IL CADAVERE IMPOSSIBILE - José Pablo Feinmann

Buongiorno lettori
La recensione di oggi sarà un po' particolare. 

Leggendo Il cadavere impossibile di José Pablo Feinmann (MarcosYMarcos), infatti, mi sono resa conto che aveva delle similitudini con un film visto qualche anno fa. Poiché si tratta di un horror di nicchia (e anche questo romanzo, per certi aspetti, lo è), mi è sembrata un'idea carina parlarvene in chiusura del post.
Curiosi?


In breve: geniale parodia filosofica di un genere letterario che... mette i brividi.



Titolo: Il cadavere Impossibile (El cadáver imposible)

Autore: José Pablo Feinmann
Traduttore:  Anna Devoto
Editore: MarcosYMarcos
Tipo: romanzo
Genere: horror/fantastico
Anno: 2004 (prima ed. 1992)
Pagine: 160
Prezzo: 10,00€
ISBN: 9788871683850
Ebook: no
Voto:

Sinossi: Egregio signor Editore, nessuno le offrirà altrettanto sangue, altrettanti delitti, altrettante mutilazioni di quanto farò io. Allora, si faccia coraggio, continui la lettura e si abbandoni all’esaltazione dell’orrore. 

Inizia così la lettera di un aspirante scrittore, folle, presuntuoso, deciso a comparire a tutti i costi nell’antologia dei migliori racconti del brivido. La lettera si trasforma in un breve romanzo, comico e avvincente. Al centro, la piccola Anna, che scopre la madre mentre viene penetrata, sul tavolo di cucina, da un "effimero fornicatore": credendo che questi stia ferendo l’adorata mamma, non esita a pugnalarlo, ripetutamente, a morte. Il riformatorio in cui Anna viene rinchiusa si tramuta, nel giro di un paio di capitoli, in un formidabile teatrino dell’assurdo, nel quale sfilano, in chiave farsesca, tutti i luoghi classici dell’orrore: vene che si gonfiano fino a scoppiare (quelle del capocarceriere, che assomiglia al "cattivo" di Stanlio e Ollio), bambole quasi umane (Anna ha un hobby: costruire bambole perfette), sotterranei labirintici (ricolmi di effetti speciali), coltelli luccicanti... Il risultato è un thriller metafisico, comico, logico, eccessivo... fino all’impossibile!

Recensione

Ho letto Il cadavere impossibile su suggerimento di una ragazza conosciuta su Facebook. Stavamo parlando di letteratura dell'orrore e di cliché narrativi e lei, che aveva appena terminato di leggerlo, mi ha consigliato di fare altrettanto.
La particolarità del romanzo in questione sta, probabilmente, nell'autore; Feinmann, infatti, non è un "semplice" romanziere ma, prima di tutto, un docente di filosofia all'università di Buenos Aires. 
Ha attinenza il suo lavoro con la sua scrittura?
Certo che sì.
Leggere Il cadavere impossibile è leggere, infatti, non un romanzo vero e proprio ma la storia di quel romanzo narrata attraverso la lettera a un editore. La raccapricciante storia della "piccola Anna" si sviluppa proprio all'interno della lettera che l'aspirante scrittore indirizza a uno sconosciuto editore.

Il romanzo di Feinmann è,  in sostanza, un lungo soliloquio che lo scrittore X fa con il pubblico (rappresentato dall'editore Y). 
Ho una storia da sottoporle, dice lo scrittore, e la racconta, quella storia, provvedendo, dove serve, ad aggiungere note a margine, postille, dubbi su aggettivi, cesure. Si interrompe, di tanto in tanto, per rivolgere all'editore domande su come pensa sia meglio far svolgere una determinata scena. E poi continua la sua narrazione che ha tutti -davvero tutti- gli stereotipi, e gli aggettivi e le situazioni sfruttati dai romanzieri e dagli sceneggiatori di horror. Tra cui, ovviamente, sangue a fiumi.

Ma sotto, nascosto dietro tutto l'orrore che è possibile condensare in cento pagine, gorgheggia un fiumiciattolo di ironia che ogni tanto zampilla fuori e più spesso resta nascosto, ma sempre presente.

Guardate, dice Feinmann,  le cose che vi terrorizzano sono tutte racchiuse in questa manciata di situazioni, di aggettivi, di parole, di verbi. Non li trovate buffi? Non li trovate ridicoli, messi tutti assieme?

Ecco, questo romanzo l'ho trovato geniale proprio per questa nota di fondo. 
La storia di Anna (la piccola, piccola Anna), che nasce nell'orrore e termina con l'orrore ed è venata da una striatura di dolcezza (perché non esiste una buona storia dell'orrore senza l'amore) è, in realtà, un disvelamento di tutte quelle caratteristiche che ci fanno piacere la letteratura dell'orrore. È come assistere, in sostanza, al lento spogliarello di un genere letterario e cinematografico.

Con l'immancabile e fantastico doppio colpo di scena finale.

