...ebbi subito l'impressione di una cosa imprevista e supremamente bizzarra, quasi l'impressione di un insetto piovuto dalla luna. Poteva aver lavorato a fabbricarlo un demiurgo, in regni remoti, il quale una volta avesse sentito parlare di api. [Le api di vetro, Ernst Jünger, trad. di Henry Furst, Guanda, 1993, p. 139]
Un uomo, residuo di un'epoca ormai sorpassata, si presenta da un suo
vecchio commilitone per cercare lavoro. Gliene viene proposto uno,
alle dipendenze dell'enigmatico Zapparoni.
Uomo di grande ingegno
dalle origini italiane, Zapparoni ha costruito un impero della
tecnica e dell'immaginazione e vive in un vecchio convento
riadattato, in una tenuta del tutto autosufficiente, la quale è
collegata alle sue industrie attraverso un treno sotterraneo.
È questo l'avvio di Le Api di vetro [tit. or. Gläserne Bienen], romanzo ambientato in una Germania distopica a metà strada tra la Repubblica di Weimar e quella nazionalsocialista, che ha come nucleo centrale l'insanabile frattura tra il passato e il presente, tra la nostalgia e il progresso, tra natura e artificio.
Richard, protagonista e voce narrante, è un autentico uomo del passato
del quale presenta tutte le stimmate: cresciuto in un ambiente
rurale, fin da piccolo è abituato a un contatto viscerale e intimo
con la natura; ultimo membro della cavalleria, ha assistito al
passaggio dalle cariche a cavallo all'avvento dei panzer. Rimasto
solo nella nostalgia del tempo che fu, Richard assiste impotente allo
stravolgimento della società e al pervertimento della natura, via
via piegata alle esigenze della produttività, dell'economia e del
progresso.
Sua antitesi è Zapparoni, personaggio che ricorda molto da vicino il
dott. Tyrell del primo Blade Runner: minuto, dai toni sommessi e gesti
pacati, è un uomo dalla spiccata ed evidente intelligenza. Zapparoni
non gestisce solo il più grande e unico complesso di fabbricazione
degli automi ma anche, in parallelo, una casa di produzione
cinematografica i cui film, per storie e interpreti (tutti automi),
suscitano invariabilmente nel pubblico amore e stupore. Un entusiasmo
dal quale Richard, per mentalità e habitus, è escluso.
Al contrario di Zapparoni, Richard è un uomo concreto e visceralmente ancorato al passato, per il quale ogni progresso non può che provocare una spoliazione tanto dell'uomo quanto della natura.
È in questo senso che le api di vetro citate nel titolo diventano
emblema e simbolo del romanzo, nonché di questa frattura incolmabile
tra natura e progresso: a differenza degli insetti naturali, le
creature robotiche progettate e prodotte da Zapparoni non sono che
delle macchine predatrici. Simili a vampiri, succhiano il
nettare senza apportare alcun beneficio al ciclo naturale; incapaci
di impollinare i fiori, permettendo un ricambio della vegetazione, le
api di vetro sono destinate a distruggere la ragione stessa della
loro esistenza.
La loro presenza, nel giardino protetto dell'inventore, affama le
vere api e impoverisce il giardino stesso, condannandolo a un futuro
di desolazione e aridità. Un futuro che, in proporzione, è lo
stesso al quale sembrano destinati gli uomini nel momento in cui la
robotica prenderà il sopravvento.
Le api di vetro è un romanzo profondamente riflessivo che non entra
mai nel vivo della narrazione e resta fermo nella lunga analisi del
passato del narratore e del suo possibile futuro compiuta mentre questo,
seduto nel gazebo, osserva le api in attesa del suo ospite.
Sicuramente interessante ma poco coinvolgente, soprattutto se la
lettura è lusingata dal paragone con 1984 e Il mondo Nuovo. Fermo
sulla soglia dell'inizio, Le api di vetro è un lungo prologo sulle
possibilità dell'uomo proiettato nel futuro.
Nessun commento
I commenti sono ciò di cui un blog si ciba.
Perché il tuo commento sia pubblicato ricorda di mantenere un tono civile e di rimanere in topic rispetto all'argomento del post, e mi raccomando: non inserire dati sensibili come email o altro.
Prima di essere pubblicati tutti i commenti sono sottoposti a moderazione.
Grazie