Madeleine Bavent. La strega e le ossesse di Louviers

 



Questa è una triste storia di abusi e ingiustizia. 
È la storia di una donna che, per aver denunciato quegli abusi e quelle ingiustizie, si ritroverà condannata a vita. Sottoposta a innumerevoli ordalie, umiliata e tormentata, dimenticata quando non oltraggiata, questa donna troverà nella stesura della sua Confessione Generale il solo mezzo per far ascoltare la sua voce. 

Questa è la storia di Madeleine Bavent.


 

I conventi francesi del XVII secolo sembrano essere il luogo prediletto dal diavolo. Almeno stando alle cronache dell'epoca e a quanto riferisce Jules Michelet nel suo "La strega". 

Il primo convento a inaugurare la stagione delle suore possedute è, nel 1609, quello di Saint-Baume in Aix-en-Provence. 

Il caso più celebre di tutti però è, senza dubbio, quello del convento delle orsoline di Loudun, che portò al rogo di Urbain Grandier nel 1634 e sul quale Aldous Huxley spese fiumi di inchiostro (il romanzo in questione è I diavolo di Loudun, edito in Italia da Cavallo di ferro editore) 

Dieci anni più tardi, un altro convento si risveglia tra le grida delle monache indemoniate. È il convento delle Terziarie di Saint Louis a Louviers

La responsabilità della possessione viene attribuita a una giovane Professa, Madeleine Bavent, che per queste accuse perderà il velo e verrà condannata al carcere a vita nelle segrete del palazzo vescovile di Èvreux.

Ma chi era, Madeleine Bavent? 



“Nel presente anno 1647, nel quale faccio questa breve narrazione della mia vita criminosa, credo di avere circa quarant'anni, benché non conosca esattamente l'anno della mia nascita. Padre e madre mi sono stati l'avvocato Guillaume Bavent e Jeanne Planterose di questa città di Rouen. Dio me li tolse in tenera età: avevo solo nove anni, mi sembra, quando li chiamò via da questo mondo” 

[Madeleine Bavent, La strega, trad. di Anna Lia Franchetti, Clichy, 2019, p. 28]






Madeleine rimane orfana all'età di nove anni e viene cresciuta da uno zio il quale, al compimento dei suoi dodici anni, la manda a servizio da una sarta, Anne Lingere, perché impari il mestiere. A sedici anni, mossa da una autentica vocazione, Madeleine esprime la volontà di entrare in convento. Sceglie di fare il noviziato a Louviers, dove da poco tempo è stato istituito l'ordine delle terziarie. Ma la sua vita nel convento è molto diversa da come l'aveva immaginata. 

Direttore di Coscienza e confessore delle terziarie di Louviers è Pierre David. E David ha delle idee molto personali sul modo in cui le novizie debbano prepararsi per ricevere i voti. 


“Diceva che bisognava uccidere il peccato per mezzo del peccato, per ritrovare l'innocenza e assomigliare ai nostri progenitori che non avevano alcuna onta delle loro nudità prima del peccato originale” [op. cit. p. 35]



David proclama la necessità di una nudità assoluta delle novizie davanti a Dio – una nudità che comprenda non solo la coscienza, ma anche il corpo. E, come in una brutta copia di un'opera di De Sade, obbliga le promesse suore a girare nude per il chiostro, a ricevere la comunione a seno scoperto e spesso e volentieri si apparta con loro. 

Madeleine rifiuta questo genere di dottrina e di attenzioni, ma non riceve alcun aiuto dalle consorelle né, tanto meno, dalla madre superiora. 

Così, dopo venti mesi di quel calvario, Madeleine rinuncia al noviziato e alla possibilità di indossare il velo, e tuttavia accetta di restare come “conversa della Ruota esterna”. Ruolo che, se da un lato la libera dall'obbligo di seguire i precetti nudisti di David, dall'altro la costringe comunque a frequentare lui e le altre suore. 

Nel 1628, David muore e gli succede Mathurin Picard

Madeleine spera di trovare in Picard quella guida spirituale che le è mancata con David. Ma durante la sua prima confessione con il nuovo direttore spirituale scopre di essersi illusa.


