Il sabato del fumetto: PERSEPOLIS - Marjane Satrapi

"Persepolis: una delle cinque capitali dell'impero achemenide (nell'attuale Iran). La sua costruzione, durata settant'anni, non giunse mai a compimento. Qui veniva celebrato il Nawrūz, il "capodanno" zoroastriano.

Buongiorno e buon sabato, cacciatori di storie!

E benvenuti al primo appuntamento con una nuova rubrica, tutta dedicata ai fumetti, dal titolo provvisorio ma anche no di Il sabato del fumetto.
Brutto, bruttissimo titolo. Ecco: se sentite di tombe capovolte a Piedigrotta, sappiate che non era mia intenzione suscitare l'ira di Leopardi. Ma forse Giacomo mi perdonerà, ché in fondo ce lo vedo a passare il sabato sera in fumetteria, a parlare di GoT e del Cavaliere Oscuro per poi chiudersi in camera con pile di fumetti da leggere, in attesa del lunedì.

E dunque, in questo primo appuntamento parleremo di Persepolis di Marjane Satrapi.

Persepolis
Marjane Satrapi
Rizzoli Lizard
€ 22,50



Scritta nel 1999 e pubblicata per la prima volta quasi dieci anni fa (il titolo completo è "storia di una donna ribelle"), è la storia a fumetti di una doppia transizione: quella di Marjane, da bambina a donna adulta e quella dell'Iran. Nel mezzo, una rivoluzione culturale che, partita con l'intento di trasformare il Paese in una delle prime democrazie dell'area mediorientale sganciate dal controllo europeo, ha finito per fare da veicolo all'instaurazione della repubblica islamica.

Marjane si trova, all'età di dieci anni, a vivere la rivoluzione islamica e ce la mostra così come la visse lei: da un'ottica "casalinga", assolutamente personale e familiare. La rivoluzione islamica è raccontata dal basso, intrecciandola alle vicende personali, con neutralità.

Ma in Persepolis troviamo anche l'Europa. L'Europa vista con gli occhi di una ragazzina, che vive lo status di immigrata poco meno che adolescente. Questo primo viaggio è una fuga, non una libera scelta. Marjane è costretta ad allontanarsi dal suo paese d'origine per sfuggire dalla guerra, dai conflitti ideologici, dalla povertà economica e culturale.
È soprattutto l'annichilimento delle libertà individuali che spinge i genitori di Marjane a imbarcarla sul primo volo per l'Austria alla ricerca, se non di un futuro migliore, quantomeno di un ventaglio più ampio di alternative a un destino che sembra già segnato.


In Austria, però, Marjane si trova ben presto al centro di un nuovo conflitto dove lei è la straniera, la ragazza con le strane abitudini, l'iraniana pericolosa attorniata da europei che lì non la vogliono, che se ne sentono minacciati, che la compatiscono o la giudicano. Che, in poche parole, non riescono a capirla. Si ritrova più volte sola e isolata. Trascorre tre mesi in strada, racimolando cibo dai cassonetti, ignorata da tutti, si ammala e quasi muore per una broncopolmonite.
Ha diciassette anni.
Decide che è tempo di ritornare in Iran.


Solo che l'Iran è cambiato, durante quei quattro anni di assenza. Così come lei è cambiata. Ed è nuovamente straniera per le esperienze fatte, per le opportunità che ha avuto. Di nuovo sola e in un Paese che non riconosce più sprofonda nella depressione e tenta il suicidio.


Un episodio che la segnerà profondamente, portandola a ritrovare quella fede e quel dialogo personalissimo con Dio, che la morte in prigione dello zio aveva interrotto bruscamente, per anni.



Ed è solo dopo quell'episodio che Marjane decide di riprende in mano la sua vita. Proprio in Iran si diploma, vince il concorso per l'accademia di belle arti e poi decide di ripartire.
Ma questa volta non è una fuga; è una scelta dettata dal bisogno di esprimersi. Il desiderio di trovare in Francia la possibilità di parlare non soltanto per sé, ma per l'Iran che si lascia alle spalle.


Al termine del volume, Marjane è una donna proiettata verso l'ignoto che continua a rivolgere i suoi pensieri al passato. Come le dirà suo padre: gli iraniani sono piegati, oppressi, e per questo motivo non è adatta a vivere in Iran, in quell'Iran che ci vorranno generazioni a ricostruire, a riportare al livello di sviluppo ed emancipazione culturale che lo avevano reso uno degli stati mediorientali più moderni dell'area. Marjane è una donna ribelle, come ricorda il titolo francese, è una donna emancipata in un paese ripiegato sul fondamentalismo ideologico, più che religioso; un'iraniana fiera e innamorata del suo paese, consapevole che l'Iran vero è quello che vive sotto il velo cucitogli addosso dagli ayatollah.

Persepolis è un romanzo di formazione e un'autobiografia.
È la storia vista da basso, con gli occhi di una ragazzina che da piccola sognava di diventare profeta perché le domestiche mangiassero con i loro padroni e le vecchiette non soffrissero più.

Una graphic novel pesante e "pensante", con tavole sulle quali giocano bianchi e neri solidi, con figure quasi liquide che si muovono fluide sulla carta. Un fumetto scritto da un'illustratrice per bambini che, forse proprio per questo motivo, rende così bene i sentimenti e le emozioni, tavola dopo tavola. A volte venati di rabbia, spesso di dolore, ma ancora più spesso di una ironia e un ottimismo quasi inaspettati. Si piange spesso, leggendo Persepolis e, allo stesso tempo, ci si sente confortati dalla serenità e dalla voglia di combattere che anima non solo la Satrapi ma tutti i suoi familiari.

Un racconto privo di cinismo e gonfio di realismo dal quale, nel 2007, è stato tratto un lungometraggio che, se non avete visto, vi consiglio di farlo appena possibile.




Lo avete già letto?

Aspetto i vostri commenti!

E, come sempre,
Buone letture ♥

1 commento

  1. Ho letto i fumetti (persepolis e taglia e cuci) e mi trovo totalmente d'accordo con te, una delle graphic novel più intense e emozionanti che conosca!! Il lungometraggio l'ho visto al cinema e ho ancora certe scene stampate a fuoco nella memoria!! Bellissimi entrambi!

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