I FANTASMI DI COSMO TOPPER di Thorne Smith

“Mettiamoci a evaporare qui come un paio di vermi indolenti. Vi piace evaporare?”
Topper non ne aveva idea. Non ci aveva mai provato.
“Crogiolarsi è più alla mia portata”, fece notare lui. “Temo di non essere portato per evaporare, come l'avete definito. Troppo grasso.”
“Per me è facile evaporare”, continuò lei e, dalla direzione della sua voce, doveva trovarsi ai piedi del signor Topper. “Non faccio altro che scavare un buco nello spazio e sollevarmi a spirale”.
[I fantasmi di Cosmo Topper, Thorne Smith, trad. di C. Mapelli, Castelvecchi, 2015, p.63]

I fantasmi di cosmo topper thorne smith castelvecchi

A volte i libri muoiono.
Smettono di essere acquistati e finiscono a ingiallire nei magazzini del distributore quando non è il macero a farli suoi.
Se pensiamo solo all'oggetto, al libro in sé come un'estrema sintesi di cellulosa e inchiostro, la perdita è un danno economico, fastidioso ma recuperabile.
Ma se pensiamo alla storia che quel libro contiene, alla sua essenza, che cos'è di preciso che ci viene sottratto?


La prima volta di Thorne Smith in Italia risale agli anni Cinquanta. L'autore è morto ormai da venti anni e, così come accade ancora oggi, sono le commedie tratte dai suoi scritti a renderlo così popolare fuori dai confini americani. Thorne Smith viene pubblicato dalla Baldini e Castoldi. Viene comprato. Letto. Torna a scomparire.



Talentuoso autore di romanzi che mescolavano il fantastico alla vita quotidiana, dando vita a situazioni paradossali e pervase da una incessante ironia, Thorne Smith ha dovuto lottare una vita per vedere riconosciuto il proprio valore come romanziere.

Orfano della madre all'età di quattro anni, padre di due figlie avute dal rapporto con Celia Sullivan, sposata nel 1919 contro il parere dei genitori di lei, Thorne Smith fu per anni un pubblicitario di successo insofferente a quel lavoro che lo soffocava, costringendolo a fare qualcosa che non amava per rispondere alle necessità della vita: mantenere una famiglia, pagare le tasse, non finire sul lastrico.

Il successo esplosivo di Topper, e del relativo sequel gli permetterà finalmente di appendere al chiodo gli abiti da copy per concentrarsi su quella che è la sua vera professione: la scrittura.

Thorne Smith pubblicherà in tutto venti opere tra raccolte di poesie, romanzi fantastici, commedie umoristiche, opere teatrali e per bambini.
Morirà nel 1934, per un attacco di cuore, mentre è in vacanza in Florida.

I suoi lavori, la maggior parte dei quali trasposti in film, hanno influenzato nel corso degli anni scrittori e registi come Roberth Bloch, Neil Gaiman, il Burton di Beetlejuice e tanti altri. Una delle serie tv più amate di tutti i tempi, “Vita da strega” (Bewitched) è tratta da uno dei romanzi più celebri: The passionate witch.


I fantasmi di cosmo topper

Se ho scelto di introdurre la recensione a I fantasmi di Cosmo Topper [tit. originale Topper] edito da Castelvecchi per la traduzione di Claudio Mapelli, con la piccola biografia di Smith è perché Topper è, sotto molti aspetti, l'alter ego del suo autore.

Intrappolato in un lavoro d'ufficio stabile ma ripetitivo, sposato a una donna con la quale condivide gli spazi come con una sconosciuta, Topper è la rappresentazione dell'uomo medio che vive in una routine fatta di viaggi in treno, pause caffè, letture di giornali e cosciotti d'agnello. Un uomo che ha trovato il suo posto nella vita ma che della vita non conosce le passioni, i guizzi, gli imprevisti. È un uomo statico, arrivato senza mai essere partito davvero. E dentro di sé Cosmo sente la necessità dell'azione.
È la gatta, Scollops, la fonte dell'impulso.

Guardando Scollops negli occhi, il signor Topper scopriva che c'erano cose che non sapeva, colori della vita che erano al di là della sua comprensione. [op. cit., p. 11]

Attraverso gli occhi della gatta, Topper scopre la presenza di un mondo vivo al di là della sua grigia esistenza e, maledicendo i giornali e i cosciotti d'agnello, va a comprare un'auto sportiva anche se non sa guidare.

Quell'auto, rimessa a nuovo dal meccanico di quartiere, è tutto ciò che resta di George e Marion Kerby, le pecore nere del tranquillo sobborgo nel quale Topper e signora vivono. I Kerby erano chiassosi, indolenti, forti bevitori in un'epoca di rigido proibizionismo finché la loro auto non è finita contro un albero.