“mi disse che tutto quello che confessavo non offendeva Dio, mi manifestò un amore appassionato, mi pregò di amarlo come lui mi amava e cominciò a volermi accarezzare e persino toccare impudicamente” [p. 43]


Come il suo predecessore, Picard ha velleità di stregone e considera Madeleine una sua proprietà. E sebbene nessuna, in convento, ignori l'ossessione del padre spirituale per la Conversa, nessuna interviene finché, qualche mese dopo il suo insediamento, approfittando di una presunta malattia, Picard violenta Madeleine. 

Dopo la violenza, spaventato dalla possibilità che Madeleine possa essere rimasta incinta, Picard paga il Convento perché la riammetta come novizia e, quattro anni dopo, la fa Professa. 

È l'inizio, per Madeleine, di una serie di abusi psicologici, oltre che fisici, che culmineranno con il suo arresto e condanna.
Picard continua ad abusare di lei. Usa la magia e la suggestione per tenerla legata a sé. Le fa firmare testamenti, la costringe a giurargli eterna fedeltà, la minaccia paventandole la dannazione eterna. Quando Madeleine tenta di confessarsi con preti esterni al convento, le scaglia contro anatemi. Sparge in giro la voce che sia instabile e profondamente disturbata. La scredita agli occhi degli altri. L'accusa di essere entrata in convento già traviata.
Madeleine manifesta i primi segni di un crollo psicologico. Comincia a sperimentare la presenza di diavoli attorno a lei. Diavoli che hanno l'aspetto di lubrici gatti con gli attributi di un uomo. Cervi volanti che le ronzano intorno, impedendole di sentire la messa e la riempiono di botte. Forze che le impediscono di prendere la comunione, o di confessarsi.


sedlouviers




Probabilmente Picard, con la complicità della Superiora, si serve di droghe per accentuare il suo potere su di lei e il profondo stato di sudditanza psicologica di Madeleine nei suoi confronti. 

Nel suo racconto, Madeleine parla spesso di Sabba che, però, assomigliano piuttosto a oscene messe nere celebrate da Picard stesso, dal suo vicario Boullé e altri preti e suore. Ne parla con gli occhi di una sonnambula. 


“sentii dal mio letto una voce, come di una delle Religiose che mi chiamasse. Mi alzai, andai verso la porta della mia Cella e d'improvviso mi sento portare via senza sapere da chi né come, avendo perso completamente conoscenza fino a quando non mi vidi in un luogo, a me sconosciuto, dove c'erano molti Preti e alcune Religiose, e mi trovai accanto a Picard” [p. 62]


Ai “Sabba” Madeleine, trasformata in un oggetto, viene ceduta con estrema liberalità da Picard al suo vicario Boullé e ad altri. 

Alla fine, sopraffatta dalle visioni e tormentata interiormente, Madeleine scrive a padre Benoit e al vescovo di Èvreux. I due uomini la ignorano. Ma le voci girano. E Picard viene rimosso dalla carica di confessore. Per Madeleine è un sollievo, ma un sollievo di breve durata.

In convento le sono tutte ostili. Madeleine parla troppo. Madeleine getta discredito sulle Terziarie di Louviers. Madeleine va messa a tacere.

Picard muore nel settembre del 1642 e, per una crudele ironia, la sua morte segna la condanna di Madeleine.

Una suora entrata da poco in convento, Suor Anne Barré, che ha fama di posseduta, a partire dal dicembre del 1642 si scaglia contro Madeleine, l'accusa di essere una strega e di aver complottato con Picard per la rovina delle religiose. 

Le sue manifestazioni di possessione sono talmente convincenti e contagiose che, in breve, gran parte del convento si scopre posseduto. 

A questo punto, il vescovo di Èvreux si sente in dovere di intervenire e, dopo alcuni colloqui con suor Anna, priva Madeleine del velo e la condanna al carcere a vita.



