Fritz Haarmann. Il lupo mannaro di Hannover

Foto di Yatheesh Gowda da Pixabay

“L'assassino depone: «Non avevo intenzione di uccidere quei giovani. Capitava sempre che dei ragazzi mi venissero dietro. Io volevo proteggerli da me, lo sapevo: se mi riprende la luna, succede qualcosa. […] Quando ero su di giri, li mordevo e mi attaccavo a loro con la bocca come una sanguisuga. […] Stringevo tra i denti il loro pomo d'Adamo e intanto li strangolavo, li strozzavo con le mie mani. Poi mi accasciavo sul cadavere. Dopo mi facevo un caffè nero.»” [Deposizione di Fritz Haarmann, in Haarmann. Storia di un lupo mannaro, di Theodor Lessing, trad. di R. Sarchielli, Adelphi, 1996, p. 101] 


L'ultimo è Erich de Vries, diciassette anni compiuti a marzo. 

Erich, che lavora come garzone a Celle presso il forno dello zio, è tornato ad Hannover per trascorrere una settimana di riposo in famiglia. Quella mattina del 14 giugno 1924, il ragazzo esce di casa intorno alle dieci per fare un bagno nella Ohe. Ma, assicura al padre, sarà di ritorno in tempo per l'appuntamento con il capo della locale corporazione dei fornai che ha promesso di trovargli un lavoro in città. 

Erich saluta il genitore, gira l'angolo di casa. 

E scompare per sempre. 


Fritz Haarmann il licantropo di Hannover



Principale polo economico e commerciale tedesco, tra il 1920 e il 1924 Hannover attraversa, come tutta la Germania, un periodo di profonda crisi economica, politica e sociale. 

Il trattato di Versailles, con le impossibili riparazioni di guerra e la conseguente iperinflazione, riducono ben presto la città in una sorta di selva nera dove, per sopravvivere, è necessario venire a patti con la coscienza. Nella stazione centrale di Hannover prospera il mercato nero, dove traffichini di ogni specie commerciano in abiti usati che ancora odorano di cimitero, carne dalla dubbia provenienza, titoli di viaggio contraffatti, merce rubata. Sesso. 

Donne e giovani si vendono tra la stazione centrale e gli umidi anfratti della città vecchia. Secondo i registri della Buoncostume di Hannover, negli anni '20 sono circa 4000 le prostitute che esercitano in città, 300 i prostituti “regolari”. Per la maggior parte, si tratta di ragazzini. 

Ragazzini che riempiono anche i fascicoli dei casi di scomparsa. Nel solo 1923, le denunce di scomparsa in tutta Hannover sono 600. Il dato più alto dell'intera Germania. Molte di queste riguardano adolescenti tra i 14 e i 18 anni. 

Con una forza di polizia ridotta all'osso e costretta a lavorare per il minimo salariale e senza mezzi, Hannover si offre come un meraviglioso terreno di caccia per uomini come Fritz Haarmann



È il 17 maggio del 1924 quando alcuni bambini notano un teschio umano galleggiare sulla sponda di uno dei giochi d'acqua del castello di Herrenhausen. A questo primo ritrovamento ne seguono altri. Si tratta sempre di teschi, che riemergono in un'area compresa tra il castello e il canale di alimentazione della Bruckmuhle, la zona dei mulini. 

Chiamato a esaminare i reperti, il medico legale conferma che si tratta – con ogni probabilità - delle vittime di uno o più assassini. A suggerirglielo sono i tagli visibili sull'osso frontale e sulle vertebre, opera di un uomo che sa come si macella un animale. I crani, inoltre, appartengono tutti a giovani di età compresa tra gli 11 e i 18 anni. 

Mano a mano che le notizie dei ritrovamenti si diffondono, la città precipita nel panico. 

La mente collettiva attinge al passato, al folklore neppure troppo remoto pullulante di storie di esseri mutaforma, gli occhi ardenti e le zanne aguzze, mossi da una fame perenne. Si comincia a parlare apertamente del lupo mannaro che, nottetempo, assalirebbe studenti e garzoni per cibarsi delle loro tenere carni nel segreto della sua tana. Cantina o soffitta, è lì che abita la bestia. Il mostro. Che tutti immaginano enorme e incontenibile. Una creatura sovrumana. 

“State alla larga dalla città vecchia”, ripetono nonne e madri. I ragazzi annuiscono e, fuori di casa, fanno spallucce. Se vuoi divertimento, lo sanno tutti, è proprio alla città vecchia che devi andare. La piazza del vizio è là che si concentra. Del lupo mannaro, a loro, non importa un fico secco. Cappuccetto Rosso è una favola per piscialetto. Capace che quelle ossa, nel fiume, ce le hanno gettate proprio gli agenti. Per fare un po' di cagnara. Per tenere tutti sotto controllo. 

La svolta arriva, quasi per caso, il 22 giugno 1924. 

Ma l'uomo che viene arrestato con l'accusa di essere il lupo mannaro di Hannover, non ha nulla delle caratteristiche primordiali, belluine, che ci si aspetterebbe. 


