"Contemporaneamente, era un demone e una schiera di demoni; uno scheletro e un corteo di scheletri; un cadavere e un trionfo cimiteriale" [da La casa evitata in Lovecraft. Le storie dell'orrore puro. L'incubo. Tomo I, GTE Newton, 2004, p. 317]
Chi dovesse aver già letto Salem's Lot di King probabilmente avvertirà un leggero odore di déjà-vu nello sfogliare questo gioiellino di orrore soprannaturale apparso per la prima volta nel 1937 sulle pagine di Weird Tales.
The shunned house - H.P. Lovecraft fonte: Wikipedia |
Se non proprio gemelle, infatti, la terrificante abitazione che sorge su Benefit Street e l'altrettanto raccapricciante dimora neogotica che domina Salem dalla sua collina possono dirsi almeno cugine di secondo grado. Per di più, entrambe sono accomunate da un particolare gusto per i vampiri.
Ma se i vampiri di King rispettano il canone consolidato da Stoker, quelli di Lovecraft sono più sfuggenti e sottili, a metà strada tra l'incubo e l'emanazione spettrale. Sono una proiezione di odio e malevolenza, che si insinua tra le fughe delle mattonelle, transita lungo le condutture, fiorisce sulla carta da parati. Quello raccontato da Lovecraft è un vampiro-parassita, una tenia che si annida nelle fondamenta della casa, infestandola nel senso più letterale del termine.
Diciamo subito che Lovecraft non deve fare molta fatica a immaginare la perfetta dimora spettrale, dato che l'ha costantemente sotto gli occhi ogni volta che decide di farsi una passeggiata per Elizabeth, nel New Jersey, durante il suo breve esilio newyorkese:
«All'angolo nord est di Bridge Street ed Elizabeth Avenue, si trova una casa terribilmente vecchia, un luogo infernale, con una superficie nerastra, non verniciata, il tetto ripido in maniera innaturale e una scala esterna che conduce al secondo piano, soffocata da un groviglio di edera talmente fitta, che non si riesce nemmeno a descriverne la forma. Mi ricorda Casa Babbit a Benefit Street (...) in seguito, la sua immagine prorompente, mi tornò in mente ispirandomi a scrivere un nuovo racconto horror come protagonista proprio la casa di Benefit Street a Providence.»
Si tratta di una casa talmente repellente da portarlo a scrivere, in una delle lettere alla zia Lillian, che per forza di cose doveva essere "o maledetta o nutrita da cadaveri".
Di fatto, The Shunned House è entrambe le cose: maledetta e necrofaga, in una rivisitazione del mito del vampiro che fa propri i racconti più o meno folkloristici del recente passato del Rhode Island, coniugandoli alle suggestioni esoteriche desunte da Lewis Spence per qualche pennellata di esotismo europeo.
Se lo spunto per il racconto è il più classico cliché della narrativa gotica, non lo è il modo in cui Lovecraft ne sviluppa la trama. Perché, come detto, l'infestazione di casa Harris è di un tipo particolare. L'orrore innominabile che giace sotto le sue fondamenta non si limita a frequentarla con il passo leggero degli spettri, ma se ne appropria e la trasforma in una sua emanazione. La vampirizza, modellandola a sua immagine e somiglianza come fanno certi funghi parassiti con gli insetti.
Le mura trasudanti umidità, impregnate di salnitro e muffa, sulle quali crescono fungose escrescenze luminescenti non sono altro che la manifestazione più tangibile della cosa intrappolata nel perimetro dell'abitazione.
La casa marcisce al ritmo della decomposizione di quell'altro. La morte che le entra dentro nel momento stesso in cui viene posata la prima pietra la rende nervosa e affamata, ma la sua è la fame dell'uomo infestato da un verme solitario.
In un perfetto rapporto simbiotico, ciò di cui la casa si ciba sazia il suo creatore, essenza incorporea e fumosa, vapore velenoso e ghignante che attraversa condutture e canne fumarie per nutrirsi degli avanzi della sua serva di pietra.
