Tutto quel rosso. Cristiana Astori. NonRecensione


Reduci dai panettoni e dai pandori, dalle crisi alcoliche dovute al braghetto e allo spumantino del discount, dagli alterchi rissaioli provocati dalle tombolate familiari a centesimi di euro, inauguriamo l'anno nuovo con un bel romanzo (dopo aver chiuso il vecchio con un romanzo brutto... il karma lo vuole -_-). 
Il romanzo in questione è poi un giallo mondadori e qui occorrerebbe la digressione (peraltro superflua) sul perché tu i gialli mondadori solitamente li snobb(av)i. Diciamo che in casa mia, quando mia madre aveva ancora tempo da dedicare alla lettura, bazzicavano questo genere di pubblicazioni (i Gialli e anche le Selezioni °_°, oltre ai romanzi della Tamaro e di Ken Follet). Da adolescente adoratrice di un solo dio  letterario (lo sfortunato alcolizzato noto ai posteri come E.A.Poe), non mi allontanavo mai dalla cerchia di romanzi e racconti del genere gotico e/o dell'orrore. Per me il giallo era il male. Era la noia. Ero stupida, lo riconosco, ma quando si è adolescenti si è stupidi, fa parte del nostro DNA di scimmie abili a usare facebook. 
Come giallista apprezzavo solo Poe (che poi, come tutti sanno, è l'inventore del genere, mica cazzi u_u) e il suo francese investigatore per diletto Auguste Dupin (tra l'altro Poe, con Dupin, inventò anche i nerd due secoli prima del loro avvento). E nonostante Holmes, da perfetto pallone gonfiato, si ritenga superiore a Dupin, per quanto mi riguarda... è solo un pallone gonfiato.
Fine della digressione.
strozzatici con la pipa, tu, clone non autorizzato.
Non mi piacevano affatto i Gialli, non mi piaceva la copertina, quel loro sembrare i fratelli poveri dei romanzi da libreria, quel sottile e costante omaggio all'odioso Holmes che traspariva dal loro essere Gialli, di un giallo fastidiosamente perfettino.
Questo fino alla maturità.
Quando ho avuto in tasca una patente e in mano un volante, mi sono aperta al mondo. Non solo a quello della Guida Michelin, ma a quello della varietà letteraria. 
Continuo a odiare Holmes e a detestare sottilmente Poirot, ma ai gialli mi sono affezionata. Ho iniziato a scriverne. E mi ci diverto.
Proprio in occasione di un concorso letterario dedicato al giallo, l'anno scorso, ho avuto modo di conoscere per il tempo di una foto (che non ho) la Astori. 
Tralasciando l'emossione, una volta conosciuta di persona una scrittrice minimo ti compri un suo romanzo. E il primo che ho potuto leggere è stato proprio questo Giallo Mondadori 3071, dal titolo per me arrapantissimo: Tutto quel rosso. 
si capisce qual è il mio colore preferito?

La trama in breve: Susanna Marino è una studentessa fuoricorso, in preda a crisi di narcolessia e sonnambulismo, che si mantiene agli studi lavorando come portinaia notturna in un collegio femminile di lusso. Una notte assiste al'omicidio di una delle collegiali e in uno specchio del corridoio incrocia lo sguardo dell'assassino. A poco a poco, tutte le persona che incrocia muoiono, uccise seguendo lo schema di morte del film di Dario Argento che è argomento della sua tesi di laurea. Mentre cerca di sfuggire all'assassino e alla polizia che le dà la caccia, convinta che sia lei la responsabile di tutte quelle morti, Susanna a poco a poco capirà che nulla è casuale, neanche tutto quel rosso...

Perché, se non l'avete fatto, dovete recuperare e leggere questo piccolo romanzo? Perché si tratta di un piccolo gioiello narrativo, un Giallo Mondadori che è anche qualcosa di più: un romanzo intrigante, coinvolgente, scritto con la raffinata cura di un cinefilo. Nonostante a un primo impatto con la quarta di copertina possa sembrare che l'idea alla base del romanzo sia inverosimile, a mano a mano che si va avanti con la lettura le mosse dell'assassino e le vicende che accadono a Susanna assumono i connotati di fatti verosimili, di azioni logiche e razionali. Si dimentica quasi che il fulcro è il film Profondo Rosso e tu, lettore, ti trovi a considerare assolutamente ragionevole anche la comparsa della marionetta meccanica con la faccia da psicopatico posseduto senza mettere in dubbio una sola riga dell'intera vicenda.
E poi c'è da dire che Astori* è una di quelle (rare) scrittrici dotate di una dose naturale di ironia che inserisce senza forzature nella narrazione, rendendo il racconto così piacevole e la figura di Susanna così empatica da voler arrivare alla conclusione il più tardi possibile.
In tutto questo va anche detto che gli scenari (le location) del romanzo sono descritte alla perfezione, cogliendo ogni sfaccettatura di una città, Torino, che chiunque, una volta visitata, non può fare a meno di amare e di desiderare. Il collegio, la casa del professore, la stessa villa Scott, solo per citare alcuni dei  fondali su cui si muovono Susanna e gli altri personaggi sono descritti e vissuti in una maniera tale che riescono a emergere dal foglio, trovando una loro forma fisica oltre la pagina, trasformandosi da semplici corridoi ed edifici di carta in corridoi ed edifici fisici, vividi.

Se non l'avete ancora fatto, recuperate questo Giallo. E poi mi saprete dire.


In appendice trovate anche una piccola perla: L'Avamposto, diMaurizio Maggi, vincitore del Premio Gran Giallo di Cattolica del 2012. Anche qui: che dire? Un racconto che scorre, un racconto giallo ambientato in un ambiente inconsueto, l'Afghanistan, con un protagonista taciturno e nascostamente misogino che deve scoprire ma forse no cosa c'è dietro la morte di una giovane donna. Attorno a lui il potere che vive di corruzione e di oppio e dei militari italiani impegnati a sopravvivere in attesa del ritorno a casa. 

*tra l'altro Cristiana Astori è anche uno dei traduttori dei romanzi di Jeff Lindsay, il papà di Dexter 

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