“Ci troviamo di fronte a una figura tutt'altro che antipatica. A giudicare dall'aspetto esteriore, un uomo semplice, dall'aria gentile, affabile e premuroso, estremamente curato, pulito, impeccabile. Di media statura, robusto e ben fatto, ha una faccia di luna piena, grossolana e ordinaria, ma allo stesso tempo chiara e aperta, lustra, come lucidata, dal colorito fresco e dagli occhietti animaleschi, piccoli, curiosi e allegri”. [Lessing, op. cit. pp. 21,22] 



Fritz Haarmann, quarantaquattro anni, dal 1918 lavora come informatore della polizia. Il suo compito è individuare i tipi sospetti che bazzicano dalle parti della stazione centrale: ladri, ricettatori, truffatori, ragazzi scappati di casa. È un lavoro che Haarmann svolge piuttosto bene. A volte consegna i ladri alla polizia inscenando false retate, altre si accorda con il sospettato di turno per chiudere un occhio in cambio di certi favori. 

Haarmann, che vive di una piccola pensione di invalidità e dei proventi dei suoi commerci “privati”, ha alle spalle alcuni ricoveri in manicomio e una sfilza di precedenti penali che vanno dal furto ai reati sessuali. 

fonte @Wikipedia



Nella notte tra il 22 e il 23 giugno 1924, l'informatore Fritz Haarmann segnala alla polizia ferroviaria un giovane che, dice, sta viaggiando con biglietti falsi. 

Una volta portato in centrale, però, è il ragazzo a denunciare Haarmann, accusandolo di sequestro di persona, violenza sessuale e tentato omicidio. 

Davanti alle accuse del giovane Haarmann nega, ma un agente della Buoncostume decide comunque di trattenerlo in carcere e convince i superiori a condurre un'approfondita perquisizione in casa del sospettato. 

fonte @Wikipedia


Il suo appartamento, una stanza mansardata di sette metri quadri all'ultimo piano di un palazzo che affaccia sulla Rote Reihe, viene passato al setaccio. La ricerca si estende ai vicini di Haarmann e alla sua padrona di casa. Gli agenti sequestrano ogni oggetto e abito che Haarmann ha loro donato o venduto. In tutto, gli agenti riportano in centrale circa 400 capi di vestiario, oltre alle salsicce che Fritz preparava personalmente.

Tra questi 400 capi, ci sono anche quelli appartenuti a Erich de Vries: 

“L'abito identificabile soprattutto grazie a un forellino provocato da una bruciatura di sigaretta nella gamba sinistra dei pantaloni, le calze di seta a fiori, il fazzoletto di batik, gli occhiali e il pettine donato a Erich dalla sorella [Lessing, p. 157]” 

Messo davanti agli indumenti, tuttavia, Haarmann non confessa. Quei vestiti, dice, non costituiscono nessuna prova: in fondo, lui commercia in abiti usati - e ha una regolare licenza per farlo. Che chiedano ai suoi fornitori. Che chiedano ai genitori dei ragazzi, se non sono stati proprio loro a vendergli quegli indumenti. Anche la carne, è un tizio che gliela vende. Il nome? Che importanza ha? Chiamatelo “Il macellaio”. I ragazzi... beh, certo, con alcuni di loro ha avuto dei rapporti sessuali. Anzi, sono stati loro a cercarlo, perché sanno che lui paga bene. Ma non ha idea di che fine abbiano fatto, una volta usciti dal suo letto. Certo... se le loro famiglie fossero state più attente, più amorevoli... 


Di nuovo, è il caso a mettere Haarmann alle strette. Mentre si trovano alla stazione di polizia per presentare la loro deposizione, i genitori di Robert Witzel, un ragazzo di 18 anni di cui si sono perse le tracce nell'aprile del 1924, riconoscono addosso a uno sconosciuto gli abiti che il figlio indossava il giorno della scomparsa. Il giovane è il figlio della padrona di casa di Haarmann che, quel giorno, si era recata alla stazione di polizia per chiedere se il suo inquilino avrebbe continuato a ricevere la pensione di invalidità nonostante l'arresto. 

Interrogato, il ragazzo fornisce un'ulteriore prova a carico di Fritz: nella tasca dei pantaloni aveva trovato un documento di identità, intestato a un tale di nome Robert Witzel. Documento che Haarmann si era poi affrettato a distruggere. 

È la prova che tutti stanno aspettando. Haarmann viene sottoposto a un duro interrogatorio, che si conclude il 29 giugno con una piena confessione dei crimini. 

A dispetto dell'espressione trasognata, Fritz Haarmann si rivela un serial killer organizzato di tutto rispetto: il suo terreno di caccia preferito è la stazione centrale di Hannover, dove può girare tranquillamente in virtù del suo status di informatore. 

