Una delle lezioni che si imparavano a Hell's Kitchen era che la
sola cosa facile della vita era la morte. [Sleeper, di Lorenzo
Carcaterra, trad. di R. Petrillo, EuroClub, 1997, p. 144]
LA prima volta che ho visto Sleepers, il film, avevo pressappoco
diciotto anni. Sleepers è uno di quei film che la gente definisce
“segnanti”. Un cliché, certo, ma per una volta lasciatemelo
passare.
Da allora sono passati più di venti anni, ma Sleepers resta uno
di quei film che se passa in tv sono costretta a rivedere, quasi come
una condanna dalla quale non ci si vuole sottrarre. Perché ogni
volta le ferite che lascia riaprono le vecchie cicatrici di quella
prima visione.
Eppure, nonostante la mia ode d'amore al film, del romanzo non ne sapevo niente. Diciamo
che ho preso da poco l'abitudine di documentarmi sulle origini dei
film che più mi appassionano.
Così, come succede sempre nella vita, è stato per caso e solo per
caso se ho scoperto il romanzo incastrato tra un Carver e un autore che
adesso non ricordo più, nel penultimo scaffale della sezione
Narrativa americana, della biblioteca.
Diceva Ciccio Mancho: “Se vuoi una Rolls va' in Inghilterra o
dovunque cazzo le fanno. Se vuoi champagne, va' dai francesi. Se hai
bisogno di soldi, trova un ebreo. Ma se vuoi lo schifo, uno stronzo
nascosto sotto un sasso, un segreto che nessuno vuole che si conosca,
e se queste cose le vuoi davvero e le vuoi in fretta, c'è solo un
posto dove andare: Hell's Kitchen. È l'ufficio delle merde smarrite.
C'è chi se le perde in giro, ma siamo noi che le ritroviamo.
[ibidem pp. 309-310]
Il romanzo ripercorre quasi parallelamente al film, la storia di quattro adolescenti (John, Tommy, Michael e Lorenzo) e della loro
vita a Hell's Kitchen, un quartiere di Manhattan dai confini marcati, prima che uno scherzo stupido non li trascinerà
nell'inferno vero, quello della casa di correzione Wilkinson.
Ma c'è, ovviamente, di più.
Perché Sleepers non è solo una storia
di abusi e di un'adolescenza finita troppo in fretta; o di come il cammino di un'intera esistenza possa venire stravolto dalla banalità del male (che la Arendt
non si indigni se la tiro per la giacchetta): Sleepers è soprattutto una storia di vendetta e Carcaterra, in maniera
furba, ce lo dice quando mette in mezzo Il conte di Montecristo,
romanzo preferito dell'autore, sua unica consolazione durante il
lungo periodo di vita vissuta nel riformatorio.
Sleepers è una storia di vendetta
tragica e inconcludente.
Una vendetta che si serve della giustizia, quella stessa giustizia che
li ha condannati in passato, che non districa i nodi, non ripara le
vite stuprate.
Quegli adulti ora pieni di problemi irrisolti e votati a un male autodistruttivo e
feroce, o chiusi al mondo, ingabbiati da quel
passato che ha condizionato irrimediabilmente le loro esistenze,
cercano disperatamente di rendere giustizia ai ragazzini che
erano, prima che le porte del riformatorio si chiudessero alle loro
spalle. Ma quei ragazzini sono ormai morti, morti da tanto tempo, e
neppure la vendetta sarà in grado di riportarli in vita. Si può solo
cercare di convivere con il passato, non sfuggendogli più.
Così come il film, il romanzo è suddiviso in tre grandi capitoli:
abbiamo la prima parte, con l'idilliaca, nonostante i problemi e gli
abusi, vita a Hell's Kitchen; un coagulo di italoamericani più o
meno invischiati con la mafia, un'enclave malavitosa in cui l'unica
legge è “Non danneggiare chi vive a Hell's Kitchen”, come ripete
il boss, King Benny. Per cui, sì: a Hells Kitchen le cose non vanno
sempre bene, ma all'interno del feudo di King Benny quasi tutti si
sentono protetti. Anche i ragazzini, alcuni più sensibili di altri e che
lasciano intravvedere potenzialità e futuri che il riformatorio
distruggerà brutalmente, a Hell's Kitchen Sono felici.
Poi, però, accade l'irreparabile. Nell'estate del 1967, in quella
che sarà la loro ultima estate d'innocenza, i quattro decidono di
rubare il carretto di hot-dog a un venditore ambulante. Una bravata.
Che finisce con il carretto che quasi ammazza un uomo, investendolo.
È la fine: i ragazzi, giudicati per direttissima per tentato
omicidio, vengono spediti nella casa di correzione Wilkinson. Dove
perderanno l'infanzia.
Se già nel film questo capitolo è molto intenso, nel romanzo supera se stesso. Carcaterra non ha paura di addentrarsi in particolari, usando un linguaggio duro e crudo anche quando racconta delle estreme solitudini delle notti dei ragazzi, quando il Wilkinson risuona delle urla e delle suppliche, dei pianti nel sonno e dei rumori di chiavi che vengono girate nelle toppe. Il malessere che scatena per
ciò che accade nel Wilkinson si fa vivo e reale.
Si arriva poi al processo. I ragazzi, ormai adulti, lavorano in
combutta con gli abitanti di Hell's Kitchen, per trasformare un processo per omicidio nel processo contro
il Wilkinson e i carcerieri che anni prima si resero complici degli
abusi.
È una vittoria ma, come dicevo
all'inizio, una vittoria tragica,
perché in Sleepers non c'è redenzione e nulla cambia, anche quando
i cattivi vengono sconfitti.
Un romanzo forte e atroce sulla vendetta, sul rimpianto e sulla perdita dell'innocenza; la narrazione cruda e senza compromessi sul passaggio a volte tragico e senza lieto fine dall'adolescenza all'età adulta.
Post scriptum. Fiction o non-fiction? Carcaterra rivendica la natura autobiografica della storia ma alcuni elementi di carattere giudiziario spingono per la tesi opposta. Ad ogni modo, la natura del romanzo non pregiudica il giudizio finale. Comunque vogliate leggerlo.
Perfetta "recensione".
RispondiEliminaMi piacerebbe leggerlo ma si trova solo in inglese.
RispondiEliminaHai provato a chiedere in biblioteca? Io sono riuscita a recuperarlo proprio così
Eliminaadesso lo voglio leggere perchè ho apprezzato il film e, da ignorante nulla sapevo dell'esistenza del romanzo
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