggio in una delle "case di formazione" è particolare e ricorda l'evoluzione di una farfalla (o la cerimonia di "morte in vita" descritta da Verga in Storia di una capinera): chiuse in una cesta, vengono portate via e fatte uscire in una casa completamente nuova, lavate e rivestite.
Per sette anni non avranno contatto con altri che con le proprie compagne: la loro vita è scandita dagli esercizi fisici e musicali, arrivando perfino a dubitare che vi siano le stelle nel mondo esterno. 

La descrizione degli ambienti è la parte più bella del romanzo: si ha l'impressione fisica di attraversare i giardini e immergersi nelle acque fredde del ruscello. Le immagini descritte da Wedekind hanno la forza visiva di piccoli quadri a olio, dove la luce si riflette sulle foglioline appena spuntate da un albero in fiore.

E questo, che rende bella la lettura di Mine-haha: lettura della storia di una vita che per quattordici anni ha vissuto come immersa nella foschia del sogno.

In appendice si trova un interessante saggio di Roberto Calasso, che aiuta a capire meglio l'intero romanzo.

L'autore

Frank Wedekind (1864-1918), personaggio eclettico e irrequieto, ha vissuto dividendosi tra la Svizzera, la Francia e la Germania. Appassionato da qualsiasi forma d'arte, è noto principalmente per le sue opere drammaturgiche, tra cui la doppia tragedia che ha come protagonista il personaggio di Lulù, Lo spirito della terra e Il vaso di Pandora. Da quest'ultima opera venne tratto, nel 1929, il film omonimo di Georg Wilhelm Pabst che consacrò alla storia cinematografica la figura di Louise Brooks.

7 commenti

  1. Questo autore non lo conoscevo per niente :( però mi hai davvero incuriosito! I romanzi onirici di solito non mi dicono un granché, ma questo mi ispira particolarmente... mi sembra davvero interessante :)

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    1. Ciao Sian, Wedekind l'ho scoperto grazie a Louise Brooks, attrice che adoro :) e di lui devo ancora leggere il vaso di Pandora (subito in WL!). Questo romanzo ha di bello le descrizioni e, appunto, l'aura di mistero e sogno che circonda la narrazione. In effetti, a fine lettura, resti insoddisfatta perché ti rendi conto che è stato come assistere alla proiezione di un quadro. Ma certe scene, certi piccoli dettagli dipinti in punta di pennello ti restano in mente. Ovviamente il film è di un altro tenore. E devo dire che, tra i due, mi è piaciuto di più il secondo. Ma probabilmente perché partivo con un'idea in testa che è stata completamente disattesa dal romanzo :)

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  2. No vabbè... mi hai intrigato tantissimo. Adesso mi costringerai a comprarlo :(
    Cmq ti ho aggiunto tra i miei blog preferiti nella sidebar del mio blog :)

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  3. Ti devo dire una cosa che non c'entra molto con il post....O meglio ha a che fare anche con questo libro qui.
    Guardavo tra le tue letture ed ho visto Strappami il cuore, e mi ha subito incuriosita. Lo sai cosa mi piace del tuo blog? Che, leggendo tu sempre libri particolari, scopro una marea di titoli nuovi ed interessanti. E'un suicidio, perchè la wishlist si allunga a dismisura! ahauua.
    Insomma, aspetto con ansia la tua recensione di Strappami il cuore.

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    1. ^_^ ti ringrazio. Uno degli obiettivi del blog, in effetti, è proprio quello di portare alla luce storie che sono un po' dimenticate, o sconosciute, o di C.E. piccole piccole. E poi sono fissata con le edizioni fuori catalogo, i libri del passato... ecco anche perché mi sono affezionata al romanzo di Klein. Per gli innumerevoli titoli dimenticati che cita continuamente. <3

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  4. Non conosco (ancora) il libro, e il film sto per vederlo in tv. Da quello che riesco a intuire, mi pare possibile accostarlo al romanzo 'Aphrodite' (1896) di Pierre Louÿs, praticamente coetaneo di Wedekind; anche se in questo l'elemento erotico è molto più esplicito: ma c'è la stessa idea di isolamento, lunga formazione, ritualità. Ero partito prevenuto nei confronti del testo francese, ma indubbiamente mi è sembrato un testo che, oltre a ossessioni forse banali, non manca di qualità di scrittura e capacità di coinvolgimento. Spero che non siano solo opinioni da maschietto, e mi piacerebba conoscere il giudizio di qualche lettrice.

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