Recensione. STORIA DEI GIORNI FUTURI – H. G. WELLS


L'amore è nell'aria. Ma pure il riscaldamento globale e i G8

La mostruosa frode della civiltà splendeva interamente davanti ai suoi occhi: la vedeva come un vasto catafalco che di sotto generava un torrente di barbarie sempre più profondo, di sopra una signorilità sempre più frivola e fasulla. [Storia dei giorni futuri, H. G. Wells, trad. di G. Sparafucile, Nuova Editrice Berti, 2016, p. 102]

Ho il sospetto che di H. G. Wells non parleremo mai abbastanza, soprattutto ora che, scaduti i vincoli sui suoi lavori, le CE hanno finalmente la possibilità di presentare al pubblico opere mai ristampate o succosi inediti.

E decisamente succosa è questa Storia dei giorni futuri [tit. or. A story of the days to come], pubblicata originariamente a puntate sulla Pall Mall Magazine nel 1897 che La Nuova Editrice Berti ci propone per la prima volta in italiano (traduzione curata da G. Sparafucile).

 

Un feuilleton di un centinaio di pagine che racconta la vita grama di una coppia di fidanzati - ostacolati dal padre di lei - i quali cercano di trovare un posto nella loro futuristica società.




Storia dei giorni futuri, H. G. Wells, Nuova Editrice Berti

Una storia d'amore, quindi, ma proiettata nel futuro. Un romance fantascientifico che presenta degli interessanti punti di contatto con la nostra società attuale.


Quella che Wells immagina, come ambientazione per il suo romanzo, è una società fortemente consumistica e suddivisa in tre classi (operaia, medio-borghese e alta borghesia), ciascuna separata dall'altra ma anche piuttosto permeabili tra di loro.

Non è raro, infatti, che il medio-borghese finito in miseria (cosa che accade più spesso di quanto non si creda) sia costretto a ricorrere alle cure della Compagnia del lavoro che, in cambio di opere di bassa manovalanza, concede agli indigenti vitto e alloggio e un reddito modesto, sufficiente per le necessità primarie.

L'economia della Londra futura assomiglia a un Monopoly in realtà aumentata, dove ciascuna azienda ha il pieno controllo di un solo segmento di mercato, e tutti producono e vendono con piena soddisfazione dei propri contabili.
Nelle città, divenute metropoli mostruose, le ville familiari sono state sostituite da giganteschi alberghi-grattacielo dove è il piano occupato a indicare lo status sociale ed economico di ciascun inquilino.
Meno denaro si ha, più si scende, fino a ridursi a vivere nelle fogne.

D'altro canto le città godono di un clima costantemente sereno, grazie a una copertura in vetro che garantisce bel tempo tutto l'anno. Mentre le coltivazioni, in mano alla Compagnia alimentare, si trovano al di là del cerchio urbano, e sono quasi del tutto meccanizzate.

In questo mondo super efficiente, dove non c'è spazio per i sentimenti né per convivenze di lungo corso, Elizabeth, che appartiene alla classe borghese, e Denton, un operaio, si trovano costretti ad attraversare una serie di sfide per consolidare il proprio amore, contrastato dall'ex promesso sposo di lei, Bindon.

Come detto in precedenza, la trama di Storia dei giorni futuri ricalca quella classica del romance, con i due amanti perseguitati dalla sorte, vessati e oppressi dagli eventi, che rischiano di perdere persino il loro amore finché proprio la fonte dei loro patimenti non interviene per riparare i danni arrecati.


Tuttavia, non è tanto la storia quanto il contesto a rendere questo libriccino una storia tutto sommato gradevole e interessante.

È nel futuro che Wells immagina e descrive, un futuro nel quale modernizzazione e meccanizzazione, pur agevolando gli uomini nei loro affari, non rappresentano necessariamente un miglioramento delle loro condizioni di vita.

Gli uomini messi in scena da Wells vivono di cibi e rapporti umani condensati. I sentimenti non hanno alcuno spazio in questa società dove l'unico Dio è il profitto, e il Paradiso è rappresentato da un attico all'ultimo piano del più futuristico dei grattacieli.
Esemplare in questo senso è il comportamento di Bindon, l'antagonista della storia, il quale è mosso non dall'amore per la donna che non lo ricambia, ma dal semplice desiderio di possesso.

Perché in Storia dei giorni futuri persino le persone sono cose, utili attrezzi, e la loro volontà non ha alcun peso in un mondo dove tutto quello che accade ed esiste ha valore solo in relazione alla spendibilità sul mercato.

La realtà è che il romanzo di Wells è fantascienza solo per un quarto. Nel profondo, Storia dei giorni futuri è una satira pungente e sottile tanto della società contemporanea all'autore - una società che in quel periodo sta compiendo i passi più decisivi verso quel consumismo nel quale finiremo tutti per sguazzare da lì a poche decine di anni - quanto, inconsapevolmente, della nostra.

Una satira alla quale si unisce un grave pessimismo di fondo; l'idea che la storia tenda a ripetere sempre gli stessi schemi, e che la felicità, per quanto sognata da tutti, in fondo sia destino di pochi.

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