Vittoriana. A COLPI D'ACCETTA. LIZZIE BORDEN.

[Disclaimer. Nell'articolo sono contenute immagini che potrebbero urtare la sensibilità del lettore.]



Lizzie Borden took an axe
and gave her mother forty whaks
When she saw what she had done
she gave her father forty-one
[filastrocca popolare]

C'è forse solo una donna che può contendere a Jack lo Squartatore il discutibile primato di omicida (o presunta tale)  più raccontato e drammatizzato della storia, e quella donna è Lizzie Borden.


Figlia minore di Andrew Borden, titolare di un vasto impero finanziario e immobiliare, Lizzie viveva con sua sorella Emma, il padre, la matrigna e la domestica in una anonima palazzina al 92 di Second Street, Fall River.


Né Lizzie né Emma erano sposate o progettavano di farlo.
La morte della madre, avvenuta quando Lizzie aveva dodici anni, aveva cementificato il rapporto tra le due sorelle.
Emma, la maggiore, aveva trascorso gli ultimi venti a occuparsene teneramente, accudendola come fosse sua figlia. Tra le due Lizzie era l'elemento energico e volitivo, mentre Emma sembrava come ripiegata su se stessa e accettava con pazienza e rassegnazione le insensate privazioni cui il padre costringeva entrambe.
Il legame che univa le due sorelle era così un rapporto di sudditanza e di compensazione: se Emma era l'elemento riflessivo e accondiscendente, paziente e sottomesso, Lizzie manifestava un carattere deciso e forte, speculare a quello paterno.

Nonostante Andrew fosse uno degli uomini più ricchi della città, la vita in casa Borden si svolgeva secondo regole di stretta morigeratezza. L'unico bagno presente nella palazzina era situato al pianterreno tra la cucina e la sala da pranzo ma da questo, per evitare inutili sprechi, Andrew aveva fatto togliere l'allacciamento all'acqua corrente.

Sempre in un'ottica di lotta agli sprechi, Andrew aveva deciso di vendere carrozza e cavalli, lasciando nella stalla attigua alla villa solo i piccioni di Lizzie. Ma ecco che nella piccionaia irrompono dei piccoli vandali, che la devastano e rubano parte degli uccelli.
Preso dall'ira, sotto gli occhi di una esterrefatta Lizzie, Andrew Borden aveva afferrato l'accetta e ucciso i piccioni sopravvissuti, che presumibilmente erano poi stati serviti per cena.

L'episodio dei piccioni non spiega da solo il profondo rancore che animava la più piccola delle Borden.
C'era infatti una sottile disparità tra il trattamento che Andrew riservava alle figlie e quello della “signora” Borden, come la chiamava con disprezzo Lizzie.

Abby era stata sposata in seconde nozze più per motivi di carattere pratico che per amore. Ma, nel corso del tempo, la donna era riuscita a fare quello che né Lizzie né Emma sarebbero mai state in grado di compiere: far sborsare ad Andrew Borden del denaro.

Tutto era cominciato con la casa della suocera, che Andrew aveva acquistato per poi donarne la metà alla moglie e metà alla cognata. Quando aveva saputo della transazione, Lizzie aveva affrontato direttamente il padre, ricordandogli che quei soldi che amministrava con tanta liberalità quando si trattava della moglie appartenevano in realtà anche a lei e a sua sorella. E che, se proprio desiderava fare la carità, avrebbe dovuto per prima cosa farla alle sue discendenti dirette, che si trovavano a vivere in una casa dove mancavano i servizi basilari.

Ma quella scenata doveva aver solo contribuito a rafforzare in Andrew la volontà di dare a Abby i mezzi sufficienti per poter mantenere il proprio status sociale anche dopo la sua morte, così, ignorando le proteste della figlia, già pensava di intestare alla moglie una fattoria.

