H. P. Lovecraft presenta: La biblioteca di Lovecraft, Aa. Vv.



Se lei sceglie di leggermi veramente, allora deve concedermi la possibilità di dimostrarle cosa intendo, rendendosi disponibile ad accogliere il genere di emozione che sto cercando di suscitare. [da “Il luogo ideale” di Ambroise Bierce, in La biblioteca di Lovecraft,  trad. di D. Bertelli, Edizioni Arcoiris, 2019, p. 21]

Negli anni, qui sul blog, abbiamo parlato spesso di riscoperta. In fondo, uno degli obiettivi primari delle Letture è proprio quello di disseppellire nomi rimasti per troppo tempo sepolti sotto strati di polvere, a imputridire negli angolini bui di una biblioteca.

Certo, si vive nel presente ed è giusto e sacrosanto dare spazio alle voci nuove. Ma, mi domando, senza i sussurri di quelle vecchie voci raggrinzite dove sarebbero oggi i vari King, Gaiman, Ligotti?

Scrivere è un lavoro di rielaborazione costante; il cervello di uno scrittore è, in realtà, un secondo apparato digerente: leggiamo, metabolizziamo, eliminiamo gli scarti e sfruttiamo l'energia residua per dare vita a una nuova storia. Che, per forza di cose, contiene in sé le particelle di quanto già scritto, di quanto già letto. È la legge di Lavoisier applicata alla narrativa, bellezze.

Prendiamo allora H. P. Lovecraft, questo tizio allampanato con la faccia a mezzaluna in grado di dare vita a cosmogonie terrificanti che hanno avuto – hanno tutt'oggi – il potere di influenzare decine di scrittori e centinaia di lettori. Il vero Sutter Cane è lui, il solitario di Providence.


Ma Lovecraft non era solo uno scrittore dall'immaginazione febbrile. Era anche un avido lettore. Un lettore la cui fame, coltivata durante un'infanzia di segregazione avendo per compagni di gioco i soli libri del nonno, ebbe modo di crescere e svilupparsi in età adulta. 

Le relazioni allacciate in seguito con altri scrittori che collaboravano a Weird Tales lo resero il fulcro di una fitta rete di corrispondenza che da un lato alimentava il dibattito letterario, dall'altro contribuì alla nascita di una nuova concezione della narrativa di genere. Il gotico si evolve, si aprono brecce tra i comparti letterari, l'orrore tramuta in creature dai nomi impronunciabili.

E allora è giusto e sacrosanto riappropriarci delle voci di chi ci ha preceduto, perché questo amalgama tra passato e presente continui, perché la mescolanza delle voci crei qualcosa di nuovo, qualcosa di assolutamente imponderabile.



In tal senso, raccolte come questo La biblioteca di Lovecraft, primo di una serie di volumi dedicati agli autori “lovecraftiani” del passato, sono uno strumento essenziale, tanto per il semplice lettore quanto per l'autore.

Ci servono su un piatto d'argento non già la testa mozzata di un asceta, ma i cervelli vibranti di autori che magari sono niente più che uno spettro che vaga tra i corridoio della mente. A noi non resta altro che afferrare il cucchiaino alla nostra destra e fiondarci sul banchetto.

Il lavoro fatto dai curatori della collana. Jacopo Corazza e Gianluca Venditti, è stato affondare le mani tra gli scritti di Lovecraft, quei saggi che spesso passano in secondo piano rispetto agli orrori ultracosmici fatti di zanne, tentacoli e geometrie non euclidee, recuperare titoli che per un motivo o l'altro avevano suscitato l'interesse del nostro. Tradurli. Servirceli. Con una veste grafica di tutto rispetto, aggiungerei, tra illustrazioni in bianco e nero e le foto degli autori che chiudono i rispettivi racconti in maniera deliziosamente luttuosa.

È un lavoro di speleologia letteraria, questo sondare scritti alla ricerca di nuove storie. Un'operazione che penso sia piuttosto comune e che è anche decisamente gratificante, almeno per quanto mi riguarda.

Da questa prima discesa tra gli scaffali dell'immaginaria Biblioteca di Lovecraft i nostri ne sono riemersi portando con loro quattro racconti:
"Il luogo ideale", di Ambrose Bierce
"Il volto", di Edward Frederic Benson
"Il conte Magnus" di Montague Rhodes James
"L'occhio invisibile" della coppia Erckmann-Chatrian

Se tutti, chi più chi meno, sanno chi erano Bierce e M. R. James, magari in pochi avranno avuto l'onore di leggere Benson, le cui opere sono state tradotte a spizzichi e bocconi, o il duo Erckmann-Chatrian che in Italia ebbe pochissima fortuna.

Le opere proposte in questo primo volume della Biblioteca di Lovecraft spaziano dal racconto di atmosfera con pennellate di cinismo à la Bierce, a una storia di fantasmi vagamente hitchcockiana e che ha tutto il sapore dei ruggenti anni '20 di Benson; dal vampiro che aleggia senza mai mostrarsi, la cui presenza incute più timore di ogni apparizione a effetto, del racconto di M. R. James [e che, per chissà quale curiosa associazione, mi ha rimandata a un racconto modernissimo di T.E.D. Klein], alla terribile strega del duetto di francesi nel racconto finale, racconto che si avvale della psicologia (o, per meglio dire, della psicofisica) come strumento innovativo per risolvere un mistero solo in apparenza soprannaturale.

Ogni storia offre al lettore la possibilità di osservare, come attraverso una vetrata gotica, le diverse sfaccettature dell'orrore perturbante. Quattro modi distinti di raccontare l'ignoto che, sebbene vecchi di decenni, non smettono di provocare nel lettore turbamento e meraviglia. E una lettura perfetta per la notte di Halloween.

Mi ricordai di quei precipizi che ci attirano con una forza irresistibile, quei pozzi che si devono colmare perché qualcuno vi si getta, quegli alberi da abbattere perché qualcuno vi si impiccava.; questo contagio, in determinate epoche e con modalità prestabilite, di suicidi, assassinii, furti; questo assurdo principio di imitazione [“L'occhio invisibile” di Émile Erckmann e Alexandre Chatrian, in La biblioteca di Lovecraft, trad. di L. Baldoni, Edizioni Arcoiris, 2019, p. 120]

4 commenti

  1. Insomma un lavoro editoriale importante. Che si inserisce in un momento storico nel quale in Italia, dopo la grande spinta delle Edizioni Hypnos, stiamo riscoprendo la letteratura horror e weird.

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    1. Ebbene sì. C'è anche la Cliquot che, in tal senso, sta facendo un'opera di enorme riscoperta soprattutto per quanto riguarda gli autori del fantastico italiano :)

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  2. Il duo Erckmann-Chatrian era già riemerso dall'oblio grazie ad un'antologia "Nero Press" uscita un paio di anni fa (e tra l'altro includeva anche "L'occhio invisibile").
    Adoro l'archeologia letteraria! Una bellissima iniziativa che cercherò di non lasciarmi sfuggire... Sappiamo già di quanti volumi sarà composta la serie?

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    1. Hai ragione. Me ne sono accorta - dell'antologia della NP - dopo aver postato il pezzo. Sulla lunghezza della serie non so che dirti, credo che molto dipenderà dal riscontro del pubblico. Ma posso dirti che in pubblicazione c'è sicuramente un secondo volume, "I racconti della Bestia" di Crowley e un "Giglio Nero" che non so se sia una riedizione del romanzo di March o un'antologia

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