L'estrema adattabilità delle specie - recensione al romanzo LA BELLEZZA di Aliya WHITELEY

Aliya Whiteley La bellezza recensione
All'epoca pensavo di aver capito cosa significasse la loro perdita, ma ora mi è chiaro che non sapevo quale contributo le donne davano al mondo. […] Anche gli uomini sono una parte di loro, e invece adesso non facciamo più parte di nulla. [Aliya Whiteley, La Bellezza, trad. di O. Ellero, Carbonio editore, 2017, p. 38]

Allucinazione. s. f. Stato morboso in cui ciò che è pura immaginazione viene percepito come realtà. Non com. Forma esasperata di lucidità – Errore di valutazione; abbaglio.

Con un cognome quasi lovecraftiano, Aliya Whiteley non poteva che ritrovarsi a scrivere un'opera di body horror che rimanda sottilmente alle suggestioni del solitario di Providence.

Una lunga allucinazione, quella raccontata in La Bellezza, che non ha caso ha per protagonisti dei funghi senzienti, con una storia che in parte richiama all'invasione degli ultracorpi e in parte a Io sono leggenda.

Così come nel capolavoro di Matheson in La Bellezza, romanzo della pluripremiata scrittrice britannica, ci troviamo a fare i conti con gli ultimi rappresentanti della nostra specie. Le donne, vittime di una malattia sconosciuta, sono tutte morte. Gli uomini, unici superstiti del morbo, attendono con pazienza la propria fine. È un'estinzione silenziosa, inesorabile. La vita continua, ma senza uno scopo. Chi vive sa che lo farà per ultimo. Che non ci sarà un dopo. 

Aliya Whiteley La bellezza recensione


Nathan, voce narrante e cantastorie ufficiale del gruppo di sopravvissuti, è il protagonista del racconto. È un ragazzo che ha trascorso buona parte della sua vita in un mondo senza donne, mondo che per lui si riduce all'isola nella quale vive.

Gli uomini fanno ciò che possono per tirare avanti. Si danno dei compiti, delle regole. Si amano, soprattutto i più giovani, perché l'assenza dell'altra metà della specie non può impedire loro di amare, di amarsi.

Poco distante dall'accampamento, il cimitero dove le donne riposano.

Ed è proprio nel cimitero, mentre fa visita alla tomba di sua madre, che Nathan scopre i funghi.

Funghi gialli, viscidi, dall'aspetto inquietante. Funghi che non si possono mangiare. Gli uomini li osservano e se ne stanno istintivamente alla larga, finché questi funghi non mostrano a Nathan, il bardo ufficiale della comunità e per questo dotato di una sensibilità più sviluppata che in altri, la forma della Bellezza.

L'autrice tocca, in questo romanzo breve, alcuni temi caldi del dibattito contemporaneo, dalla violenza di genere all'omosessualità, dal razzismo alla transessualità. Lo fa attraverso una storia che ha il ritmo del sogno, di una lenta allucinazione che trascina a poco a poco il lettore tra le braccia fredde e spugnose della Bellezza.

In un breve post dedicato al romanzo, uno degli elementi che secondo la Whiteley sono essenziali per definire e inquadrare la sua opera è, come già accade nel racconto "Storie della tua vita" di Ted Chiang, il linguaggio.

Scrive l'autrice: 

The ability of language to contain so many meanings within one story is incredible, and I hope The Beautyshows this, and also that many things that we consider to be opposites are, in fact, interlinked. Why does Nathan have a male voice if there are no women any more? What makes us male, or female? Do our stories reflect our gender?* 


Sulla particolare natura delle storie, così plasmabili che uno stesso racconto cambia al cambiare del narratore, si gioca gran parte del romanzo. I racconti di Nathan, che tenta di rappresentare il passato attraverso i ricordi e il futuro attraverso le proprie sensazioni, sono visioni personali della realtà. Ma sono anche il solo modo in cui Nathan percepisce il mondo. È nel gioco tra realtà contingente e percepita che si sviluppa buona parte dell'opera.