“Questo virtuoso Prelato che da quattordici o quindici mesi aveva acconsentito a essere il mio Confessore, … emise sentenza contro di me, condannandomi a restare prigioniera per tutta la vita e a digiunare tre giorni a settimana con pane e acqua, sulle semplici deposizioni di una suora che parlava ora da santa ora da indemoniata.” [p. 129]




Il cadavere di Picard viene esumato e gettato in una discarica. Madeleine viene sottoposta dalla Badessa e da una cerchia selezionata di consorelle a un'umiliante e dolorosa ispezione corporale volta alla ricerca del marchio diabolico. 

Tradotta nelle segrete del palazzo vescovile di Èvreux. Costretta a dormire su un umido pagliericcio in un'oscurità permanente, Madeleine scopre un nuovo inferno fatto di nuovi abusi. I diavoli non vanno più a farle visita, ma i carcerieri non le rendono la vita più semplice per questo. La lasciano per giorni senza cibo né acqua, le negano di potersi curare, la violentano. Tutto gli è concesso, perché Madeleine è una strega, e il male fatto a una strega è bene agli occhi di Dio. 

Il confessore che le è stato assegnato, il Penitenziere di Èvreux, l'assilla perché riveli i nomi dei suoi complici, dichiari il falso e attesti le rivelazioni delle consorelle indemoniate. Le rare volte in cui le è permesso di uscire è per assistere agli esorcismi pubblici di suor Anne e delle altre che continuano ad accusarla e vomitano su di lei le peggiori accuse. 

Madeleine alterna momenti di estrema lucidità, in cui contesta al Penitenziere il suo comportamento amorale, ad altri in cui si ritrova a firmare qualunque cosa le passi sottomano. Le sue confessioni estorte e mendaci portano alla morte di un uomo, Duval. Un altro, che si appresta al patibolo, si scusa con lei per aver acconsentito al gioco del Penitenziere e averla accusata per denaro. 

Sfinita e sopraffatta, annichilita da un profondo senso di colpa, Madeleine tenta più volte il suicidio. Usa un coltello trovato a tentoni nella segreta, ingerisce vetro, ragni, veleno. Non muore. E il suo tormento continua. 

Tradotta nel 1647 nelle carceri di Rouen, a seguito della causa intentata dai parenti di Picard contro il vescovo di Èvreux, Madeleine diventa oggetto di scherno per il popolo. Tra chi urla che la si dovrebbe bruciare viva e a fuoco lento e chi allunga il collo per vedere qualche diavolo. 

Nell'agosto del 1647, al termine del processo, Boullé, vicario di Picard, viene riconosciuto colpevole di stregoneria e arso vivo nella piazza del mercato vecchio. Con lui, viene gettato tra le fiamme il cadavere di Picard. 

Il convento viene chiuso, le indemoniate di Louviers disperse o riconsegnate ai familiari. 

Per Madeleine si riconferma la condanna espressa a suo tempo dal vescovo di Èvreux, cambia solo il luogo: dalle segrete del palazzo vescovile a quelle del palazzo di giustizia di Rouen. Emessa la sentenza, di lei non si saprà più nulla. 

Madeleine scompare. 

Ma non scompare la sua storia. 

E il suo racconto è tanto più importante perché è una delle poche testimonianze dirette di una vittima della caccia alle streghe che sia giunta fino a noi. 
Il suo valore tanto più stringente perché, trattandosi della confessione generale che Madeleine produce in vista della sua supposta condanna a morte, non tralascia nulla. Non finge nulla. Madeleine si accusa ripetutamente, ma non manca di accusare. Chi non l'aiutò, chi abusò di lei. Chi inventò, chi manipolò. Il vescovo, suor Anna, il Penitenziere. 

La leggenda che la vuole pazza e in balia dei suoi demoni deve fare i conti con questo scritto, che rivela una donna di una lucidità e di una forza imbarazzanti soprattutto per coloro che credevano, confinandola in una segreta, di destinarla in eterno all'oblio. 


"Se dopo tutto questo gli uomini mi condannano come Strega e Maga che si è presa piacere con i Diavoli e i ministri della religione infame, a me sembra che siano un po' ingiusti”. [op. cit. p. 70]

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