Le sorelle Borden [Emma a sinistra, Lizzie a destra]

La mattina seguente – un 4 agosto afoso e opprimente – al 92 di Second Street sono presenti solo tre persone: Lizzie, Abby e Bridget, la domestica.
Emma è via da amici; lo zio John, sceso in città per tutelare gli interessi delle nipoti, in giro per visite; Andrew esce presto di casa per i soliti affari.

Da qualche tempo Abby Borden teme per la sua vita. Forti crampi notturni non lasciano in pace né lei né il marito, e quella mattina ne fa menzione anche al medico di famiglia, il dottor Bowen, sostenendo che qualcuno stia cercando di avvelenarli. Ma il medico rimanda la donna a casa, attribuendo quel malessere al caldo intenso degli ultimi giorni.

È sicuramente una curiosa coincidenza il fatto che Lizzie abbia tentato, il giorno prima, di acquistare dell'acido prussico necessario per preservare una pelliccia. Veleno al quale è costretta a rinunciare per la mancanza di una ricetta.

Ma torniamo al 4 agosto.

Quella mattina Bridget è impegnata a lavare le finestre del piano inferiore mentre, per precisi accordi tra Borden e la domestica, alle camere padronali pensano le donne di casa. Quella di Andrew è una vera ossessione per la privacy, e in casa nessuna porta resta mai aperta troppo a lungo senza che arrivi un chiavistello o un lucchetto a serrarla.

Verso le dieci e mezza Andrew fa ritorno a casa.
Mentre va ad aprirgli, Bridget sente al piano di sopra Lizzie esplodere in una risata, ma non vi bada più di tanto. Pochi minuti dopo Lizzie li raggiunge e informa il padre che la “signora” è dovuta uscire per far visita a degli amici.

Lasciati soli padre e figlia, Bridget decide di prendersi mezz'ora di pausa e si ritira in camera sua.
Chiamata a deporre, la domestica dichiarerà di essersi coricata intorno alle 10.50.
Non passano neanche venti minuti e le urla di Lizzie la svegliano di soprassalto.

“Papà è stato ucciso! Va' a chiamare il medico”, le ordina Lizzie impedendole di entrare nel salotto.

Un salotto che in meno di mezz'ora si è trasformato in un allestimento da Grand Guignol: Andrew Borden è riverso sul divano del salotto; il cranio sfondato, come calpestato da dozzine di zoccoli; il volto un inguardabile ammasso di carne, sangue e ossa. Accanto al padre Lizzie, che indossa un abito blu con motivi scuri, e sembra sotto shock.

Ma non è una donna in stato di shock quella che si rivolge alla domestica e le ordina di non perdere tempo e andare subito a chiamare il dottor Bowen.

Impassibile, Lizzie resterà sola nella casa con il cadavere del padre fino al ritorno di Bridget, che arriva con un codazzo di persone al seguito tra cui il dottore, Alice Russell, amica di Lizzie, e una vicina di casa allertata dal tramestio nella casa. Quando le donne si radunano attorno al corpo di Andrew Borden, Lizzie le informa di aver sentito la “signora” rientrare e che, forse, è successo qualcosa anche a lei.

Abby Borden viene ritrovata sul pavimento della sua camera da letto. Anche lei ha il cranio sfondato. Ma dalle analisi compiute dal medico legale risulterà che la donna è morta almeno un'ora prima di suo marito.

Ed è da questo momento che la ricostruzione dei fatti esposta da Lizzie comincia a traballare. In base a quanto da lei dichiarato, il killer dell'accetta avrebbe dovuto nascondersi in casa per un'ora, dopo l'assassinio di Abby, attendendo pazientemente il ritorno di Andrew. E poi, approfittando di un frangente tanto casuale come quello del malessere della domestica e della momentanea assenza di Lizzie (che si contraddirà più volte, fornendo versioni diverse di dove si trovasse al momento del delitto), colpire Andrew e sparire in una decina di minuti. E perché mai il killer avrebbe lasciato in vita lei e Bridget?

