Halloween tra le righe. Culti svedesi di Anders Fager, Edizioni Hypnos



“Voltati. Voglio guardarti.” 

Lei si volta. Lentamente e non così sensuale come avrebbe voluto. Non si allena da una settimana. Non ha fatto altro che mangiare, dormire e lavare lenzuola. Un teschio la osserva. Le ombre gli nascondono gli occhi. Daniel è sparito. C'è qualcosa di magro, pallido e gonfio nel letto suo e di Daniel. Un qualcosa con le unghie gialle. E sorride. 

[da Per sempre felici a Östermalm, Culti svedesi, Anders Fager, trad. di F. Ferrari, p. 175, Edizioni Hypnos, 2019]




Halloween (Ognissanti, se preferite) si avvicina e non avete idea di cosa leggere per l'occasione? Che coincidenza! Ho giusto qui per voi tre titoli perfetti per trascorrere con il giusto spirito la notte più oscura e rumorosa dell'anno. 

Il primo brandello di questi libri halloweeniani ce lo offre Anders Fager








Svedese, classe 1964, Fager ha esordito pochi anni orsono proprio con questo Culti svedesi [Edizioni Hypnos], opera prima di una serie che affonda fino alle ascelle nella mitologia lovecraftiana (e non solo) innestandola nel quotidiano. 

Quello di Fager è un modern weird sporco e cattivo. Un organismo, più che un'antologia, che sguazza con gioia tra torbiere rigurgitanti cadaveri, piscine naturali sulle quali galleggiano ninfee di sangue coagulato e corpi grondanti fluidi corporei di ogni tipo. 

Lo scenario principe dei racconti di Fager è un nord Europa dai cieli d'acciaio, circondato da foreste nere, ovunque macchiato da una patina di piombo che accentua le ombre che scavano la pelle di ciascuno di noi. Sono luoghi nei quali riecheggia l'eco delle storie dei fratelli Grimm; qui si odono le grida agonizzanti dei massacrati a Teutoburgo, e risuonano le risate delle Norne. 

La Svezia di Fager non indossa mai la maschera candida, liscia e incorruttibile di quella socialdemocrazia illuminata che per molti è un miracolo e un sogno. Anzi, in Il viaggio della Nonna, racconto on-the-road di una coppia di licantropi attraverso l'Europa occidentale, già fino ai Balcani e ritorno, i democratici rappresentano la minaccia suprema, ciò che rischia di distruggere – che, di fatto, ha già distrutto – l'unicità della loro specie. 

La Svezia di Fager è, piuttosto, una strega millenaria accovacciata tra le torbiere e le stradine splendenti di Östermalm, una volur eccitata e vibrante di vendetta che succhia e divora chiunque le finisca tra i denti. Come in Il desiderio di un uomo distrutto, forse tra i racconti più belli e intensi della raccolta. Un racconto storico ambientato durante la Guerra dei Trent'anni, nel quale l'orrore vero, l'orrore autentico, è rappresentato dall'uomo. È l'orrore della fame e della disperazione, della follia che trasforma e muta, della violenza vuota, apatica, del male nella sua forma più pura. Male che viene compiuto perché è possibile farlo. Perché, sembra dirci Fager, in fondo è proprio il male ad aver plasmato il mondo. 

Anders Fager prende i Grandi Antichi e gli dei ancestrali svedesi, ma non li getta semplicemente in pasto al quotidiano. Non li fa risorgere. Perché non sono mai morti. Hanno continuato semplicemente a permeare la realtà. Sono i fili d'oro sul telaio della Storia. Sono gli elementi impercettibili ma presenti del suo infinito arazzo. Coloro che sono e che sempre saranno. Che si dilettano a giocare con gli ardori, i desideri, la cupidigia dell'uomo. Le sfaccettature più ripugnanti. Si nutrono della sua sete di vendetta, della sua fame di denaro, fama e potere. 

Culti svedesi, il cui titolo completo sarebbe, in realtà, "Culti svedesi, le viscere dei miti. Nove squarci nell'universo di H.P. Lovecraft", è un'opera evocativa. Lo è nel senso più letterale del termine. Lo è per il tipo di racconti e per il modo in cui Fager racconta. Per la sua voce, che si insinua tra le pieghe del cervello del lettore e scava, solleva, taglia. Dapprima con calma, con un'indolenza ipnotica che a poco a poco si fa più sensuale, ossessionante e travolgente. Finché lettore e personaggio coincidono. E la follia dell'uno è condivisa dall'altro. 

Leggere Fager è come assistere a un'evocazione. Un'evocazione sensuale, orgiastica. Che lascia sfiniti e stravolti e pieni di desiderio.

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