PARANOIAE. Giulio Rincione (batawp) - Recensione

Disclaimer. Se siete tristi, desolati, tutto questo non fa per voi.


(non è da qui che...)
Alan ha un mostro nella pancia. Una creatura abominevole che gli sta acquattata nello stomaco e si alimenta di lui, succhiandone la vita un po' alla volta.

Alan vive in un loop, nella routine dell'esistenza, aspetta Emily che prima o poi ritornerà, che forse non se n'è mai andata che forse è già andata via. (Da quando?)

Alan ha chiuso tutti fuori, dentro resta solo lui, lui col suo mostro, e il mangime che gli dà per farlo stare quieto non è più sufficiente. Il mostro ha fame. E vuole che Alan lo liberi.
Fuori.
Dentro.


La storia che Giulio "batawp" Rincione racconta in Paranoiae, graphic novel di esordio pubblicata per Shockdom, è quella di un ragazzo imprigionato dalla vita e dalla paura, una prigionia in cui il fuori e il dentro sono così uniti da non poter essere distinti, come quel dittongo finale che sembra suggerire lo sdoppiamento e la congiunzione tra Alan e il suo mostro.

PARANOIAE
di Giulio Rincione (batawp)
Shockdom
Fumetti crudi
160 pg (colori)
20€

Il mostro che divora Alan, che sguscia dentro di lui ancora bambino, non è ben identificato e può avere tanti nomi, tante quante sono le idee, le paure, le ossessioni e i sogni che ogni minuto, da quando inspiriamo per la prima volta a quando espiriamo per l'ultima volta, ci attraversano mente e cuore, si accoccolano tra le pieghe del cervello, ci sussurrano ai timpani.
Del resto dare un nome al mostro di Alan sarebbe solo un tentativo sgraziato di piantare un puntello, di chiarire per immagini comuni un romanzo che, come scrive Marco Rincione nella prefazione “lo si può scrutare, osservare, ma non leggere, non capire”


La storia si sviluppa su quattro livelli, quattro narrazioni distinte che riguardano tutte il protagonista. I capitoli in cui è diviso Paranoiae vengono introdotti dal diario del giovane Alan, con i primi appunti sul suo malessere che tracciano la storia primigenia del mostro che percepisce dentro di sé. Si passa al fuori (dentro), l'inconscio di Alan, il mondo che richiama lo scenario narrativo di Al di là dei sogni, in cui il ragazzo si confronta con il dottor Bau (psicoterapeuta dalle fattezze canine), alla ricerca di un modo per sconfiggere o, almeno, tentare di imprigionare il mostro. 
Dentro (fuori) Alan vive prigioniero delle macchine, assicurato al letto in una clinica psichiatrica, in un delirio ciclico di sonno veglia e di ricerca costante, incessante, sconfortante di Emily, l'ancora, l'elemento fisso che gli permetteva di tenere segregato il mostro, finché qualcosa (cosa?) non ha distrutto tutto. 
E ancora fuori (dentro) c'è testa di patata, un uomo incastrato nella routine della vita come la pallina di un flipper, sereno, di una serenità cieca e priva di stimoli.

Alan è sia anima che psicopompo, si muove dentro e fuori il proprio essere, dentro e fuori il mondo, apre e chiude le porte della percezione ogni volta che decide di aprire o chiudere il tubetto delle medicine, il mangime del mostro, ciò che rende la bestia quieta e dona a lui un po' di tranquillità, ma una tranquillità affatto serena, sempre affamata del bisogno di essere vivo, e spaventata da ciò che questo bisogno può fargli entrare dentro. Tutto il dolore, i problemi, gli errori, i cuori spezzati, i pensieri, le parole dette e quelle ricacciate in gola, per non ferire, per non ferirsi.

(è il significato della parola "solo" che vi sfugge.)

Non c'è modo di spiegare Paranoiae e non ce n'è bisogno. È una graphic novel oscura, esasperante, che si muove sui piani della percezione, dentro e fuori il protagonista, del quale non sappiamo nulla se non pochi, minuscoli dettagli.
È una graphic novel sovrabbondante (in senso positivo) di immagini, con tavole cupe, oniriche, ricche di richiami all'arte (Klimt, tanto Klimt). Così graficamente piena che ogni tavola sembra tendere verso il lettore tentacoli di china e inchiostro e agganciarlo per trascinarlo verso di sé (dentro). In Paranoiae i corpi si piegano, curvano e spezzano. I denti si incrinano, i petti si squarciano, le teste si spaccano, le ossa cedono.

Eppure, in tutto l'orrore cupo e desolante, qualcosa porta luce. È Emily. È l'amore. Una piccola scintilla di luminosa potenza che riscalda l'anima nelle poche tavole in cui Alan ed Emily sono felici e gli abbracci sono così pieni, gravidi di affetto da colmare quel vuoto che senti pesare nel ventre di Alan e dentro di te.


Ma quando l'amore finisce ed Emily scompare, ecco che il freddo torna. Ed è la sensazione più forte che le pagine di Paranoiae tirano fuori. Il gelo di un mondo (fuori o dentro) desolato, silenzioso e morto. Un mondo nel quale la solitudine soffia con costanza, raggelando ogni movimento, ogni emozione, ogni parola.

È una storia frammentata, come frammentati sono i pensieri e i ricordi di Alan, sul quale grava un ricordo che non riesce ad emergere e se ne sta rintanato, accucciato accanto al mostro, in una simbiosi che non sarà mai possibile spezzare.

Da leggere e non-leggere, scrutando con cura e attenzione l'abisso dal fondo specchiato che è il cuore di Alan e di ciascuno di noi.


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