La casa di Benefit Street è bocca e apparato digerente del vampiro, ed entrarvi dentro significa ficcarsi, letteralmente, nelle fauci del mostro.
Licantropi francesi e vampiri del New England
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Come accennato all'inizio del post, per il suo racconto Lovecraft pesca a piene mani dalla storia locale, affondando le braccia fino ai gomiti in un passato non poi così lontano nel tempo.
È il XIX secolo e il New England si trova funestato da un'epidemia di tubercolosi. Intere famiglie sono decimate dalla terribile e misteriosa consunzione. Occorreranno ancora decenni prima che Koch isoli il bacillo della tubercolosi (1882), e nel frattempo le superstizioni legate alla malattia la fanno ancora da padrone.
Esauriti i rimedi casalinghi, buttate nel fiume le sanguisughe, si comincia a parlare della natura soprannaturale del contagio. A spingere in tal senso è anche il modo in cui la malattia si diffonde: di nucleo familiare in nucleo familiare "come se", bisbigliano alcuni, "i morti di consunzione se la prendessero con i propri cari".
Quando la medicina fallisce, si ricorre alla magia così alla fine l'unico rimedio sensato sembra uno soltanto: dissotterrare e distruggere i corpi dei malati già morti, in un tentativo di esorcismo piuttosto brutale ma già collaudato in Europa contro vrikolakas e affini.
Le esumazioni cominciano nel 1784 e continueranno fino al 1892, suscitando di volta in volta l'ilarità dei quotidiani degli stati limitrofi, che bolleranno l'intera faccenda come Il panico dei vampiri del New England.
Alcun cadaveri vengono decapitati, gli arti mozzati e ricomposti a formare croci raffazzonate. In generale, tuttavia, si preferisce bruciare gli organi interni (solitamente cuore e fegato). In più di un'occasione le ceneri, ritenute un antidoto contro la malattia, vengono ingerite o fatte ingerire.
A porre fine a tutto interviene Mercy Brown.
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È il 1892. Siamo in Rhode Island, ormai riconosciuta come l'indiscussa "capitale americana dei vampiri". Quando Mercy muore ha già perso la madre e la sorella a causa della tubercolosi. Due mesi dopo, come per un'assurda maledizione, ad ammalarsi è il fratello superstite, Edwin. A questo punto il signor Brown, che si è visto sgretolare la famiglia davanti agli occhi, decide di ricorrere ai rimedi popolari nel tentativo di salvare almeno la vita dell'ultimo figlio che gli è rimasto.
I cadaveri delle tre donne vengono riesumati, ma solo quello di Mercy si dimostra intatto e relativamente fresco. Nonostante le proteste del medico legale, per tutti i presenti all'esumazione non ci sono dubbi: Mercy ha fatto ammalare suo fratello e va esorcizzata.
Si procede con l'esportazione del cuore, che viene arso in una fornace. Le ceneri, miscelate ad acqua, sono offerte a Edwin. Che beve l'intruglio ma non sopravvive comunque e muore, anche lui, pochi mesi più tardi.
Quella di Mercy Brown sarà l'ultima esumazione di un "vampiro" nel New England. La vicenda, riportata come trafiletto satirico da più di un quotidiano, raggiungerà perfino Stoker che ne conserverà un ritaglio tra i suoi appunti.
Ma nel racconto di Lovecraft trova spazio anche l'antagonista per eccellenza dei vampiri: il licantropo.
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In questo caso, lo spunto gli viene offerto da Lewis Spence che in Encyclopaedia of Occultism si sofferma sul caso di Jacques Roulet.
Roulet, di professione vagabondo, viene arrestato ad Angers nel 1598 con l'accusa di aver ucciso, fatto a pezzi e divorato un ragazzino di quindici anni. Sottoposto a tortura, non solo l'uomo confessa l'omicidio del ragazzo ma si spinge oltre e ammette altri crimini precedentemente attribuiti ai lupi della zona. Sollecitato da giudice e tortura, l'uomo accusa in complicità il fratello e il cugino, dichiarando che tutti e tre hanno ricevuto dal diavolo un unguento che permette loro di trasformarsi in lupi ogni volta che ne hanno voglia.
