Il cilindro. Racconto

Avevo scritto questo racconto per un concorso letterario (questo), che poi però mi è passato di mente. Visto che un po' mi dispiace lasciarlo nel computer a soffocare nella polvere, ho pensato di fargli prendere aria, appeso a questa finestra che è il blog.
Il protagonista della storia è... oh, credo sia abbastanza facile da immaginare :)
Buona lettura!




IL CILINDROdi Federica Leonardi
Il fruscio della stoffa contro la porta annuncia il suo rientro.
Si toglie il cappello con un breve, strafottente inchino e lo getta sul sofà. Cade a terra, il cilindro un po' ammaccato.
Lei: "Dove sei stato?"
Non le risponde e aggira il divano lasciandosi sedere sulla poltroncina accanto al camino. Lei riattizza il fuoco e poi si alza per togliere da terra il cilindro. Lo tiene tra le mani per la tesa, lo ruota, lo annusa. Lui allenta il cravattino e sgancia un bottone della camicia dal colletto rigido.
"Dove?"
"Sai che non devi chiedermelo."
Sì, annuisce, lo sa.
"Vuoi del vino?"
"Cognac."
Porta il cappello con sé. Lo posa giusto il tempo di preparare il drink.
"Quanto?"
"Quanto basta."
Due dita di liquore finiscono nel calice a tulipano e glielo porge prima di tornare a sedersi, il cappello appoggiato sulle ginocchia come una specie di strano animale. Lo fissa, lo scruta ma non riesce a vederlo. Lui beve e la ignora, il fuoco crepita, una scintilla sfugge dalle fiamme.
"È venuto l'ispettore."
Si china verso di lei, come se la vedesse per la prima volta. Si è tolto solo uno dei due guanti.
"Cosa voleva?"
"Parlarti."
"E cosa gli hai detto?"
"Che saresti tornato tardi."
Il cilindro è ammaccato e sporco. E ha un odore strano, sempre quell'odore.
"Me lo dici dove sei stato?" supplica. Ma lui è pietra e scuote la testa dopo aver finito il suo liquore. "Devi smetterla di chiedermelo."
Un ciocco di legna ormai carbonizzato si spezza in uno squittio di scintille.
"Vado a lavarti il cappello" sospira lei, alzandosi mesta. Raggiunge la porta e poi ci ripensa, si ferma, si volta: "Dammi anche il paltò, Jackie, o il sangue si incrosterà."
Ubbidiente lui sfila il soprabito e glielo porge. Lei attende per un istante, seguendo con lo sguardo e con il tatto gli orditi e le trame della stoffa e le macchioline scure e dense e appiccicose che punteggiano la stoffa.
"La polizia tornerà anche domani, vero?" chiede con appena un accenno di tremito nella voce.
Non può vederlo, ma sa che sta sorridendo: conosce ogni sua espressione, ogni suo desiderio, ogni sua perversione. Eppure, il filo che la lega a lui è così solido che non può smettere di amarlo. "Sì, mamma. Temo proprio di sì" le risponde mentre lei si tira dietro la porta, facendo appena un po' di rumore. 
Buon fine settimana ♥

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2 commenti

  1. Quel "Jackie" ha reso tutto ancora più macabro! Comunque è un peccato che sia così breve, mi stava prendendo tanto, poi però all'improvviso è finito. Davvero molto bello comunque, complimenti!

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