Il comportamento di Lizzie verrà messo sotto esame. 
La freddezza dimostrata durante le fasi immediatamente successive alla scoperta del delitto verrà considerata una prova a carico.
E, in fondo, Lizzie ha un solido movente: il denaro. La paura che Andrew estromettesse completamente lei e sua sorella dal testamento, subordinandole alla moglie.

Mentre aspetta l'arrivo degli inquirenti, Lizzie si cambia d'abito. Dismesso quello blu, ora indossa un limpido vestito rosa. Scrupolo inutile: i poliziotti intervenuti sul posto non si prendono la briga di esaminarla, preferendo perquisirne la camera, dove non trovano assolutamente nulla.
Il famigerato abito blu verrà poi tranquillamente bruciato qualche giorno dopo. “Era macchiato di vernice”, diranno Lizzie ed Emma ad Alice Russell, che si trova in quel momento ad entrare in cucina.
E le fiamme carbonizzano anche il manico di un'accetta rinvenuta nella rimessa, compatibile con i colpi inferti ai due coniugi, sulla quale però non si riescono a trovare tracce di sangue perché la lama è stata lavata rigorosamente.

Tuttavia, nessuna prova che non sia indiziaria collega Lizzie al crimine.

Ma è soprattutto il tenore degli omicidi, alla fine, a far propendere la giuria per un verdetto di non colpevolezza. 

Può questa donna compiere un crimine tanto efferato?, si domandano giurati e opinione pubblica. 




Quella brutalità (diciotto i colpi inferti a Abby, undici ad Andrew) viene giudicata non compatibile con una donna come Lizzie, appassionata di ceramiche e sempre in prima linea per aiutare gli altri con opere di beneficenza; una donna che trascorre le domeniche a insegnare catechismo alla scuola parrocchiale.
Lizzie non è pazza, né amorale, è una rispettabile cittadina di quel tessuto urbano, una donna devota e rispettosa. È soprattutto questo a salvarle la vita.

Lizzie Borden non colpevole

Dopo il processo, Lizzie e Emma, ormai ereditarie di una vera fortuna, si trasferiscono in una casa più grande e con tutti i servizi, che Lizzie ribattezzerà Maplecroft. Le due sorelle continueranno a convivere per anni, non più da recluse ma da appartenenti a pieno diritto alla mondanità, dando feste durante le quali Lizzie (ora Lizbeth A. Borden) si legherà in profonda amicizia all'attrice Nance O'Neil.

E sarà proprio questo legame, affermano le cronache, a dividere le sorelle. 
Nel 1908 Emma, che in tutti quegli anni non ha smesso di supportare Lizzie, per la prima volta in vita sua se ne discosta e decide di rompere bruscamente i rapporti con lei. Rimasta sola nella casa acquistata insieme, Lizzie continuerà a vivere alla grande fino al giugno 1927, quando verrà stroncata dalla polmonite. Lascerà gran parte della sua eredità ad amici e alla lega per la protezione degli animali.
Emma la seguirà nove giorni dopo, il 10 giugno 1927, uccisa dalla nefrite in una casa di cura del New Hampshire, dove si era ritirata del 1923 per curare la sua malattia e per sottrarsi all'attenzione  del pubblico, rinfocolata dalla recente pubblicazione di un libro sull'omicidio.

Unite anche nella morte le due sorelle, nonostante i dissidi che le avevano allontanate, verranno sepolte fianco a fianco nel cimitero di Fall River. Dove tutt'ora riposano assieme al resto della famiglia.

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il 92 di Second Street, oggi


La casa dove avvenne il delitto è ancora al suo posto. Ora è diventata un Bed and Breakfast e un museo sul delitto Borden con ottime recensioni su Tripadvisor.

Fonti. Assassine, di Cinzia Tani, Mondadori, 1997



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