SCELTE - un racconto

SCELTE

- Ottima scelta. Glielo incarto.
La commessa si allontanò con il suo fagotto, muovendosi sicura tra i manichini e i cassetti trasparenti, con le antine ben chiuse a chiave.
Matilde si guardò intorno, indecisa se seguirla o meno. Forse avrebbe dovuto aspettare lì? Si sollevò sulla punta dei piedi, dov'era la cassa? Ah, già. Le era passata accanto, entrando. Si mosse, calpestando idealmente la scia di profumo di fiori della ragazza.
Nel negozio i clienti si aggiravano furtivi, come se il solo fatto di aver deciso di entrare li rendesse riprovevoli agli occhi degli altri.
A Matilde questo non importava, non molto comunque. Ormai aveva fatto la sua scelta. Il problema, semmai, era che non si sentiva affatto diversa, eccitata o anche solo un po' sollevata. Era la solita se stessa, un po' esitante, infelice, avviluppata in una noia immotivata e solida come una ragnatela. Si domandò se non avesse fatto un errore mentre la commessa le rivolgeva un sorriso bianchissimo, il suo acquisto impacchettato in una graziosa confezione.
- Come intende pagare?
Matilde fece scivolare il manico della borsa dall'avambraccio alla mano. La posò sul bancone, aprendola. Un rivolo di sudore le bagnò l'occhio destro e lei si sistemò gli occhiali, lasciando una macchia opaca sulla lente che la fece lacrimare.
- Contanti - rispose, porgendo alla commessa la mazzetta compatta di banconote, tutto ciò che aveva in deposito, ritirato quella mattina presto. Dopotutto, quel denaro non le sarebbe servito più.
La ragazza annuì, liberò il fascio di banconote dall'elastico e le inserì in una macchina contasoldi. Il fruscio del denaro che veniva contato ricordò a Matilde un serpente a sonagli che aveva visto una volta, in un documentario. I serpenti la terrorizzavano. Eppure provava anche una specie di fascino mostruoso quando le capitava di vederli in tv. Forse era per questo che aveva scelto quel tipo di morte tra le tante proposte, alcune anche in saldo. O forse tutta la sua vita non era stata altro che un lungo percorso inevitabile, con ogni pezzettino messo in fila come mattoncini di un gioco per bambini perché arrivasse a quel punto.
- Grazie. Buona giornata - la commessa le consegnò lo scontrino.
Matilde pulì la lente sulla maglietta e prese il pacchetto. Era più pesante di quanto ricordasse. Si avviò verso l'uscita, poi ci ripensò e si voltò. La commessa manteneva inalterato il suo sorriso. Lei strinse il pacchetto contro il seno.
- E per... per il cambio?
- Una settimana. Ma vedrà, non ce ne sarà bisogno.
Matilde annuì e la ringraziò. Nessuno badò a lei mentre lasciava il negozio; attraversò di corsa la strada e, in breve, fu assorbita dalla folla.

1 commento

  1. Adoro questi piccoli racconti che posti ogni tanto! Li trovo sempre attuali, una lettura da cinque minuti che però ti lascia con una strana sensazione e fa riflettere.
    Anche questo, inquietante ma potente, complimenti.

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