Licantropo reo confesso, Roulet viene condannato per licantropia, cannibalismo e omicidio alla pena capitale.
Ed è a questo punto che le cose si fanno interessanti. Invece di accettare la condanna con spirito di sacrificio, Roulet si appella al Parlamento di Parigi, rinnega la confessione e accusa il giudice di avergliela estorta sotto tortura. Mai avuto commerci con il demonio, mai divorato nessun bambino. L'unica camicia che possiede è quella mezzo strappata che indossa.
Il Parlamento è comprensibilmente imbarazzato, ma si trova ben presto il modo di condannare l'uomo senza rischiare la berlina del popolo. La condanna viene commutata da morte a due anni di manicomio. Perché, in fondo, chi altri se non un pazzo confesserebbe cose pazzesche come voli a cavallo di una scopa e vesti magiche in grado di trasformarti in animale?
Così Roulet esce di scena dalla storia, almeno fino al giorno in cui uno scrittore dall'aspetto allampanato non decide di resuscitarlo, offrendogli in discendenza una famiglia di ugonotti - loro sì - autentici servitori del demonio.
"Ed anche se a Providence non si era mai creato quel clima di caccia alle streghe che caratterizzava i vicini centri puritani, le vecchie più pettegole avevano stabilito che le sue preghiere non erano né dette al momento giusto, né indirizzate alla persona giusta". [op. cit. p.307]
Speciale HPL
Questo post partecipa allo "Speciale HPL", una serie di articoli volti a festeggiare il 130° compleanno di Lovecraft. Questi:
The Obsidian Mirror → Lovecraft e il Giappone: Insumasu o ouu KageLa Bara Volante → recensione film: Omicidi e incantesimi
Il Zinefilo → recensione film: Necronomicon
30 anni di Aliens → un'analisi di quanto Lovecraft ci sia in Alien
CitaScacchi → copertina scaccosa del fumetto "Cthulhu Tales"
Fumetti Etruschi → viaggio tra i mostruosi fumetti lovecraftiani di "Dampyr"
NonQuelMarlowe → storia del Necronomicon, il più famoso dei libri che non esistono
Gli Archivi di Uruk → post multiplo con le schede delle più recenti pubblicazioni di HPL in italiano
IPMP → post multiplo con più locandine d'annata possibili di film ispirati ad HPL distribuiti in Italia.
Pietro Saba World → recensione film: Color Out of Space
Non c'è paragone → recensione film: Re-animator
Directors' Cult → recensione film: TBD
In Central Perk → recensione film: Il seme della follia
Solaris → recensione film: L'isola degli uomini pesce
Storie da birreria → I videogiochi lovecraftiani
Duecento Pagine → La casa delle streghe. H. P. Lovecraft e l'architettura del male
Sicilianamente → The Call of Cthulhu
Interessante questo punto di vista del racconto della casa-vampiro e degli avvenimenti che potrebbero aver influenzato lo scrittore. Bisogna lodare questa iniziativa lovecraftiana che mi ha fatto scoprire il tuo blog ;)
RispondiEliminaOltre che, come noto, dai suoi sogni, HPL prendeva ispirazione da ciò che lo circondava. Mi viene in mente quel sinistro campanile che lui osservava dalla sua casa di Provincende che sarebbe diventato un luogo di massimo orrore nel racconto "L'abitatore del buio" (The Haunter of the Dark). Non conoscevo (o non ricordavo, che è lo stesso) la faccenda della casa di Benefit Street.. davvero interessante.
RispondiEliminaEd è grazie al vecchio Lovecraft se ho scoperto questo tuo bel blog... per questo partecipo sempre volentieri alle celebrazioni online: il tempo è sempre pochissimo e gli impegni sempre tanti, però ti seguirò volentieri!
RispondiEliminaSauro/Kris Kelvin
(SOLARIS)