Il film *MAY - Lucky McKee*

Arrivata ad una parte del romanzo, ho avuto un flashback. Ho avuto come l'impressione di leggere qualcosa di già visto. E, in effetti, si trattava di un film che aveva molte analogie con il romanzo.
-Premessa: non so se il regista di May, Lucky McKee , abbia letto Il cadavere impossibile e abbia preso spunto da quello per il suo film. Certo è che il romanzo mi ha fatto tornare la voglia di rivedere il film

Trama: May è una ragazza introversa. Non ha amici, eccetto Lucy, la bambola che sua madre le regalò da bambina, e il suo gatto. Un problema all'occhio la allontana, sin da piccola, dal resto dei suoi coetanei e May cresce isolata e fragile, come la sua bambola di porcellana cui lei cuce intere serie di vestiti.
Si innamora di Adam, un ragazzo incontrato in lavanderia, ma la storia, per gli atteggiamenti eccentrici della ragazza, viene interrotta ben presto.
Alla disperata ricerca di qualcuno che le dia amore, May ricambia le attenzioni omosessuali della sua collega, Polly, che però è interessata solo ad un'avventura e ben presto la lascia.
Delusa e disperata, con il fragile equilibrio mentale sul punto di rottura, May decide di fabbricarsi da sola un amico che non la lascerà mai più, usando ago, filo e membra umane.



Ho adorato questo film. 

Passato in terzultima serata,  mi ha letteralmente catturata. Peccato non riesca a recuperarlo in videoteca.

Angela Bettis, l'attrice che interpreta la protagonista, è perfetta nella parte della dolce e pazza May. Possiede quello che si definisce le physique du rôle: magrissima, pallida, con quei movimenti tremolanti, insicuri...
Oh, ti innamori di May, la piccola, timida May; soffri per lei (soprattutto se sei stata un'adolescente introversa), tifi per lei, arrivi a odiare quelli che approfittano della sua fragilità... e poi, ti accorgi che hai tifato per una psicopatica.

Lucky McKee è un regista di horror poco conosciuto -credo- e ha sempre girato film in cui la tematica psicologica dei suoi protagonisti la fa da padrone rispetto al voler-far-paura-a -tutti-i-costi [personalmente vi consiglio tutta la sua filmografia]. I suoi protagonisti vivono prima di tutto l'orrore dentro di sé; si tratta di individui soli, isolati, fragili. Che, ad un certo punto, esplodono. Riversano al di fuori tutto l'orrore accumulato, e compiono azioni terribili e feroci, cercando nella violenza la consolazione alla loro sofferenza.


Come si ricollega May a Il cadavere impossibile?
Come May, anche Anna ha una storia di solitudine e abbandono alle spalle. Come May, Anna ama le bambole, che fabbrica da sola nel penitenziario in cui è rinchiusa. Come May, Anna sfrutterà la sua abilità manuale per confezionare una bambola umana che le stia sempre vicino e non la abbandoni più.

E, come in May, in Il cadavere impossibile c'è un colpo di scena finale che stringe il cuore.

Citazioni

Oserà? Forse Lei adesso pensa: non oserà. E forse lo pensa perché, avendo la memoria buona, si ricorda che le ho detto che la grande scena iniziale era finita. Ebbene, non è così. Rettifico: non è finita. Come avrebbe potuto finire senza un grande incendio? Lo confesso: per me nessuna scena è veramente grande e sconvolgente se non contiene un incendio. [p. 18]

"Quest'uomo" dice "è morto compiendo il suo dovere. Non era coraggioso, non era intelligente, non era tante altre cose. Ma era, credo, un uomo buono. Che Dio lo accolga e perdoni i suoi peccati, che, così come i suoi talenti, non furono mai molti." [p. 34]

"Quell'uomo mi odia."
"Non ti odia" asserisce Eriberto Ryan. "Ma non vuole delitti."
"A tal punto che sarebbe capace di uccidere chi li commette. Conosco quella razza" dice enigmaticamente Elsa Castelli. [p.49]

So già che il romanzo sarà tradotto. Per esempio in inglese, in francese, in tedesco e in altre lingue. Com'è possibile, in questo caso, non offrire un po' di colore locale?
Per questo ho utilizzato (due volte) l'aggettivo perturbato. L'ha fatto anche Garcia Marquez! Ugualmente a tale scopo, c'è fioritura di cadaveri. Suppongo (e Lei lo saprà meglio di me) che, all'estero, ci si aspetti da noi esuberanza, tropicalità. 
Insomma: eccessi. Maiali volanti o cadaveri. Prudentemente mi domando: è così?
Io, nel dubbio, offro cadaveri. [p. 95]

Il mio romanzo è un esercizio di incrocio dei generi. Un romanzo poliziesco. Un romanzo di carceri femminili. Un teleromanzo. Un romanzo del terrore. Un romanzo gotico. Un romanzo per bambini. Soprattutto, per bambine. Perché si tratta di un romanzo di bambole...

4 commenti

  1. Mi hai fatto venire una voglia incredibile di leggere il libro! (E pure di guardare il film!) *_* Ora mi segno tutto :)

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    1. Ciao Sian. Oh, May vorrei tanto rivederlo anch'io, *sigh* E Il romanzo di Feinmann, guarda, è bizzarro, ma io l'ho trovato proprio bello/divertente.

      Se riesci a leggerlo poi ne parliamo meglio <3

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  2. Il film l'ho visto per caso e mi è rimasto impresso, anche se non mi ricordavo il titolo >-<

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    1. Ciao Rosa, è un film che devo assolutamente rivedere. Ma proprio perché a me piace il cinema di Lucky McKee... ha quel suo modo di mescolare la fiaba con l'orrore che mi affascina sempre.

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