Un'opera nella quale le donne morte, rimpiazzate da funghi antropomorfi, si concedono agli uomini in cambio del loro amore. Li trasformano, rendendoli madri. Ne atrofizzano le parti maschili per permettere alla vita di proseguire.

Nathan è un narratore affidabile finché lui percepisce sé stesso come tale. Sta al lettore, a questo punto, stabilire da che parte stare. Se credere a Nate o ritrarsi dal suo punto di vista, disturbato da ciò che sta accadendo. Se schierarsi con la Bellezza o restarne fuori. Se amare ciò che egli ama o ravvisarne un pericoloso mostro plasmante.

È un'orgia visiva, quella racchiusa in queste 140 pagine. La Bellezza attrae e respinge. Gli uomini si dividono in fazioni. Ci sono morti, vendette. Il desiderio di mantenere inalterato lo status quo è alto. I ragazzi indossano i vestiti delle madri defunte, mentre accolgono il cambiamento con un misto di ansia e di gioia. I vecchi impugnano i coltelli. Ciò che avrebbe dovuto unire, divide come un bisturi la carne.

La Bellezza è un romanzo capriccioso, che segue ritmi propri. A tratti impenna, poi sbanda, trascinando il lettore in un andirivieni tra passato e presente che disorienta e allarma. È come vivere le varie fasi del sonno. È come trovarsi in uno stato allucinatorio – appunto - mentre si cerca di attraversare una strada che ci è familiare e che, all'improvviso, ci appare deforme, incomprensibile.

Ciò che manca, forse, è la presenza di un personaggio forte. Nate, il narratore, non lo è abbastanza. Suo zio, Ted, oscilla troppo tra le due coordinate per poterlo essere. Come se l'autrice fosse stata fino all'ultimo indecisa se attribuirgli delle caratteristiche positive o completamente negative. Ted è un metronomo che batte tra l'uomo forte e lo zio protettivo.Ma non è né l'uno né l'altro. È soltanto un uomo spaventato dagli eventi, troppo ancorato al passato per accettare il futuro, troppo incline alla vita per disprezzare del tutto la possibilità di una speranza.


Allo stesso modo Nate, entusiasta cantore della Bellezza, nel romanzo attraversa varie fasi che vanno dall'accettazione acritica a un senso di terrore per ciò che sta accadendo a lui e alla comunità per poi tornare, verso la fine, alla convinzione che sia necessaria un'unione profonda con questi esseri senza faccia, nati dalla combinazione di ossa umane e desideri inespressi. Di Eros e Thanathos, progenitori primordiali di ogni cosa esiste su questa terra.

La Bellezza è come il frutto di una preghiera. È un racconto recitato attorno a un fuoco. Un romanzo incerto, che non vuole dare risposte, solo raccontare una storia.

Ritornerà la bellezza. Quella parola rinascerà dalla desolazione lasciata dalle donne, dai ricordi della malattia strisciante che ne ha infettato il grembo. La Bellezza è qui, nuova ma ancora desiderosa di tenerci la mano, come un bambino in un parco. [Aliya Whiteley, La Bellezza, trad. di O. Ellero, Carbonio editore, 2017, p. 54]


---
* "La capacità del linguaggio di racchiudere così tanti significati in una singola storia è incredibile, e io spero che La Bellezza serva a mostrarlo, e che anche molte delle cose che consideriamo agli opposti sono, di fatto, interconnesse. Perché Nathan ha una voce maschile se non ci sono più donne? Che cosa ci rende maschi o femmine? Le nostre storie riflettono il nostro genere?"[trad. mia]

Nessun commento

I commenti sono ciò di cui un blog si ciba.

Perché il tuo commento sia pubblicato ricorda di mantenere un tono civile e di rimanere in topic rispetto all'argomento del post, e mi raccomando: non inserire dati sensibili come email o altro.

Prima di essere pubblicati tutti i commenti sono sottoposti a moderazione.

Grazie