Ed è proprio nel momento in cui Topper passa con l'auto accanto all'albero dove i Kerby hanno perso la propria, che la sua vita cambia del tutto. Diventa movimentata, caotica, piena di passione. Grazie agli insegnamenti e alla complicità di un uomo e una donna morti troppo presto.

“Sei mai stato seduto da solo per ore a rimuginare sulla tua futilità, odiando te stesso per il fatto di essere te stesso e biasimando la vita per averti reso così? Be' questo è il modo in cui mi sento questa sera. Per me è arrivato il momento di cambiare.” [op. cit., p. 229]

I fantasmi di Cosmo Topper è un succedersi di episodi surreali, comici, di battute caustiche e di momenti di forte tensione erotica. C'è, dentro questo romanzo, tutta quella creatività vitale che Smith aveva dovuto comprimere dentro di sé, centellinandola durante il lavoro in ufficio.
È un romanzo di liberazione dove, per mezzo della sua controparte di carta, Thorne Smith si affranca dal suo passato, dalle regole di vita imposte dalla società, e afferma a gran voce di essere uno scrittore. 

Il rapporto con i due fantasmi, che possono materializzarsi e smaterializzarsi a piacimento creando scene paradossali in cui pettini sistemano il ciuffo scomposto del signor Topper o pneumatici si sostituiscono spontaneamente ai colleghi forati, porta Topper ai limiti di una vita che gli era rimasta sempre estranea. Attore in un palcoscenico ristretto, dove bere una limonata ghiacciata era il massimo della trasgressione, si ritrova improvvisamente a ubriacarsi, a fare a botte con dei bulletti, imputato per ubriachezza, circondato da poliziotti nel mezzo di una retata. Topper esagera, rischia, si getta a capofitto nella vita nuotando a grandi bracciate contro la corrente che vorrebbe riportarlo indietro. Alla sua piccola, solida routine. Alle certezze familiari.

“La vita ti schiaccerà se glielo consenti, ti costringerà di nuovo in un piccolo grazioso schema, con la panna montata e le quotazioni in borsa. [op. cit. p. 235]

Ma è solo quando George Kerby esce di scena che Topper può finalmente esprimere se stesso. È nel suo rapporto con Marion che la sua vita cambia davvero. L'uomo che non era mai stato vivo e la donna che non lo è più si influenzano reciprocamente. A poco a poco, mentre Topper assume il controllo della sua vita, Marion si affranca da ciò che ancora la tiene legata a questo mondo, i rimpianti, le promesse mai mantenute.

A differenza di suo marito George, che sembra avere sempre avuto un carattere autodistruttivo e che nella condizione di spettro si trova, tutto sommato, a suo agio, Marion Kerby manifesta lentamente il dolore che prova per tutte le possibilità che le sono state sottratte. Sotto la maschera da flapper irruenta e disincantata c'è il volto spettrale di una donna che con la morte ha perso tutto. Nei momenti di solitudine canta del giorno in cui suo marito la portò a “schioccare” contro un albero. E sotto sotto viene il sospetto che quello dei Kerby non sia stato un incidente, ma il deliberato atto suicida di George, che nel morire ha scelto di portare egoisticamente con sé sua moglie.

È per questa vita che non le appartiene più, se non che per i ricordi, che Marion si lega a Topper. Il loro amore nasce come estremo tentativo, da parte di Marion, di lasciare nel mondo una traccia di sé. È lei a ricreare Topper da capo, lo fa rinascere insegnandogli non già a ubriacarsi come se non ci fosse un domani, ma a vivere con la consapevolezza che non ci saranno altre scene, una volta chiuso il sipario su questa vita. Che nessun altro avrà colpa per i rimpianti che ci lasceremo dietro, se non noi stessi.

È nell'addio di Topper a Marion, una delle scene più toccanti del romanzo, che I fantasmi di Cosmo Topper esprime al meglio il suo cuore. Un messaggio scritto quasi un secolo fa. Ma adatto a tutte le epoche. Passate. E presenti.

“... ma la vita ti prende, la vita e la brama di denaro – successo, stima, sicurezza. Quanti dei nostri trionfi nella vita sono originati da impulsi negativi, dalla paura di perdere piuttosto che dalla volontà di vincere. Un sacco di chiacchiere, Topper, tutta la maledetta giostra. […] Dobbiamo ringraziare le età passate e adeguarci alle loro false divinità – potere, proprietà e presunzione. Non puoi sfuggire ad essi, che sono la via sovvenzionata alla salvezza. Io parlo così ma non ho dato nessun contributo. Dobbiamo continuare ad andare avanti finché le montagne stesse non si sbricioleranno per il disgusto o impareremo a scalarle e rinfrescare le nostre mani nel cielo.” [op. cit.  p. 230]

Note.
Da questo romanzo, che vi consiglio spassionatamente di non far morire, è stato tratto, nel 1937, un film con Cary Grant e Constance Bennet.

Per leggere le opere di Smith – in inglese forgottenfutures.co.uk
Per saperne di più sull'autore - thornesmith.net

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