Alla stazione, individua le sue prede. Si tratta per lo più di ragazzi scappati di casa, giovani apprendisti che hanno perso il treno, sbandati in cerca di lavoro. Fritz usa l'arma della lusinga e della minaccia. Si spaccia per agente, li terrorizza, minacciandoli di arresto e poi, all'improvviso, cambia tono, si mostra compassionevole; offre loro cibo e un letto dove riposare. 

Non sempre uccide, ma uccide sempre al culmine dell'atto sessuale. Azzanna le sue vittime alla gola, stordendole. Quindi le strangola. 

Di fronte al cadavere, non prova nulla. Si comporta con freddezza e meticolosità. Disseziona il corpo partendo dai visceri, ne ripulisce le ossa conservando la carne, che poi rivende ai vicini o sul mercato nero. Lo stesso fa con i loro averi. I crani li spacca con un grosso martello. A volte, però, li conserva e, dopo averne rimosso la pelle, li getta nella Leine. 

La sua stanza è sempre immacolata. I pavimenti, uno specchio. 


Nel corso dell'interrogatorio, Fritz indica il luogo in cui ha nascosto i resti dell'ultimo ragazzo che ha ucciso. Gli ci sono voluti quattro viaggi, dice, per sbarazzarsi del cadavere. Lo ha trasportato, un pezzo alla volta, nello zaino della sua penultima vittima, zaino che poi ha ceduto al figlio della padrona di casa. In base alle informazioni ricevute, gli agenti recuperano le ossa “con i tessuti connettivi ancora viscidi” di Erich de Vries, nello stagno antistante i giardini dell'Herrenhausen. È uno dei pochi corpi di cui si sa, con certezza, l'identità. 

Mentre Haarmann confessa, proseguono le indagini sul campo. La Leine viene dragata dalla Bruckmuhle fino al castello. Sulla riva del fiume si accumulano una sull'altra ossa e resti umani per un totale di 500 reperti, che vengono in seguito attribuiti a 22 persone di età compresa tra i 14 e i 20 anni. 

Dei 400 indumenti rinvenuti a casa di Haarmann, solo 100 verranno correttamente identificati. 

Fritz Haarmann viene accusato di 30 omicidi, commessi in un arco di tempo piuttosto breve, che va dal 1918 al '24. Assieme ad Haarmann viene giudicato per complicità in omicidio il suo compagno, il ventenne Hans Grans

Il processo al lupo mannaro di Hannover, il primo grande evento mediatico moderno coperto dalla stampa di mezzo mondo, si svolge in un clima di forte tensione politica. Ciò che la corte vuole evitare – e che viene esplicitamente vietato – è che si arrivi a portare alla luce la negligenza della polizia, le perquisizioni non compiute, le segnalazioni lasciate cadere nel vuoto, le denunce di scomparsa ignorate. 

“venne sottolineato con veemenza che, in base al paragrafo 263, era proibito coinvolgere la polizia o le autorità per eventuali infrazioni commesse. Ciò consentì di togliere immediatamente la parola ai testimoni e ai genitori delle vittime non appena provarono a toccare questo tema”. [Lessing, op. cit. p. 88] 
Riconosciuto colpevole di 24 omicidi, Fritz Haarmann è condannato a morte per decapitazione. Stessa condanna per Grans, ritenuto colpevole di istigazione in almeno un omicidio, sulla base delle sole testimonianze di Haarmann. 

La sentenza di Fritz Haarmann viene eseguita il 15 aprile 1925. 

Nel febbraio dello stesso anno, durante il suo giro di servizio, un postino recupera per strada una lettera. La lettera ha il timbro postale di Merano, è scritta da Fritz Haarmann ed è indirizzata al padre di Hans Grans, il libraio Albert Grans: 

“Non vorei che queste righe finiscono in mano alla corte o alla polizia, perché devo supporre che poi nascondono la mia confesione al pubblico & così un innocente Hans Grans finisce morto sotto la scure del boia. […] Hans Grans mi ha terribilmente ingannato & derubato per tanti anni, ma però non potevo separarmi da lui perché non avevo nessuno al mondo. […] Grans non aveva la minima idea che io uccidevo non ha mai visto niente. […] Quando la polizia mi ha detto che anche Grans mi accussava di cose molto gravi, mi sono, detto, Grans non doveva farlo perché Grans aveva avuto solo del bene da me, più frottole raccontavo su Grans, più mi trattavano bene. […] Hans Grans è condannato innocente per colpa della polizia & per la mia vendetta di allora [...] 
[Lessing, pp. 182,183] 

La lettera varrà a Hans Grans, la cui condanna a morte è ormai definitiva, una revisione del processo e una conversione della pena a 12 anni di detenzione. Verrà in seguito internato nel campo di concentramento di Sachsenhausen e, alla fine della seconda guerra mondiale, continuerà a vivere ad Hannover fino alla morte, avvenuta nel 1975.


Per volontà delle famiglie, la spoglie delle vittime di Fritz Haarmann vengono sepolte assieme, in una tomba comune sormontata da una lapide commemorativa, nello Stöckener Cemetery di Hannover.



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